08-08-2018: Teramo-Fermana 0-0
Primo Turno Coppa Italia Serie C.
Triangolare di qualificazione. Girone H.
Prima Giornata

Si gioca di mercoledì questa prima giornata del triangolare di qualificazione del primo turno della Coppa Italia di serie C, comprendente, oltre a Teramo – Fermana che si affrontano stasera, anche il Rieti neopromosso in terza serie.

Il lavoro mi permette di essere libero da metà pomeriggio, per cui, senza nemmeno esitare prendo la macchina e mi dirigo verso il “Gaetano Bonolis” a Piano d’Accio in cerca di qualche spunto positivo, dato che queste partite di coppa riservano sempre delle sorprese, sia in senso positivo ma anche negativo.

Arrivo abbastanza presto nei pressi dell’impianto abruzzese, forse anche troppo, visto lo scarseggiare di tifosi, ma ho modo di sbirciare i prezzi e devo dire che la società teramana si è tenuta bassa, fissando a: 10 € la tribuna, 8 € i distinti e 6 € la curva.

La presenza fermana a Teramo

Al di là delle premesse iniziali devo riconoscere che alle 20:30, orario d’inizio della sfida, la gente risponde bene, calcolando comunque che è una partita di coppa Italia di serie C e si gioca in un giorno serale, in pieno agosto e con un caldo persistente. Alla fine gli spettatori presenti saranno oltre ottocento, con circa 35 tifosi marchigiani assiepati nella curva ospite.

Appena entrano le squadre in campo, i tifosi devono ancora arrivare e qualcuno entra a partita già iniziata. I biancorossi prendono posto in basso nella curva, esponendo la pezza dei TERAMO ZEZZA ed un’altra poco più defilata dei VECCHI DIAVOLI. A livello coreografico sventolano una bandiera biancorossa.

Parlando dei fermani, invece, dopo lo scioglimento del NUCLEO, gruppo portante della tifoseria canarina, sono curioso di vedere come si presenteranno in questo appuntamento della nuova stagione. Il numero dei presenti non è male per il tipo di partita, ma dopo aver attaccato le due pezze alla vetrata, i gialloblù si sparpagliano per il settore e solo un manipolo di tifosi seguirà la partita in piedi, ma senza effettuar nessun coro.

Nemmeno un coro d’insulto dei padroni di casa dopo venticinque minuti scalfirà il loro silenzio, dato che non risponderanno e proseguiranno a vedere la partita. Nel secondo tempo invece fanno gruppo dietro i due stendardi, guardando la partita in piedi ma sempre in silenzio e senza alzare un coro. Al triplice fischio finale applaudono la squadra che va a salutarli sotto il settore. Non so se abbiano problemi di organizzazione dopo lo scioglimento del NUCLEO, ma questa sera il tifo non c’è stato proprio.

I padroni di casa, nonostante non siano in numero corposo, dal primo minuto partono cantando per non fermarsi praticamente mai, accompagnando la maggior parte dei cori con bellissimi battimani eseguiti da tutti i presenti e sventolando per buona parte della gara una bandiera biancorossa.

Scambio d’applausi a fine gara

Nel secondo tempo partono sempre molto bene e dopo pochi minuti alzano il coro “vecchio diavolo quanto tempo è passato…”, sulle note della popolare canzone “Vecchio scarpone” di Gino Latilla, che cantano in maniera continua per una ventina di minuti con un’intensità davvero invidiabile.

Proseguiranno a tifare fino alla fine, novantesimo ed oltre, effettuando tantissimi battimani ed emblematica sarà una frase detta in dialetto marchigiano dal magazziniere della Fermana ad un addetto al campo: “però non si sono mai fermati, hanno cantato sempre”. Nonostante la partita finisca sullo 0-0, applaudono ugualmente i giocatori biancorossi andati a loro volta sotto la curva ad applaudirli per il sostegno profuso.

A fine partita sono i ricordi e le constatazioni a rapire i miei pensieri: penso all’ottimo tifo effettuato questa sera dagli ultras del diavolo, nonostante fossero all’incirca un centinaio, assiepati nella grande, troppo grande, esageratamente grande, curva del “Bonolis”. Così torno indietro nel tempo con la mente, e penso a quanto sarebbe stato bello se questa partita fosse stata disputata al vecchio Comunale, con la curva, perfetta per i loro numeri, trasformata in un catino ribollente. Comunale e ultras sono sempre state due entità diverse ma in simbiosi tra loro, che purtroppo una repressione pressante ed un calcio votato sempre più al business incontrollato, con stadi costruiti ai margini dei centri città e trasformati in cattedrali nel deserto, hanno rovinato quella poesia che il Comunale impersonava benissimo.

Marco Gasparri