Come qualsiasi tifoseria siamo anche noi ostaggio di istituzioni quali Gos, Osservatorio, prefetti, questori e con essi di determinazioni, limitazioni, settori chiusi, trasferte vietate. Derby carichi di tradizioni e rivalità che si tramandano da generazioni e si perdono dalla notte dei tempi, vengono sovente svuotati del calore e della passione della gente, anche se fortunatamente qualche sacca di ribellione e resistenza ancora c’è.

Avendo prenotato con congruo anticipo per spendere ovviamente il meno possibile per il mio nuovo viaggio, a meno di una settimana sono rimasto bruciato dalla ormai classica chiusura di settore e da limitazioni troppo rigide per essere prese in considerazione. Ovviamente non vi parlerò del derby perso ma solo dell’alternativa scelta per non perdere i biglietti già acquistati in precedenza, con l’aggiunta di due coincidenze da prendere da Pistoia a Montecatini con bus sostitutivo Trenitalia e da qui ad Altopascio di nuovo in treno. Peripezie tutte affrontate con piacere perché la partita è comunque di quelle particolari ed inedite, Tau Altopascio-Poggibonsi di serie D, più precisamente del girone E. Non sono mai stato nel piccolo centro in provincia di Lucca ed è inoltre da parecchio che non vedo gli ultras del Poggibonsi all’opera, per cui oltre all’adrenalina da viaggio ho anche ulteriori motivazioni ad animarmi.

Sceso dall’ultimo treno, benché il cielo sia nuvoloso e plumbeo, mi perdo nella tranquillità di questi piccoli fabbricati della stazione tipici della provincia Toscana. Da Certaldo a Borgo a Buggiano, da Castelnuovo Garfagnana a Ghivizzano, solo per citarne alcune viste e vissute. Non posso permettermi indugiare troppo sugli incroci e le similitudini a cui mi fa pensare questo avamposto ferroviario, per cui mi inoltro verso lo stadio e il centro storico di questo comune da quindicimila anime.

Tutto è concentrato e abbastanza vicino il che mi permette di approfondire le visite. Lambendo il centro storico, viro per ritrovarmi proprio davanti all’entrata dell’impianto toscano dove campeggia la grossa scritta Campo Sportivo Comunale. Di fronte all’entrata c’è un piccolo parcheggio intorno al quale vedo adesivi e scritte di gruppi ultras passati di qua. Senza pensarci due volte varco il cancello aperto e scopro che si sta giocando una partita delle giovanili con gli spalti occupati per lo più da parenti dei giocatori, ma ciò non mi impedisce di assaggiare in anteprima e più da vicino i gradoni di questo “tempio”.

Lo stadio nel complesso è molto semplice e conta solo una tribuna coperta, comunque ben fatta. Proprio all’entrata è ritagliata una piccola porzione adibita a settore ospiti e divisa dal resto con una cancellata in ferro stabile e solida. La mia visita prosegue nella zona perimetrale l’impianto, dove onnipresente è la scritta TAU che riporta indietro ad un altro tempo e un altro mondo di cui la squadra di calcio è in qualche modo testimonianza: prima dell’anno mille, molto importante era lo Spedale di Altopascio nato in soccorso dei pellegrini che transitavano lungo l’importante via Francigena. A fondarlo furono i Cavalieri del Tau, ordine religioso e cavalleresco che proprio da Altopascio si diffuse nel resto d’Europa, il cui nome è legato alla croce taumata, a forma di Tau appunto, la T greca, che recavano impressa sul lungo mantello nero.

Esco dallo stadio con il campanile della chiesa di San Jacopo, patrono (e non potrebbe essere altrimenti) dei pellegrini, che svetta non solo su di esso ma sull’intera Altopascio dall’alto della sua ubicazione. Il centro che un tempo chiudeva le sue porte al passaggio dei suoi cittadini, è piccolo ma molto gradevole e grondante di storia. Benché il tempo scorra sempre molto velocemente in certe circostanze, riprendo la via dello stadio contento e soddisfatto per quanto visto, anche se per forza di cose resto sempre a livello di superficie rispetto alla profondità di quanto ha attraversato certi luoghi.

Purtroppo ad Altopascio non esiste nessun movimento di tifo organizzato, ci sono giusto un paio di centinaia di spettatori che seguono la partita seduti e tolti un paio di ragazzini con una bandiera granata in mano e qualche urlo, nella prima frazione c’è poco o nulla da segnalare. La mia attenzione così ricade verso il settore ospite, con gli ultras giallorossi che, dopo essere arrivati ed aver attaccato un paio di “pezze” alla recinzione, si sistemano dietro di esse e cominciano a riscaldare la voce già nel prepartita.

Il Poggibonsi non sta andando troppo bene in campionato, invischiato com’è nella parte bassa della classifica, dove lotta per uscire dai play out il prima possibile. Eppure la tradizione che portano avanti i suoi ultras è di vecchia data e di ragguardevole importanza considerando la città che conta nemmeno trentamila abitanti. Di contro il Tau Altopascio, alla sua seconda apparizione di fila in serie D, sembra partito decisamente meglio: in lotta con le prime della classe, attualmente occupa il quarto posto in classifica, sebbene siano state giocate appena dieci giornate e la prudenza suggerisce di restare con i piedi per terra.

Nel frattempo entrano le squadre in campo, ed i sostenitori ospiti colorano il settore alzando uno stendardo e sventolando diverse bandierine giallorosse con lo stemma del leone centrale in ognuna di esse, scelta che regala un bel colpo d’occhio ai presenti. Nel primo tempo partono veramente forte ed intonano cori possenti, accompagnati da un buon numero di battimani cadenzati dal battito del tamburo. Nonostante dopo appena sedici minuti siano già in svantaggio, continuano a tifare come se niente fosse ed evidentemente la squadra percepisce la loro voglia di lottare e dopo appena sei minuti perviene al pareggio con Marcucci che fa esultare il settore.

Nel proseguo del match i ragazzi di Poggibonsi non registrano intoppi o pause, in qualche occasione alzano al cielo lo stendardo e sventolano qualche bandierina sempre sostenendo gli undici in campo. Nel secondo tempo partono sempre con il piglio giusto, mentre è poi bravo il corista al megafono ad ovviare al prevedibile calo fisiologico, ricorrendo inoltre a numerosi battimani in alternanza ad alcuni cori a rispondere e altri grandi classici del repertorio ultras italiano.

Ad undici minuti dalla fine, dopo che i padroni di casa avevano provato in tutti i modi a passare in vantaggio, arriva il gol del vantaggio ospite siglato da Gucci, meritato premio per i tifosi giallorossi in visibilio. Tutta la squadra va a festeggiare con i propri ultras ma la gioia dura meno di un minuto perché appena rimessa la palla in gioco, il Tau Altopascio perviene al pareggio con Andolfi, senza che la tifoseria ospite si scomponga o si sfilacci, con l’incitamento per il Poggibonsi che prosegue, sostenuto da delle belle manate e dallo sventolio delle numerose bandierine a disposizione.

Al triplice fischio i giocatori vanno a salutare i propri tifosi pur masticando amaro per questo colpaccio mancato, ben consolati dagli stessi che li incitano ancora, terminando la prestazione in maniera davvero maiuscola. Sicuramente la copertura del settore ha incentivato la loro prestazione canora, ma hanno a prescindere ben impressionato, soprattutto per linearità del loro tifo. Certo con un’altra tifoseria a fare da contraltare sarebbe stato diverso, forse ancora meglio oppure no: il bello delle partite degli spalti è proprio questo, che non si sa mai come andrà a finire e niente è mai scontato…

Lascio lo stadio e torno di nuovo in stazione questa volta in direzione Lucca e da qui, in pullman e con meno peripezie e coincidenze, nuovamente a casa, ma con in testa un bagaglio di immagini e sensazioni della bella giornata di calcio, di tifo e di tutto quello che vi gira intorno. Perché contrariamente a quel che pensa chi è solito snobbarlo, tutto ciò non è solo e semplicemente un gioco.

Marco Gasparri