Me la prendo molto comoda dopo Viterbese – Vicenza di Coppa Italia, i chilometri verso Terni non sono molti per cui ho tutto il tempo per arrivare in tempo alla gara delle Fere contro il Cagliari, neoretrocesso dalla massima serie. O almeno è quello che penso, visto che il traffico in loco si rivela un vero e proprio incubo: in un’ora riesco a muovermi solo di un paio di chilometri così, pur non essendo così pratico o innamorato della tecnologia, questa volta devo ammettere che mi salva la giornata. Esco a Montoro e riesco a parcheggiare in zona stadio con il calcio d’inizio ormai imminente ed anche se la vecchiaia incomba inesorabilmente, mi trasformo nel miglior Bolt raggiungendo, anche grazie alla celerità di un addetto ai lavori, il mio posto in tribuna cinque minuti prima che le squadre facciano il loro ingresso in campo.
Con un fiatone d’altri tempi ma con la soddisfazione di essere riuscito nella clamorosa impresa, butto una prima occhiata sulle tribune del “Liberati” e mi accorgo che il numero degli spettatori si è ulteriormente assottigliato dalla mia ultima volta qui. Anche se va detto che si gioca in un turno infrasettimanale prefestivo e vanno accolti comunque positivamente gli oltre seimila spettatori, dei quali una discreta parte proviene dall’isola e si accomoda nel settori ospiti.
Le due squadre, dopo un buon inizio di stagione stanno scivolando sempre più in classifica, con i padroni di casa che non riescono a vincere da ben sei partite (frutto di tre pareggi ed altrettante sconfitte) così come, scherzi del destino, pure gli ospiti che vengono invece da una sconfitta e ben cinque pareggi di fila.
Nulla di eclatante per l’entrata delle squadre in campo. I tifosi rossoverdi di entrambe le curve colorano il settore sventolando diverse bandiere. Più asciutti cromaticamente i sardi ma si sa che non è questa la loro cifra stilistica: espongono semplicemente lo stendardo con le iniziali e l’anno di nascita del gruppo, che peraltro tengono in mano per tutta la durata del match.
Non sono passati nemmeno dieci minuti e lo stadio già esulta per il gol che deciderà poi la partita, siglato direttamente su calcio di rigore da Falletti, per un fallo su Partipilo. L’esultanza è possente e prolungata con la Curva Nord che accende un fumogeno rosso e poco dopo fa esplodere un potente petardo, riscaldando il freddo di una serata resa ancora più ostile dalla pioggerellina fine ma costante per buona parte di gara.
Il tifo in questa prima frazione è continuo seppur con delle piccole pause ma non ha quella intensità cui ci ha abituato la Nord, e nel suo anche la Est, mentre non manca mai il colore e frequentemente battimani potenti e partecipati aggiungono quel qualcosa in più. Sulla sponda ospite il tifo dei cagliaritani è discreto nei primi venti-trenta minuti con buoni battimani ad accompagnare i cori e con alcuni componenti del gruppo che sfidano il freddo restando a torso nudo.
Nella ripresa, sotto una pioggia divenuta battente, nel primo quarto d’ora il tifo rossoverde si esalta su entrambe le sponde cercando di aiutare la squadra a resistere al ritorno prepotente del Cagliari che però riuscirà a pareggiare nonostante un calcio di rigore che, alla mezzora, Pavoletti si fa neutralizzare da Iannarilli per la gioia dei supporter di casa. La Nord e la Est, in questa seconda parte, tifano molto bene, in maniera decisa e continua con la Est, più nello specifico, che mi sembra sempre più compatta ed unita in questo suo nuovo momento storico. Sempre in buon numero le bandiere per entrambe le curve e numerosi pure i battimani ad accompagnare i cori.
Nel settore ospiti invece, i sardi non mostrano lo smalto dei tempi migliori, anche perché la squadra si mangia l’impossibile, incidendo sul tifo che cala man mano che i minuti passano. Significativo il finale di gara allorquando i cori vengono intonati dando le spalle al rettangolo verde. Diversi cori provocatori verso la tifoseria di casa (i sardi avevano esordito proprio con un coro contro i ternani) che la Nord ricambia “affettuosamente”.
Dopo cinque minuti di recupero l’arbitro manda tutti negli spogliatoi, però mentre i padroni di casa vanno a ricevere i meritati applausi per questi sudatissimi tre punti che portano la squadra momentaneamente al terzo posto in classifica, dalla parte opposta i giocatori cagliaritani si confrontano faccia a faccia con i propri sostenitori senza inutili buonismi o misericordie, considerando che la squadra è scivolata nella parte destra della classifica e si trova pericolosamente a pochi punti dalla zona rossa dei play out. Peccato solo che l’indomani si debba leggere su diversi e noti quotidiani sportivi il solito melodramma della tifoseria che avrebbe umiliato la squadra, ignorando totalmente invece l’umiliazione e il sacrifico degli ultras sardi che, per seguire questa squadra senza piglio, sono costretti ai salti mortali; senza contare lo stillicidio di soldi, giorni di ferie e notti passate in giro, come se non bastasse in un giorno infrasettimanale. In tutto ciò ad essere pagati profumatamente sono quelli presumibilmente umiliati. I secondi? A sentir opinionisti, filosofi e maestri di morale, non dovrebbero nemmeno aprire la bocca o lamentarsi di niente.
Maco Gasparri