Dopo aver assistito alla sfida Latina-Perugia dell’11 agosto, trascorse due settimane ho deciso di vedere all’opera un’altra tifoseria umbra, quella ternana, questa volta proprio nel cuore verde della penisola; così, venerdì 23 agosto, data di inizio del campionato di Serie C 2024-25, mi sono recato a Terni per la partita Ternana-Pescara, in programma al “Liberati” alle ore 20:45.
La gara che sto per raccontare non ha rappresentato il mio esordio nell’impianto rossoverde: abitando nel basso Lazio, Terni non è una meta così distante da casa, potendo raggiungerla con un comodo viaggio in auto di circa due ore e un quarto. Il primo incontro che ho visto nella “Città dell’Acciaio” fu un Ternana-Crotone di Serie C del marzo 2009, quando ero da poco maggiorenne; dopo quel battesimo ho visto molte altre sfide nello stadio delle “Fere”, tra le quali un bel Ternana-Cesena nel 2017 e un interessantissimo Ternana-Teramo nel 2018.
Tornando al presente, alle 17:15 di un caldissimo venerdì di fine agosto ho iniziato a percorre i 200 km in direzione del centro bagnato dal Nera. Ho seguito l’Autostrada del Sole da Frosinone al casello di Orte, dove comincia un’importantissima strada, la E45, che collega le città di Ravenna e Cesena con il Lazio settentrionale e la Capitale, passando per Sarsina (patria del commediografo latino Plauto), Sansepolcro, Città di Castello, Perugia, Todi, Terni e Narni.
Subito dopo Orte ho attraversato il confine tra il Lazio e l’Umbria, entrando così nella regione che prende il nome dall’antico popolo degli Umbri. Il territorio occupato a partire dall’Età del Ferro da questa etnia di origine indoeuropea non era perfettamente sovrapponibile a quello umbro odierno: iniziava a est del Tevere (la sponda ovest, compresa Perugia, era etrusca), superava il crinale appenninico e, a differenza dell’Umbria attuale, che non ha sbocchi sul mare, comprendeva anche le Marche settentrionali e l’area di Rimini, nella Romagna meridionale, toccando così l’Adriatico. La civiltà umbra ci è testimoniata soprattutto da fonti archeologiche, principalmente di carattere funerario. Una delle più note è proprio la necropoli di Terni, del X secolo a.C., scoperta presso la collina di Pentima in occasione dei lavori di costruzione delle acciaierie nella seconda metà dell’Ottocento. Quella umbra, fino al IV secolo a.C., fu una civiltà pastorale, con una maglia insediativa composta da abitati d’altura. Ancora Terni offre agli studiosi e appassionati dell’antico mondo italico una preziosa testimonianza di questa tipologia di villaggio: sulla vetta del monte Torre Maggiore, la cima più elevata dei Monti Martani con i suoi 1.121 metri d’altezza, i resti di un abitato umbro sovrastano la Conca ternana. A partire dal IV sec. a.C. gli Umbri si diedero una strutturazione più moderna dal punto di vista economico e politico, con l’avviamento di un processo di urbanizzazione e l’adozione della scrittura. La lingua umbra era l’idioma più settentrionale della famiglia osca; ci è testimoniata dalle monete e, soprattutto, dalle famosissime Tavole Iguvine conservate a Gubbio. Dal punto di vista religioso gli Umbri erano politeisti e al pari dei Greci, dei Romani e degli Etruschi, veneravano un Pantheon di divinità; tra le più importanti spiccavano Jupater (Giove), Çerfus (Cerere) e Mamers (Marte). Ovviamente anche la civiltà umbra, nel III secolo a.C., fu costretta a cedere il passo ai Romani, che iniziarono a controllare la regione dal 295 a.C., dopo avere sconfitto, nella battaglia di Sentinum, un’alleanza composta da Umbri, Galli ed Etruschi.
Superata Narni ho iniziato a vedere la Conca ternana: al centro la città, intorno le fabbriche, sullo sfondo i monti (in primis il Terminillo, che però è nel Lazio). La posizione di Terni è di grande importanza, trovandosi all’incrocio di corridoi naturali strategici che tagliano l’Appennino e connettono il versante tirrenico della Penisola con quello adriatico. Ferrovie come la Roma-Ancona, che passa per il centro umbro, o la Terni-L’Aquila-Sulmona, ma anche superstrade quali la citata E45, la Terni-Rieti-Avezzano o la Flaminia, che rappresenta il ponte per le Marche e la Romagna, ricalcano antichi tratturi che sono stati percorsi da eserciti e pastori transumanti dall’Età del Bronzo fino alle soglie del mondo moderno.
Sotto i Romani, che prediligevano luoghi pianeggianti e lambiti dai corsi d’acqua, Terni divenne un municipio fiorente, chiamato Interamna Nahars per la sua posizione alla confluenza del fiume Nera e del torrente Serra. La Terni romana era circondata da una cinta muraria e vi passava la Via Flaminia, costruita intorno al 220-219 a.C. dal censore Gaio Flaminio per collegare l’Urbe con Ariminum.
Nel Medioevo, soprattutto al tempo della Guerra greco-gotica (535-553), proprio per la sua ubicazione nel cuore dell’Italia subì diverse distruzioni, l’ultima delle quali fu attuata dall’arcivescovo Cristiano di Magonza (1174) per ordine di Federico Barbarossa. Nell’Età moderna, dalla fine del XIV secolo fino all’Unità nazionale, la cittadina umbra fece stabilmente parte dei domini della Chiesa.
Nell’ultimo quarto dell’Ottocento il centro sul Nera mutò definitivamente volto: nel 1879, quando l’Italia era ancora una monarchia e il governo era da poco passato nelle mani della Sinistra storica, a Terni furono costruite le prime acciaierie; a poco a poco la cittadina umbra divenne uno dei principali poli siderurgici del Paese, tanto da essere definita “Città dell’Acciaio” e “Manchester d’Italia”, dal centro che, insieme a Liverpool, diede avvio alla prima Rivoluzione industriale nel Settecento. Proprio per i suoi impianti, nei quali si producevano armi a ritmo incalzante, la città subì pesantissimi bombardamenti nel corso della Seconda guerra mondiale. Oggi Terni è un capoluogo di provincia di circa 107.000 abitanti, il cui principale settore economico è, ormai, il terziario, ma il legame con l’acciaio ha ancora un ruolo centrale nella definizione dell’identità urbana.
Me ne sono accorto dopo aver parcheggiato l’auto nei pressi dello stadio. Proprio sotto la tribuna si può fotografare il monumento al “Cavaliere d’acciaio”, dedicato al grande motociclista ternano Libero Liberati (cui è intitolata l’arena rossoverde), che nel 1957 si aggiudicò il Motomondiale nella classe 500.
Camminando nelle strade intorno al “Liberati” è d’obbligo, poi, immortalare i murales realizzati negli anni Settanta del secolo scorso dagli esuli cileni della Brigata Pablo Neruda, che trovarono rifugio a Terni dopo essere fuggiti dalla dittatura instaurata nel Cile dal generale Pinochet, che nel 1973 aveva messo fine al governo socialista di Allende con un colpo di Stato. I murales del collettivo andino hanno come tema, ovviamente, la dittatura cilena e furono disegnati nel 1975, quando la Ternana giocava il secondo e ultimo campionato in A della sua storia.
Intorno alle 20:00 sono entrato nello stadio, provando una certa emozione nel calpestare il manto erboso di questo impianto storico. Chiamato a sostituire il vecchio “Stadio viale Brin”, conosciuto anche come “La Pista”, fu inaugurato il 24 agosto 1969 con un’amichevole tra la Ternana e il Palmeiras. La sua conformazione a tre anelli presenta un’evidente somiglianza con quella del “Bentegodi” di Verona: le due strutture furono progettate dallo stesso ingegnere, Leopoldo Baruchello. I gradoni del “Liberati” hanno visto sfide epiche e indimenticabili: i derby col Perugia, ma anche quelle degli anni della A, tra cui un Ternana-Roma con ben 35.316 spettatori.
Mentre le due squadre effettuavano il riscaldamento, osservavo i gradoni con lo stesso stupore di un bambino, rimanendo colpito soprattutto dai tantissimi striscioni dei club che coloravano gli spalti. Dalla loro provenienza ho tratto un dato a mio parere interessante: la Ternana è la squadra del capoluogo e dell’intera provincia, che si identifica totalmente nei colori rossoverdi.
Ternana-Pescara, dunque: la Serie C 2024-25 è iniziata con una sfida eccezionale, tra due tifoserie di assoluto valore del panorama nazionale e due club dal blasone indiscusso, che portano sulle proprie spalle, oltre a tantissimi campionati di B, anche dieci tornei di A (due per gli umbri, otto per gli abruzzesi). Una partita che mancava da sei anni (l’ultima si era giocata in B, nel 2018), con ben 25 precedenti in terra umbra. Insomma, una classica del nostro calcio, caratterizzata anche dalla rivalità tra le due piazze.
Per questa sfida di fine estate sono stati circa 5.000 gli spettatori entrati al “Liberati”, di cui 539 provenienti dalla città adriatica. Nel prepartita la Nord ternana era parecchio carica ed effettuava i primi battimani e cori, alcuni dei quali offensivi verso i rivali odierni. Nella Est, nel frattempo, gli Intaccati iniziavano a sventolare i bandieroni. Nel settore ospiti erano assenti, per il momento, i gruppi ultras al seguito del “Delfino”, ma i presenti non mancavano comunque di rispondere ai ternani con fischi e gestacci.
Nella prima mezz’ora, fino all’entrata del tifo organizzato pescarese nel settore ospiti, la scena è stata dunque tutta per i rossoverdi. La Nord mi è apparsa in un ottimo stato di forma, tifando davvero a gran voce ed effettuando manate a volontà. Anche nella Est gli Intaccati erano sempre in movimento, animando il settore con le mani in alto e le solite bandiere. La Nord effettuava tanti cori lunghi, come un “Vinci per noi, magica Ternana”, un “Ternana facci un gol” o un altro sulle note della canzone “Luna”. Per rifiatare cori a rispondere oppure mani e tamburo.
Intorno al trentesimo l’ambiente è diventato incandescente: terminati i controlli, i gruppi pescaresi hanno effettuato il proprio ingresso, accendendo torce e fumogeni e prendendo di mira gli avversari, che hanno risposto per le rime.
Lo stadio era finalmente al completo. I pescaresi, compatti e numerosi, hanno cominciato a cantare e sventolare i loro bandieroni senza indugi, creando un bellissimo colpo d’occhio. Oltre ai cori offensivi verso i rossoverdi, ne hanno intonati tantissimi per la maglia e per i colori. I biancazzurri hanno anche realizzato una sciarpata. Molteplici, inoltre, sono stati i battimani, sia nel settore ospiti che nella Nord.
Sul finire della prima frazione, mentre gli abruzzesi cantavano sulle note di un brano di Gianna Nannini, gli uomini di mister Baldini si portavano in vantaggio con Bentivegna, complice un errore dell’estremo rossoverde Franchi. I biancazzurri esultavano in modo acceso, mentre la Nord non demordeva e cantava “Non ti lasceremo mai sola”. Al duplice fischio la Est ha incitato la squadra, la Nord ha chiesto ai giocatori di lottare e i pescaresi hanno intonato cori contro Sebastiani. Prima della pausa ci sono stati altri cori offensivi tra il settore ospiti e la Nord.
Nella ripresa le tifoserie hanno ripreso immediatamente a tifare con cori lunghi. I pescaresi hanno dato il via alle danze con un “Sempre con te” prolungato, mentre la Nord intonava un “Forza Ternana, facci un gol” molto intenso. Dall’altra parte gli Intaccati erano sempre colorati.
Al quarto d’ora di gioco due eventi in rapida successione hanno reso lo stadio rovente: dapprima la Ternana ha trovato il momentaneo pareggio con Carbone, al sedicesimo; dopo soli due giri di lancette, però, il pescarese Dagasso ha riportato gli ospiti in vantaggio. Inutile specificare quanto siano state infuocate le esultanze del popolo ternano e di quello pescarese.
Negli ultimi venticinque minuti la Nord, nonostante lo svantaggio, non ha mai smesso di sostenere la squadra, scegliendo principalmente cori prolungati; dal settore ospiti si udivano ancora cori di contestazione verso la proprietà e uno per i vicentini. In campo gli adriatici riuscivano a conservare il vantaggio fino al triplice fischio, che ha consegnato loro i primi tre punti della stagione.
Al termine della gara le squadre sono andate a salutare i propri sostenitori, poi le due tifoserie si sono scambiate le ultime invettive prima di lasciare lo stadio. Per me arrivava il momento di salire in auto e affrontare il viaggio di ritorno. Guidando ho avuto modo di riflettere su quanto osservato al “Liberati”. Nella mia serata umbra ho apprezzato il bellissimo tifo di una Nord ternana carica e compatta, che evidentemente raccoglie i frutti dell’ottimo lavoro compiuto negli anni. I tanti giovani presenti testimoniano che a Terni c’è stato un importante ricambio generazionale, che sicuramente garantirà una continuità ultras a una piazza che è tra quelle storiche del panorama italiano. Dall’altro lato mi ha impressionato la risposta pescarese: 539 presenti sono veramente tanti per una tifoseria in contestazione. Il sostegno dei biancazzurri è stato di altissimo livello: compatto, continuo, potente e sempre colorato, per un tifo di chiaro stampo italiano. Nessun aggettivo da aggiungere a una prestazione maiuscola.
Insomma, ternani e pescaresi hanno dimostrato che quando le protagoniste sono due tifoserie dalla solida tradizione, il tifo non delude mai. Così, mentre ero immerso in queste riflessioni, in piena notte sono finalmente arrivato a casa, parecchio soddisfatto da quanto osservato a Terni.
Testo e foto di Andrea Calabrese