Sei tifosi della Ternana erano finiti a processo per essere stati individuati tra gli autori di una torciata alla festa promozione in B del 19 maggio 2012. È notizia di questi giorni che tre di quei tifosi sono stati assolti dal giudice per la “particolare tenuità del fatto”, dopo che i primi tre avevano già risolto la propria posizione attraverso il pagamento di una pena pecuniaria.

A seguito della promozione in Serie B, venne organizzato l’evento “Liberi festeggiamo”, ma evidentemente nessuno aveva fatto i conti con quella libertà ormai sempre più fittizia. In campo, la squadra rossoverde che aveva appena raggiunto questo brillante traguardo era contrapposta ad una squadra di vecchie glorie. Sugli spalti invece, la tifoseria aveva celebrato l’agognato ritorno in cadetteria con una corposa torciata, resa ancora più suggestiva dall’oscurità della sera in cui si giocava.

Però per la questura non si trattava di una festa, non si trattava del appassionato trasporto con cui tifo, città tutta e squadra si univano in un’unica gioia. No, per loro faceva semplicemente testo la mancanza di richieste d’autorizzazioni scritte rilasciate dal Comune. Perché pare che sia questo il discrimine: se sei autorizzato è tutto ok, se non hai un fogliaccio di carta fra le mani allora costituisci “grave rischio per gli spettatori per gli spettatori presenti”. Anche la spontaneità della gioia e della festa può essere solo consentita in deroga a carte bollate, visti amministrativi e supervisioni del potere di turno: tutto abbastanza squallido, ma tant’è.

In ogni caso, almeno questa volta ed almeno per metà degli accusati, la disavventura è finita bene, con il riconoscimento del giudice della reale entità del fatto, uno dei tanti casi di “particolare tenuità” ma di cui la psico-polizia continua a bombardare il tifo organizzato. Chi ha possibilità (economica e temporale) di cimentarsi in particolari e snervanti iter processuali, magari ce la fa a veder riconosciuto il principio, agli altri non resta che pagare, anche per fatti che il giudice poi riconosce irrilevanti.

Matteo Falcone.