roma-lazio11gennaio2015_0170Riceviamo  e pubblichiamo la testimonianza di Andrea, tifoso della Roma, che ha vissuto e documentato il blocco degli accessi allo Stadio Olimpico che non ha guardato in faccia a nessuno: ultras, semplici tifosi, padri di famiglia, donne e bambini hanno rinunciato ad una buona parte della partita senza ricevere spiegazione alcuna, anzi. Ringraziamo Andrea per il suo scritto, che ci aiuta a dare una voce a chi vive situazioni che non rientrano nel punto di vista “ufficiale”.

Si gioca Roma-Fiorentina, quarti di finale di Coppa Italia, uno spartiacque per i giallorossi, un match di alto livello per i viola. La vendita dei biglietti è andata a rilento, non si attende il pienone data la fase calante dei giallorossi. E’ una serata piovosa e gelida, allora il braccio operativo dello Stato decide di fare un bel favore ai tifosi, tanto per esasperare gli animi. Fino ad oggi ci hanno bombardato con le immagini di Genny la carogna. Con la teoria del tifoso violento che non permette alle famiglie ed ai bambini di andare allo stadio. Con le curve come fucina di criminali, spacciatori e delinquenti di strada. Ora vi racconto una storia che dovrebbe far aprire gli occhi a molti.

Alle 20.10 (la partita iniziava alle 20.45) mi accingo, assieme ai miei amici, ad entrare allo stadio. Al prefiltraggio noto una fila alquanto strana, uno spiegamento di forze dell’ordine, in divisa ed in borghese, molto particolare ed ambiguo, ma cerco di rimanere calmo e penso che sia dovuto alla solita celerità nelle perquisizioni e nel controllo dei documenti. Ci mettiamo in fila e dopo dieci minuti arriviamo nei pressi dei tornelli, belli bagnati e con le mani distrutte dal freddo, ma belli carichi perché certi di entrare tra pochi istanti. Invece allunghiamo lo sguardo e vediamo una fila spaventosa, urla, proteste, bambini che piangono. Alle spalle e ai lati della folla, i playmobil schierati come per dire: “appena alzate un pochino i toni noi interveniamo”. Dopo dieci minuti i tornelli ancora bloccati e la fila che si rinvigorisce. Bambini che piangono perché capiscono che la partita sta per iniziare, genitori che cercano di parlare con i responsabili della Digos che gli rispondono a male parole, polizia e finanza più intenta a sfottere che a risolvere la situazione. Si viene a creare un clima incandescente (siamo sicuri che non era tutto organizzato?), gente che inizia a sbattere su cancellate e muri, come in carcere quando avviene la battitura, ma nulla cambia, anzi.

Mezza Curva Sud si ritrova a perdere il primo tempo, immaginate l’incazzatura, gli animi surriscaldati, ma non accade nulla se non qualche piccola scaramuccia. Provocatoriamente voglio chiedere: E se giustamente un gruppo di tifosi organizzava una piccola rivolta di fronte ad un’ingiustizia del genere? Forse era proprio quello che aspettavano. Intendo gli uomini vestiti di blu. Cercavano una carneficina, con donne, bambini ed anziani, presi a manganellate, perché giustamente si erano rivoltati di fronte ad una schifezza tutta italiana. Non è solamente una questione di ordine pubblico. E’ anche e soprattutto una questione di principio. Le persone pagano per vedere la propria squadra giocare dal primo al novantesimo e nessuno deve impedire volontariamente tutto ciò. Invece ieri è accaduto, è accaduto che qualcuno dall’alto ha deciso di chiudere i tornelli per quasi un’ora ed esasperare la situazione, è accaduto che chi chiedeva spiegazioni veniva preso a parolacce da chi dovrebbe gestire l’ordine pubblico, è accaduto che le famiglie, che tanto nomina il ministro dell’interno, sono rimaste fuori al gelo, sotto la pioggia, con dei bambini piccoli, che erano andati lì per vedere i loro idoli.

Questo è il calcio che volete? Questo è il modello inglese che tanto nominate? Questo è lo spazio che fornite a bambini, famiglie ed anziani all’interno degli stadi? Questa è la gestione dell’ordine pubblico che desiderate? Non bastavano tessera del tifoso, trasferte vietate, settori chiusi, calcioscommesse e quant’altro. Ieri sera volevate una carneficina che non è avvenuta. Ma non perché qualcuno non ha osato sfidare il vostro ordine precostituito, ma solamente perché i tifosi vi hanno spiegato a chiare lettere cosa sia il buon senso. Ma forse chi prende ordini e basta, non sa cosa significa. Andate a chiedere a Luca di 7 anni qual è l’immagine del calcio che ha visto ieri. Vi risponderà che preferisce giocare a pallone sotto casa con gli amici inseguendo un sogno. Ma forse è proprio questo che vogliono: stadi vuoti e gente da teatro.