Complice la sosta mondiale che ci terrà lontani dagli stadi per quasi due mesi, a fine settembre proviamo ad organizzarci per vedere una partita all’estero di una serie minore. Troviamo un volo da Malpensa a 45 euro per Manchester e non ci pensiamo due volte. Considerando chi gioca in casa in zona abbiamo poche scelte: Sheffield Wednesday, Port Vale, Stockport ma viste la vicinanza e la comodità logistica, optiamo infine per quest’ultima.

Sabato 19 novembre, dopo un venerdì sera decisamente alcoolico, abbiamo una sveglia implacabile che suona alle 4. A dir poco assonnati e dopo solo un paio d’ore nel letto, ci dirigiamo alla volta di Malpensa dove il nostro volo è in partenza alle 7. Due ore di volo con annessa dormita ci bastano per rimetterci in sesto. Treno dall’areoporto, zaino in hotel e siamo pronti per una classica full english breakfast a base di pinte di birra.

In un centro città ancora semivuoto, verso le 12 ci dirigiamo alla stazione di Piccadilly e da lì, in pochi minuti siamo a Stockport. Nel tragitto verso lo stadio ci fermiamo in pub già strapieno di gente di tutte le età. Persone vestite con sciarpe biancoblu e parecchi casual. Sono tutti accoglienti, scambiamo quattro chiacchiere su vari argomenti, calcistici o meno, e poi birre ed ancora birre…

Alle 14.30 è ora di uscire e dirigersi verso Edgwley Park. Controllo biglietti (comprato sul loro sito a 20 sterline) ad accesso velocissimo nello stadio senza nessuna perquisizione.

Alle 14.45 siamo dentro la “curva” di casa, il “Cheadle End”. Il settore è diviso in due: la parte bassa in cui nel primo tempo ci sistemiamo noi, dove sono tutti seduti e decisamente tranquilli, e la parte alta dove circa 2/300 persone sono in piedi fin da subito e cantano accompagnati da due bandieroni ed un tamburo, e vista la molto più dinamica e piacevole partecipazione all’evento, è qui che nel secondo tempo decidiamo di spostarci. Mentre nella parte bassa vige il rispetto del posto a sedere assegnato, nella parte superiore restiamo in piedi senza problema alcuno.

Al quinto minuto la squadra di casa passa già in vantaggio ed è il delirio generale. Il tamburo non smette un secondo di dare il ritmo ed i cori si susseguono senza sosta. Al 20esimo però, gli ospiti pareggiano e l’entusiasmo si smorza parecchio. I cori si diradano, anche se il tamburo continuerà a fare il suo lavoro per 90 minuti. Ancora gli ospiti segnano il secondo gol al 67′ gettando nello sconforto i padroni di casa.

Gettando un veloce sguardo agli ospiti, sono circa 200 i tifosi dell’Orient, sistemati di fronte ai locali e solo la metà in piedi. Più o meno silenti fino al pareggio, si fanno poi sentire solo con qualche coro sporadico e in maniera un po’ più veemente a fine partita, quando la squadra va sotto il settore per festeggiare questa vittoria corsara.

Finito il match, ci dirigiamo verso la stazione: treno e rientro a Manchester dove chiusa la parentesi calcistica, ci concediamo gli ultimi scampoli di piacere prima del ritorno a casa. Decisamente meglio una quarta serie di qualsivoglia squadra di club, comunque radicata nel suo territorio, con le sue tradizioni e i suoi rituali di tifo che non lo spersonalizzante spettacolo televisivo-commerciale qatariota fatto passare come massima espressione del calcio in questo momento.

Davide