Confronto di quelli rustici al “Bonolis” di Teramo dove il Diavolo di casa affronta la Maceratese, ma soprattutto è la contesa fra le due tifoserie a offrire valore aggiunto a questa sfida. Sono 2.553 gli spettatori presenti, secondo le stime ufficiali della compagine locale, 304 dei quali sono quelli arrivati dalle Marche a supporto della “Rata”.
Le due fazioni non si stanno simpatiche e fin da subito, non se le mandano certo a dire. Stilisticamente quasi contrapposta è l’immagine delle due tifoserie, con gli ospiti improntati sul classico stile all’italiana fatto di striscioni, pezze, bandieroni, stendardi e sciarpate, senza però esimersi dall’ammiccare verso Oltremanica, come nel caso del due aste “Macerata Supersonic”, esplicito omaggio ai fratelli Gallagher d’annata. I teramani invece, si presentano molto più asciutti e sobri, senza nessuno striscione, nessun segno distintivo e nessuno slancio di colore. Più che adesione a un nuovo modello stilistico, che negli ultimi anni si è visto in varie altre parti d’Italia, in forma più o meno integralista, più o meno contaminata con il nostro tradizionale tifo, nel loro caso si tratta di una scelta obbligata. Incassata infatti una valanga di diffide nell’ultimo periodo, l’unica scelta possibile per loro è stata quella di azzerare tutto e ripartire dal basso. A fare tifo per il piacere di tifare, di sostenere la squadra, fuori dalle singole sigle che diventavano un parafulmine per tutte le frustrazioni delle questure di turno. In attesa magari di tornare a identificarsi in un nome collettivo oppure esplodere nuovamente di colore, gioia, partecipata e originale aggregazione senza che ciò suoni come un preventivo indizio di reato.
Quest’oggi, limitatamente agli eventi del campo, sono proprio i padroni di casa a esultare per una bella rimonta con cui ribaltano l’iniziale vantaggio della Maceratese. Poco male per gli ospiti che comunque, appena ritornati in D, si stanno difendendo bene e ancor meglio stanno facendo i suoi ultras, autori anche quest’oggi di una prova colorata, continua e gagliarda.
Foto di E.B.


























