Viaggiare in Italia col treno regionale è uno dei modi migliori per scoprire il paese. Di fatto, appena esco dalla stazione ferroviaria di Terni capisco il legame particolare di questa città con l’industria siderurgica. La pressa che ho di fronte agli occhi è gigantesca, mi domina dall’alto dei suoi diciassette metri di altezza e delle sue 12.000 tonnellate. Questo impressionante simbolo del lavoro, della tecnologia, del tempo (entrata in funzione nel 1935 ed utilizzata per quasi sei decenni), è un vero biglietto da visita di Terni, rinomata in tutta Italia per il suo polo industriale, ma anche per la sua squadra di calcio, prima rappresentante umbra ad essere promossa in serie A nella stagione 1972/1973.

Per quelli come noi, appassionati degli spalti e della sua gioventù turbolenta, la città umbra è rinomata anche per i suoi ultras, e basta citare la sigla Freak Brothers per dire già tutto. Personalmente, se torno a Terni dopo vent’anni della mia ultima visita è proprio per vedere la realtà ultras locale in occasione di una partita importante, sia sul campo che sugli spalti. Sono venuto solo una volta al Liberati per un Ternana-Ascoli nel maggio del 2005. Di acqua ne è passata sotto i ponti e il volto della tifoseria rossoverde è decisamente cambiato.

Ma la prima cosa che decido di fare è visitare la città. Ho un pomeriggio per me col sole che splende, condizioni perfette per passeggiare. Partendo dalla stazione, basta fare qualche centinaio di metri per arrivare nel centro storico. Terni non è una metropoli, con i suoi 107.000 abitanti è percorribile tranquillamente a piedi. Oltre che come città industriale, è conosciuta anche come polo storico, con ben quattro fasi storiche che si possono vedere in centro. Arrivando in Piazza Mario Ridolfi, scopro la Terni del Rinascimento con il Palazzo Spada che oggi svolge funzione di municipio. Proseguendo nelle sue vie strette ci si imbatte nel Duomo, edificato tra il Cinquecento e il Seicento. A pochi passi, l’Anfiteatro Fausto, unico monumento della Terni Romana ancora visibile.

Denominata Interamna Nahars, città tra i due fiumi perché al tempo era compresa tra il fiume Nera e il Serra. L’anfiteatro aveva una capienza di 10.000 spettatori. Dietro le sue rovine si notano le tracce della Terni medievale, con le mura della città e vari monumenti inglobati nel moderno tessuto urbano, come l’impressionante Porta Sant’Angelo. Tornando verso il centro, mi sorprende la Bibliomediateca comunale, ubicata in un palazzo del XIV secolo su piazza della Repubblica, la piazza principale della città. La classica torre campanaria che era stata distrutta dalle bombe durante la Seconda guerra mondiale, è stata sostituita di una moderna struttura di vetro. A prescindere dalla discrepanza delle stime che oscillano da 57 a 108 bombardamenti, Terni ha comunque pagato un prezzo altissimo durante il conflitto, colpita duramente dai raid aerei alleati tra l’11 agosto del 1943 e il 13 giugno 1944.

È una bella sorpresa, non immaginavo Terni così interessante, peccato solo che non ho il tempo di fare un un po’ di archeologia industriale, perché l’era contemporanea ha proprio cambiato la città umbra. Le acciaierie, realizzate tra il 1884 ed il 1887, nacquero per fare fronte all’industrializzazione del neonato Stato italiano. La scelta di Terni, distante dal mare e dai confini, fu dettata da esigenze strategico-militari. Basta ricordare che il centro geografico dell’Italia, l’umbilicus Italiae è situato ad una trentina di kilometri a Sud-Est, in quel di Rieti. Ma a differenza della città laziale, Terni dispone di un’abbondanza di energia idrica fornita dalla cascata delle Marmore, utilissima per la siderurgia.

La mia attenzione “archeologica” è destinata ad un altro aspetto legato allo sport, parliamo dello stadio. Passando dalla Porta Sant’Angelo, m’incammino sul viale che porta al Piazzale dell’Acciaio dove sorge una scultura dedicato ad Hiperion, il titano. Percorro qualche centinaio di metri e vedo sorgere il mio tempio laico, lo stadio Libero Liberati. Son un amante degli stadi, ne ho visto centinaia ovunque nel mondo, ma questa struttura mi fa venire i brividi. Può sembrare strano perché ha un architettura fuori dal comune e obsoleta, ma è proprio questo che mi affascina, oltre alle foto ingiallite che ricordano la tifoseria rossoverde tappezzare letteralmente di striscioni la curva Est negli anni ’80 e ’90.

Decido di fare un giro della struttura per osservare religiosamente sia gli spalti che le scritte e i vari murales. Nel mio girovagare dietro la Est, emergono le sigle dei diversi gruppi storici della tifoseria dipinte sulle mura: dagli immancabili Freak Brothers agli Ultras 1974, dalle Menti Perdute al Sendero Luminoso. Sembra un viaggio nel tempo, lungo mezzo secolo, quando la gioventù locale e mondiale ancora sognava di fare la rivoluzione, e le icone erano Che Guevara, Ho Chi Minh, i Vietkong o i Fedayn palestinesi. Forse l’emozione più forte è proprio nel vedere lo striscione nero con la scritta dei combattenti palestinesi. La tifoseria rossoverde è stata una di quelle che hanno adottato la sigla Fedayn in Italia, motivo che mi ha spinto a interessarmi alla causa palestinese. E questo murales mi ricorda quando adolescente, avevo riprodotto su un foglio di carta lo stesso striscione in scala 1:100 usando come modello una foto sul mitico Supertifo.

Proseguendo trovo una porta aperta e ne approfitto per entrare nell’antistadio e poi sugli spalti. Ci sono pochissime persone in giro, tranne qualche steward e i soliti addetti al lavoro che preparano il manto erboso per la partita della sera. Tranne il trattore che taglia l’erba non si sente niente. La classica calma prima della tempesta su questi gradoni vuoti, pronti ad accogliere due popoli per un duello dalle emozioni forti.

Il panorama è stupendo, i monti Martani dietro la Nord sembrano vigilare sull’impianto. Può sembrare surreale vedere uno stadio così nel 2025, ma purtroppo questa tipicità unica, fra qualche anno, sarà sostituito da una nuova cittadella dello sport, moderna, efficiente e senza emozioni. Un parallelepipedo grigio, intercambiabile, che assomiglierà alle diverse arene che abbiamo in tutta Europa, cioè un non luogo, uno stadio uguale all’Ikea nella periferia delle nostre metropoli.

Prima del Liberati, il campo della Ternana fu lo stadio Viale Brin. Soprannominato campo della Pista, sorgeva in un’altra area all’opposto di quello attuale, ad Est, nella zona industriale, in mezzo alle acciaierie. Inaugurato nel 1925, il sodalizio rossoverde ha giocato in questo stadio fino alla stagione 1968/69. Troppo piccolo e scomodo con i suoi 6.000 posti di capienza, alcuni spettatori che non riuscivano a entrare, si mettevano sul tetto della mensa delle acciaierie per godersi l’evento sportivo. Purtroppo oggi non vi rimane niente, perché lo stadio di Viale Brin è stato spazzato via negli anni ’80 per fare posto a un parcheggio.

All’inizio degli anni ’60 il Comune decide di progettare perciò un nuovo impianto. L’ingegnere Barruchello viene incaricato dell’opera. Perché questa scelta? Leopolo Baruchello era già il progettista dello stadio Bentegodi di Verona e non a caso, decide di utilizzare la stessa tecnica costruttiva, sovrapponendo tre ordini di scalinate. Lo stadio Libero Liberati viene dunque inaugurato il 24 agosto 1969, con un amichevole di lusso tra la Ternana e la squadra brasiliana del Palmeiras. Per l’occasione, l’impianto si presenta con due tribune su tre livelli per una capienza totale di 8.000 spettatori e due curve su un solo anello per altri 7.000 posti. Il dettaglio interessante è che manca inizialmente la parte centrale delle due curve e attorno al campo c’è una pista di atletica leggera. L’infrastruttura infatti, non solo ha una valenza polisportiva ma è immersa nel verde e fa parte di un complesso sportivo più ampio. Il Consiglio Comunale decide di intitolarlo a Libero Liberati per rendere omaggio a uno dei più illustri sportivi ternani, campione mondiale di motociclismo nel 1957, scomparso proprio in sella alla sua motocicletta in un incidente nella sua città il 5 marzo 1962.

La settimana dopo l’inaugurazione ci sono già ventimila spettatori, tra cui quattromila romanisti, accorsi per la partita di Coppa Italia Ternana-Roma finita 0-0. Con la storica vittoriosa della Ternana nel campionato di serie B 1971/72, arriva l’esordio assoluto in massima serie per una compagine dell’Umbria e con essa, nell’estate del 1972, l’aggiunta di altri due anelli sopra le curve costruiti in tempo record. Il 1° ottobre 1972, la Ternana fa il suo debutto casalingo in serie A e l’impianto umbro è quasi completato. Ci sono 30.949 spettatori per vedere le Fere pareggiare contro il Milan (e lo striscione della Fossa dei Leoni in Curva Est al terzo anello). La Est non è ancora il settore più caldo del tifo ed è curioso vedere le invasioni di tifosi ospiti durante quegli anni, quando le insegne delle due tifoserie si mescolano allegramente sui gradoni senza divisorio. Il settore con il tifo più acceso per la Ternana si concentra inizialmente al terzo anello dei distinti, tra la Nord e la Est.

Con la seconda promozione in serie A della Ternana alla fine della stagione 1973/74, viene edificato un altro settore dello stadio, tra la curva Nord e quella Ovest. Due gradoni sopra il primo anello che collega i due settori che per un periodo, alla fine degli anni ’80, fingeranno da settore ospiti. La capienza arriva a 38.000 spettatori ma per un Ternana-Roma disputato il 19 gennaio 1975, la stampa del tempo parla di circa 45.000 spettatori e di “tribune e gradinate gremite fino all’inverosimile” (cit.) Oggi è impossibile immaginare tutta questa gente sugli spalti dello stadio Liberati. Ovviamente le norme sulla sicurezza son cambiate e tutti i settori (tranne il vecchio settore ospiti) omologati con soli posti a sedere per un totale di 14.995 posti.

Ultimi scorci di importante storia si ritrovano nei murales realizzati sulle pareti esterne di Curva Est e Sud. Si possono vedere la bandiera cilena sanguinolenta e una colomba, ma anche un pugno che colpisce una svastica e un volto sofferente. La firma è quella della Brigata Pablo Neruda, un collettivo artistico fondato negli anni ’70 da cileni ritrovatisi esuli in Italia. Diverse città manifestarono solidarietà col popolo cileno in lotta contro la dittatura militare di Pinochet, succeduta al governo socialista di Allende con un colpo di Stato (col sopporto degli Stati Uniti) l’11 settembre 1973. Si può ancora leggere in spagnolo, sulla parete: «Cile hoy carcel del pueblo. Manana tumba del fascismo» (Cile, oggi prigione del popolo, domani tomba del fascismo). Terni, città rossa e proletaria per antonomasia al tempo, non poteva che accogliere anche lei questi esuli e questo collettivo.

Lascio questa cattedrale calcistica per fare un ultimo giro e soprattutto mangiare qualcosa prima della partita. A due ore dal calcio d’inizio, posso già notare diverse persone che indossano la maglia rossoverde. Un ragazzo mi spiega che la Curva Nord ha chiesto al popolo ternano di venire con la maglia delle Fere. Fa piacere vedere quasi ovunque tifosi con indosso questi colori così particolari, presenti tra l’altro nel gonfalone cittadino. Non sono per niente un amante del “total black”, per questo l’impatto visivo è decisamente diverso e rinfrancante. Poi nei bar attorno al Liberati c’è un un po’ di confusione: è sempre bello vedere centinaia di persone radunarsi, bere assieme, ridere e soprattutto socializzare ma in maniera genuina, non come nelle stupide Fan Zone che i promotori del calcio moderno vorrebbero per provare a lottizzare commercialmente anche quell’ultimo spazio.

Mancano 45 minuti all’inizio della partita e la Curva Nord decide di fare un mini-corteo per raggiungere il proprio settore. Interessante vedere come la tifoseria sia cambiata nell’ultimo mezzo secolo di storia. Poche piazze hanno conosciuto un cambio così drastico, ma allo stesso tempo hanno saputo tramandare una storia pluridecennale come quella del movimento ultras ternano. Per capirla bisogna fare un salto nel tempo e tornare all’inizio degli anni ’70. A quel tempo c’erano diversi club e striscioni a colorare le transenne, dagli immancabili Fedelissimi al grande Forza vecchio cuore rossoverde nei distinti passando per Aficionados Fere.

Bisogna aspettare il 1974 per vedere, con la seconda promozione della Ternana in serie A, una svolta. È una stagione importante e qualcosa cambia sugli spalti. Come in altre città italiane appaiano striscioni con un lessico diverso. Per un Ternana-Roma si può intravedere uno striscione rossoverde con la dicitura Commandos. Qualche mese dopo arriva quello degli Ultras, il primo vero sodalizio che raduna questi giovani che hanno voglia di dare un nuovo impulso al tifo. Questi ragazzi si ritrovano al terzo anello della Est, dove sventolano bandieroni con i colori sociali. Vengono realizzati altri striscioni per accompagnare quello degli Ultras, dai Fedayn alle Brigate Rossoverdi o ancora all’Inferno Rossoverde.

Alla fine del decennio arriva la prima ondata di repressione dopo l’omicidio di Vincenzo Paparelli, durante il derby romano del 28 ottobre 1979. E così che gli ultras ternani non possono più esporre il loro vessillo e si riuniscono così dietro lo striscione con la scritta Potere Rossoverde. Dopo averlo perso ad Ancona viene sostituito con Inferno Rossoverde. La svolta vera avviene nel 1980, con la gita ad Amsterdam di quattro ragazzi ternani che scoprono un fumetto underground americano di Gilbert Shelton. Si chiama The Fabulous Furry Freak Brothers e narra la storia di tre ragazzi che ruotano attorno alle droghe, una critica dell’American way of life, borghese e conservatrice, del governo e dei suoi agenti, poliziotti in primis.

Quel fumetto rivoluziona il tifo a Terni, accanto agli Ultras prendono posto i Freak Brothers. Sul loro primo striscione di una ventina di metri, esposto in Curva Est per Ternana-Francavilla, il 5 ottobre 1980, compare al centro come simbolo un dito medio. Tutto un programma. Questa ventata d’irriverenza preannuncia il cambio della guardia con la seconda generazione di ultras, quella degli anni ’80 appunto, con ispirazioni radicalmente diverse da quelle che si vedevano fino allora nelle curve italiane. A riprova, arriva un altro striscione durante la stagione 1981/82 ancora più lungo, con la scritta Freak Brothers lo sballo continua. Nei mesi successivi spuntano gli striscioni Girls, Vecchia Guardia e Ultras Forever. Una rivoluzione e un vento d’innovazione nella tifoseria rossoverde. Il terzo anello della Est è il covo di questi ragazzi, che si fanno notare con fumogeni, coriandoli e un bandierone.

Alla metà del decennio, il gruppo scende al primo anello della Est che diventa il cuore pulsante del tifo rossoverde. I Freak Brothers son una famiglia e negli anni diverse anime, dai quartieri alle bande di amici, si accodano con uno striscione. Poi in uno stadio con una configurazione così particolare, c’è spazio per tutti o quasi nei suoi tre piani. Resistono quasi sempre due filoni nominali. Il primo viene della politica: in una città operaia e industriale come Terni, la tendenza non poteva che essere di sinistra e si nota nella Est che sia con l’effigia di Che Guevara, la bandiera della Palestina o quella di Cuba, ma soprattutto con le sigle come Intifada Rosso Verde, il già citato Sendero Luminoso, Colletivo Autonomo, Hasta la victoria siempre, Red Boys, Fedeli alla linea, Gang Autonoma o Fronte Rosso. Il secondo filone deriva ovviamente dall’impronta Freak, cioè il lato sballato e goliardico che resta preponderante, come l’uso delle droghe. Basta vedere striscioni come Menti Perdute, Mine Vaganti, Sconvolts, Total Chaos, Psycho Group, Noise, Animal House, Terni Sballata, Squilibrati, Drunkards, Spirits, Brigata Gin Tonic, Generazione Sconvolta, Konfusi, Green Mad House, Head Out, Fiaschi Rotti, Wild Spirit o ancora Le Fricchettone della Est per capire questo spirito particolare.

Nel 1990 invece, appare lo striscione del Vecchio Freak che fa capire il cambio generazionale avvenuto nel gruppo. Lo stesso anno vede per la prima volta diversi gruppetti prendere posto nella Curva Nord. Due gruppi che hanno iniziato il loro percorso nella Est, i Cani Sciolti e i Mods si spostano da quest’altra parte dello stadio, dopo alcune incomprensione con i Freak. Nel 1991 i Mods si sciolgono per via delle diffide e i Nord Kaos prendono il timone della Nord. Nuove sigle si aggiungono come Irish Clan, Park Kaos, Cani Sciolti, Shining Group, Mads, Indians, Slappers, Alcool Group, Fire Red Green, Original Group, Red Green Usurpassers, Devil Goblins, Street Jackets, New Bush.

Per tutto il decennio contribuiscono a creare un secondo focolaio di tifo, anche se tanti hanno una vita breve o sono per lo più bande di amici che gruppi veri e propri. Sin dall’inizio, interessante notare l’impronta britannica di questi gruppi, che nel 1995 prendono posto al secondo anello della Nord sempre con pezze sullo stile italo-inglese dei rispettivi gruppi rimasti sulla breccia (Nord Kaos, Park Kaos, Irish Clan, Shining Group). Ci sono anche alcuni elementi di destra ma con tanti compagni, dunque quella della prima Nord non può ritenersi un’esperienza o una contrapposizione di natura politica, e per quanto lo stile sia completamente diverso dalla Est, al suo interno c’è davvero di tutto.

Il 20 ottobre 1996 arriva il terremoto, con il furto dello striscione Freak Brothers da trasferta, durante un incontro in autogrill tra perugini e ternani diretti a San Donà. Gli equilibri barcollano e il mitico striscione viene ripiegato per un un po’ ma aiutati dagli Ultras 1974, i Freak continuano. Nel 1998 si costituisce un nuovo gruppo che non è l’ennesimo striscione in più nella collezione della Est. È quello della Working Class, gruppo che si richiama sia alla tradizione operaia della città che al filone politico della tifoseria ternana. Per capire il loro peso, basta vedere il loro striscione sempre accanto a quello dei Freak Brothers.

All’inizio del XXI secolo la Curva Est vedere arrivare lo striscione Resistenza Ultras. Nel 2002, la Est aderisce alla proposta avanzata dai Livornesi al RAI (Raduno Antirazzista Internazionale organizzato a Narni dagli stessi ultras ternani) di unire tutte le tifoserie di sinistra per resistere alla repressione e lottare contro l’infiltrazione destroide che stava prendendo il sopravento in diverse curve. Da lì, in trasferta come in casa si vedrà solo la scritta Resistenza Ultras. Nel 2004 accanto ad esso tornano gli striscioni rossoverdi. Working Class e Freak però, sono ormai in declino proprio per via di una repressione sempre più forte. Si intravede per la prima volta uno striscione generico Curva Est. Il lento ma inesorabile declino del settore prosegue, nonostante la creazione degli Ultras ‘07 che non riescono ad influire sul corso degli eventi. Sono anni bui con presenze ridotte ai minimi storici, allo stadio e in curva.

Nell’ottobre del 2012, la sterzata è rappresentata dalla nascita del progetto Curva Nord. Ragazzi che decidono di costruire un’alternativa alla Est, mossi da dissidi interni con diversi componenti degli ex Ultras’07. Si spostano così nell’altro settore, mantenendo una linea oltranzista rispetto alla tessera e alla repressione (non sono tutt’ora tesserati) con l’idea storica per una piazza come Terni, di tenere la politica fuori dallo stadio. Ripartono da zero in un settore dove non c’era più nessun tipo di tifo da anni. Passo dopo passo la Curva Nord si irrobustisce e cresce con tanti giovani che iniziano il loro percorso ultras direttamente lì, facendo di questo settore una seria alternativa alla Curva Est.

Nonostante tutto la Est non sparisce, anzi sembra riprendersi per un un po’. Si vedono sigle di vecchia data come Generazione Sconvolta e Menti Perdute affiancare lo striscione della Curva Est. Bisogna poi aspettare il 2017 per vedere nuovi gruppi come gli Intaccati o Quelli della Est. A loro si aggiungono negli anni successivi: Quilli Misti, Vecchio Stampo, Brigata Gagarin e Acciaio. Ma sparisce definitivamente lo striscione Curva Est nella primavera 2018. A quel punto i numeri son calati vertiginosamente nello storico settore, dove da qualche anno sono subentrati anche gli Intaccati a coordinare il tifo e aiutato dalle altre anime ultras, stanno portando avanti il duro ma caparbio lavoro di risollevare le sorti dell’antica e prima casa degli ultras rossoverdi.

Arrivo allo stadio ed è bello vedere tanta gente attorno al Liberati e soprattutto sentire l’entusiasmo per la partita. Ritrovo di fronte allo stadio anche i colleghi, nonché amici di Sportpeople ed insieme entriamo subito in campo. Manca mezz’ora all’inizio, si sente che la serata è importante, nonostante il giorno lavorativo. Parliamo del ritorno di una semifinale play-off che coinvolgono due squadre importanti del calcio italiano: la Ternana che vorrebbe tornare subito in serie B, dopo la retrocessione della stagione scorsa ed il Vicenza che tenta di raggiungere la cadetteria da tre anni, persa in finale playoff l’anno scorso a Carrara. Con i giochi ancora aperti dopo lo 0-0 dell’andata a Vicenza, le due squadre sembrano decise e pronte a tutto per conquistare l’ultimo biglietto per la finale.

Nonostante sia mercoledì, il popolo biancorosso risponde alla grande con 862 biglietti staccati nel settore ospite. Sono 460 i chilometri tra le due città, non una distanza proibitiva ma in un giorno lavorativo non si riesce comunque a coprirli senza prendere una giornata di ferie. Quando gli atleti sono pronti ad entrare in campo, lo stadio non sembra esattamente al completo. Ci sono 9.203 spettatori. Ci si poteva aspettare forse di più vista la posta in palio, ma è anche vero che le autorità sembrano far di tutto per scoraggiare i tifosi dall’andare allo stadio. Nonostante sia questa l’era in cui si può comprare qualsiasi cosa e in pochi secondi online, ciò non vale nel reperimento dei biglietti per lo stadio. Perché nel Belpaese si deve sempre necessariamente passare attraverso un iter burocratico totalmente illogico e onestamente… stupido.

Per questa partita, per esempio, il Ministero dell’Interno attraverso i suoi organi preposti, ha stabilito la vendita libera dei settori locali ai soli residenti in Umbria. Sapendo che il Lazio è situato a meno di dieci chilometri della città umbra c’è una logica in tutto ciò? Tra l’altro perché un residente delle Marche o della Toscana non potrebbe venire a vedere questa partita? Questa stagione, la Ternana ha avuto una media spettatori di 4.846 spettatori. Nel girone B della serie C, la squadra umbra è solo seconda dietro alla SPAL (con una media di 5.417 tifosi). Ma se guardiamo in Germania dove la media in terza serie (è pure vero che hanno un solo girone…) è di 11.552 spettatori, possiamo ben capire che in Italia qualche problema in materia di pubblico c’è e sembra anche piuttosto serio.

Comunque anche se il Liberati non ha fatto il pieno, si respira ugualmente la particolare aria delle serate importanti. La Curva Nord invece è strapiena e dieci minuti prima del via, inizia già con il suo sostegno. Il settore ospiti non si fa pregare e risponde subito per le rime. Quando le due squadre entrano in campo, la Nord sventola cinque bandieroni. Il settore ospite è anch’esso occupato a sventolare diversi bandieroni e accende una torcia che finisce di fronte. Mi aspettavo di più per questa partita a essere onesto in termini di colore. L’unico slancio in tal senso arriva dalla Est, dove gli Intaccati propongono una mini-coreografia con un bandierone al centro e una quarantina di bandiere rosse e verdi sventolate ai lati.

Il tifo parte subito deciso e scelgo strategicamente di piazzarmi tra il settore vicentino e la Curva Nord in questa prima frazione. Mi è evidente fin da queste prime battute che la bilancia del tifo rossoverde si è spostata tutta in quest’altro versante. La Nord coordina il tifo con tre megafoni e riesce a coinvolgere quasi tutti i presenti. Lo si nota soprattutto dai battimani che vengono eseguiti quasi alla perfezione per tempistica e partecipazione. È bello vedere nelle loro file tanti giovani, cosa che fa ben sperare per il futuro del movimento ternano tutto. Si registra inoltre una delegazione di Casertani per questa importante sfida, seppur non abbiano un drappo a rappresentarli. Stupisce inoltre il numero di striscioni dei Ternana club che caratterizzano e colorano ulteriormente il glorioso Liberati, compreso un divertente Distinti ma non troppo.

I vicentini si presentano come sempre con questo stile a metà italo-inglese, con le diverse pezze dei gruppi trainanti della Curva Sud e dei distinti a centro settore: Lanerossi Crew, South Terraces, Youth, Vecchia Guardia, Caneva e Fedelissimi. Non possono mancare i drappi per i diffidati e per Moreno, il mitico capo della Sud vicentina scomparso nel 1993 in un incidente stradale. Logisticamente il settore è perfetto, perché permette ai normali tifosi di mettersi al secondo anello per godersi la partita e alle forze vive sotto per tifare. Spicca anche nel loro caso un due aste molto originale con l’immancabile gatto con un coltello.

Il primo tempo, in campo, vede la Ternana passare in vantaggio al 13°. Esplode di gioia lo stadio con gli ultras ternani che non esitano a prendere in giro gli ospiti. Quando l’arbitro fischia la fine del primo tempo, posso dire che sia la Curva Nord che il settore ospite hanno fatto fino in fondo il loro dovere. Decido dunque di spostarmi sotto la Est nel secondo tempo per apprezzarla da vicino e valutare al meglio anche la sua prestazione. Gli Intaccati coordinano il tifo con due megafoni, sono circa centocinquanta le persone che partecipano alle loro direttive e le seguono in maniera costante. Battimani, bandierone al vento e anche una torcia lanciata in campo. Al 57° minuto la Ternana raddoppia e il pubblico di fede rossoverde esulta, ma quattro minuti dopo il Lanerossi accorcia e permette alla tifoseria biancorossa di crederci ancora. La Ternana però non cede e al 67° segna anzi il terzo goal. Lo stadio libera un boato di gioia per questa rete significa qualificazione e finale.

Torce e fumogeni rossoverdi si accendono nella Nord. È una specie di euforia collettiva che contagia tutti, con buon parte dei presenti a torso nudo nel settore più caldo. I vicentini nonostante un calo nel tifo, danno fondo a tutto il loro amore per il Lanerossi e all’orgoglio per riprendere a tifare con la stessa veemenza. La loro personale ciliegina sulla torta è la sciarpata condita dell’inno del Vicenza. Niente da dire, è palese che la serie C sia troppo stretta per loro che, per il secondo anno consecutivo, vedono il sogno della B infrangersi contro la dura realtà dei playoff.

Il campo ha deciso, le Fere si qualificano per la finale in un tripudio di gioia di squadra, staff e pubblico che festeggiano in un immenso abbraccio ideale che raccoglie tutti gli attori di questa grande impresa. Rimangono ancora 180 minuti per coronare quel sogno chiamato serie B ma è per me tempo di lasciare lo stadio e la città che mi hanno accolto per una giornata splendida. Nonostante mille vicissitudini e problemi interni, la tifoseria rossoverde continua il suo percorso iniziato mezzo secolo fa e stasera ho capito ancora di più quanto tengano ancora alto il nome della Ternana Ultras. Non si sa ancora se saranno in B o in C la stagione prossima, ma una cosa è certa, cioè che nonostante una repressione sempre più forte, nella città umbra il fascino del movimento ultras perdura ancora nel 2025.

Testo di Sébastien Louis
Foto di Sébastien Louis e Imma Borrelli