Dopo l’emozionante semifinale tra gli umbri e il Vicenza, in maniera quasi “ovvia” mi appresto a seguire l’andata dell’ultimo atto di questi playoff di C che vedrà i rossoverdi contrapposti al Pescara, per una sfida dal sapore antico e “classico”. Stacco appositamente prima dal lavoro, lasciandomi Roma alle spalle e “volando” sulla strada che mi porta nella città nota per le sue acciaierie ma anche per il legame con San Valentino, notoriamente patrono degli innamorati. Per questa partita sono stati venduti 10.703 biglietti, di cui 750 destinati ai sostenitori adriatici. Un ambiente che, purtroppo, sarà solo parzialmente replicabile al ritorno, dove il tifo organizzato ternano verrà meno causa assurde (ma ormai croniche) limitazioni: i biglietti, infatti, saranno venduti ai soli possessori di tessera del tifoso, strumento a cui gli ultras delle Fere non hanno mai aderito. Ogni commento su questo genere di restrizioni, anche in occasione di una finale e anche presso uno stadio che ha fatto diverse volte la Serie A, sono totalmente inutili. Semplicemente la sintesi – politica e organizzativa – del Paese in cui viviamo.

Fatto il mio ingresso sul terreno di gioco, l’ambiente si percepisce subito carico e notevolmente rumoroso, con le due tifoserie impegnate a beccarsi e riscaldare i motori in vista dei novanta minuti. I pescaresi si fanno sentire accompagnando i loro cori con lo sventolio di numerose bandiere biancazzurre mentre, dall’altra parte, sia la Nord che la Est ostentano sciarpe al cielo, stendardi e diversi fumogeni: uno spettacolo che, in relazione a una categoria disastrosa e mal gestita come la Serie C, forse è anche “eccessivo” e per l’ennesima volta sottolinea quanto la presenza dei tifosi (nonché degli ultras) renda possibile l’esistenza di tutto questo baraccone pallonaro. Il Liberati, con la sua particolare e obsoleta conformazione, è praticamente pieno in ogni ordine di posto e cerca di spingere sin da subito sull’acceleratore per conquistare una Serie B che la città desidera e che, durante l’anno, ha visto sfumare appannaggio dell’Entella, in un Girone B come sempre combattuto e tutt’altro che scontato.

L’arbitro fischia l’inizio della contesa e la Nord si dimostra subito in grande spolvero. Tra le fila rossoverdi si notano le presenze dei gemellati casertani e dei belgi dello Standard Liegi. Due rapporti storici per la tifoseria umbra, che il tempo e i cambiamenti non solo non hanno scalfito, ma sembrano aver rafforzato e tramandato alla perfezione. Quello che ormai, da diversi anni, è diventato il settore di riferimento del tifo organizzato ternano, si mette in mostra con una gran bella prova, dove a farla da padrone ci sono tantissimi battimani e cori tenuti a lungo, nonché una bella dose di torce e fumogeni che non guastano mai. Va detto che quest’oggi anche la Est presenta un buon zoccolo duro dietro ai propri striscioni (tra cu non mancano mai quelli che fanno riferimento alle amicizie con bergamaschi e doriani) e per tutta la durata dell’incontro saranno autori di un buon tifo. La partita si apre con la Ternana in proiezione offensiva. C’è vigore e voglia, ma al 12′ del primo tempo tutto cambia: espulsione diretta per Vallocchia, dopo un intervento a centrocampo. La Ternana si ritrova in dieci, ma non molla. Resiste con carattere, prova a ricollocarsi in campo e non rinuncia a giocare. Il Pescara aspetta, studia, ma quando trova l’occasione, colpisce: su un tiro da fuori area, una deviazione regala il vantaggio agli ospiti.

I tifosi abruzzesi sono in visibilio e abbracciano i loro giocatori che vanno a esultare sotto al loro settore. Gli abruzzesi sono una di quelle tifoserie con cui si va quasi sempre sul sicuro in fatto di tifo. Non a caso anche oggi mostreranno tutte le loro capacità canore, con tantissimi battimani potenti e cori eseguito all’unisono. Il colore è garantito da stendardi, bandiere, torce, fumogeni e qualche bombone esploso qua e là, sottolineando la natura rude – tipicamente adriatica – che li contraddistingue. In più di un’occasione si divertono a punzecchiare gli avversari (che ovviamente rispondono per le rime) e al triplice fischio esultano per un successo importante, che gli permetterà di approcciare al match di ritorno con qualche certezza in più (anche se poi, questo dirà la storia, serviranno i calci di rigore per suggellare il ritorno in B del Delfino). Proprio sullo sfottò si incentra il post partita, quando in fase di rimozione degli striscioni, le tifoserie continuano a insultarsi liberamente, sotto l’occhio vigile di funzionari a agenti.

L’atmosfera è la cartina al tornasole di questa serata: da un lato la gioia del risultato, dall’altro la determinazione per il riscatto, qualche giorno dopo. Una battaglia sia sugli spalti che in campo, con le tifoserie in grado di regalare prestazione di alta qualità e compattezza. Essendo questo articolo scritto e pubblicato a “giochi finiti”, con il Pescara che – come accennato – la spunterà dal dischetto, dopo aver perso nei tempi regolamentari per 0-1 il ritorno, viene soltanto da sottolineare quanto appuntamenti come questi dovrebbero solo ricordare ai “padroni del vapore” la teorica bellezza di una categoria dove sovente stazionano e militano club e tifoseria blasonate, radicalmente attaccate ai propri colori e, per questi motivi, in grado di dar lustro a tutto il movimento calcistico della terza divisione. Eppure, non solo ciò sembra non interessare a dirigenti e presidenti di Lega, ma a tratti sembra anche fargli schifo. Tanto da premere sull’acceleratore per l’inserimento di Squadre B in luogo degli annosi fallimenti che ogni anni prendono forma, andando a colpire indistintamente club e sostenitori.

Testo di Marco Meloni
Foto di Imma Borrelli e Simone Meloni

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