Se “la Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte”, come dice una filastrocca popolare, di sicuro quest’anno mi ha riservato un bel po’ di pazienza. Pazienza utile ad attendere il treno in partenza per Latina, subito in ritardo di mezz’ora. Pazienza indispensabile a realizzare, dopo 40 minuti buoni, che dalla stazione del capoluogo pontino (distante circa dieci chilometri dal centro) non partirà nessuno degli autobus che solitamente fanno la spola e che regolarmente è indicato sul sito della compagnia di trasporti locale. Pazienza necessaria a braccare una simpatica famigliola appena giunta a destinazione con la richiesta di un passaggio fino al centro. Fortuna che l’italiano medio, tra i tanti difetti, non annoveri la predisposizione ad abbandonare un povero partitellaro nervoso e infreddolito a Latina Scalo.

Zio Claudio (questo il nome del conducente) corre felice e indisturbato in Via Epitaffio, una lingua d’asfalto che arriva dritta nel cuore urbano e che con i suoi numerosi autovelox impone la velocità massima a 50 km/h. Ma a Zio Claudio le ammende non fanno paura e con i suoi 100 km/h di media in pochissimi minuti mi scarica proprio davanti al palazzetto. Grazie Zio Claudio, spero che il Comune si metta una mano sulla coscienza prima di emettere eventuali sanzioni.

Lo dico chiaramente: dalla partita di oggi non ho grandi pretese. Il pubblico di casa, pur riempiendo sempre le gradinate, non può contare su un assiduo e costante seguito ultras (sebbene di tanto in tanto faccia capolino un gruppetto di calciofili) mentre per gli ospiti non si tratta certe della trasferta più stimolante, con l’aggravante che la Mens Sana finora ha disputato un torneo alquanto anonimo. È più un buon digestivo per tutte le leccornie ingurgitate nel periodo natalizio e anche la voglia di seguire dal vivo un evento sportivo. Dite che potrebbe trattarsi di crisi d’astinenza? Non lo escludo. Ma di certo è curioso constatare come l’anno precedente si sia chiuso con un Latina-Avellino di calcio e quello nuovo si apra a pochi metri dallo stadio Francioni e sempre con una squadra nerazzurra che ne sfida un’altra biancoverde.

Ritirato l’accredito faccio il mio ingresso con le squadre che hanno già scodellato la palla a due. Il contingente senese è proprio davanti ai miei occhi e sin da subito mi sembra di capire che oggi al seguito dei toscani ci siano solo e soltanto gli ultras. Il manipolo giunto nel Basso Lazio infatti, si compatta non lasciando nessuno fuori e incitando con una certa costanza il proprio quintetto impegnato sul parquet.

Quello dei mensanini è come sempre un tifo colorato e fatto di cori tenuti a lungo. Nell’ultimo quarto sfoggiano anche una bella sciarpata che suggella una buona performance. L’esatto contrario di quanto espresso dai giocatori, che escono dal campo con una pesante sconfitta subita, per l’immensa gioia del pubblico di Latina. Tifosi che si stropicciano gli occhi per aver battuto un club che fino a qualche stagione fa vinceva regolarmente scudetti e coppe nazionali, per sfidare poi le più grandi squadre d’Europa.

Il ritorno in stazione è forse la parte più significativa della giornata. Di autobus non se ne parla proprio e stavolta non riesco neanche a trovare qualcuno disposto ad accompagnarmi (del resto è la sera dell’ultimo giorno delle vacanze natalizie, la gente starà finendo i tortellini in brodo, e le strade sono infatti deserte). Decido di incamminarmi verso lo scalo ferroviario con la speranza che qualche bus decida per caso di rispettare l’orario e, al limite, di prendere un taxi contrattando con l’autista da buon italiano squattrinato. Ma nessuna delle due. Di autobus non se ne vedono all’orizzonte, così come di tassinari. A questo punto “resta solo la soluzione divi del rock: molliamo tutto e ce ne andiamo a New York”, dicevano due celebri pavesi. Invece a me l’unica soluzione che resta è di camminare, camminare e camminare. Tra i pini che adornano le strade, i canali che di tanto in tanto si stagliano alla mia destra e i casolari che mi ricordano sempre più alcuni paesaggi della pianura emiliana. Un 6 gennaio significativo. Se il buongiorno si vede dal mattino, quest’anno sono pronto ad andare a nuoto fino a Buenos Aires per seguire il derby tra Boca Junior e River Plate.

Questo è quanto. Da Latina è tutto.

Simone Meloni