Pisa 161993: un manipolo di ragazzi parte per una gita (poco) culturale ad Amsterdam. Così, tra una visita alla casa di Anna Frank e qualche visita più approfondita ai coffee shop della città, chissà per quale arcano motivo, vengono rapidi dal Coffeshop 36, locale dove passeranno gran parte della loro strampalata vacanza. La combriccola è del paese di Pontasserchio, alle porte della città di Pisa, e tutti i ragazzi, chi più chi meno, sono affascinati dal mondo del tifo, dell’ultras e dagli eccessi di un universo che rappresenta ribellismo e gioventù. Già in paese esisteva un club che seguiva la squadra nerazzurra ma, come accadeva spesso in quegli anni, la spaccatura generazionale era talmente evidente che risultava difficile seguire compatti le stesse direttive. Tornati in Italia dalle ferie di Amsterdam, la combriccola si “impossessa” del simbolo del Coffeshop, un draghetto dall’espressione ambigua, e sforna il primo striscione con la scritta “Pontasserchio”.

Il gruppo offre il proprio contributo alla Curva Nord, si infoltiscono le fila, si timbrano trasferte nel profondo sud ed altre riservate ai soli fedelissimi, si produce materiale e si colora la curva con bandiere e stendardi. Il gruppo è presente nei momenti d’oro della squadra ma anche in quelli bui delle serie dilettantistiche e delle trasferte nei campetti di periferia.

Anno dopo anno, stagione dopo stagione, il tempo sembra volare e tra qualche uscita per limiti d’età e qualche più corposa new entry, ecco festeggiare i primi venti anni in coincidenza della partita Pisa–Frosinone. Non siamo più negli anni novanta, dove allo stadio si poteva introdurre di tutto e di più, le leggi attuali impediscono pure di fare uno sbadiglio senza tapparsi la bocca, perciò festeggiare l’anniversario può diventare complicato: viene deciso per un telone copri settore prodotto per l’occasione, accompagnato dal caro vecchio striscione, l’unico problema è far entrare il materiale senza cadere nella rete di filtraggi e prefiltraggi. Con un pizzico di fortuna ed un po’ d’astuzia, il tutto viene introdotto in curva, così ad inizio secondo tempo viene mostrata la coreografia che saluta i 20 anni del gruppo.

I festeggiamenti non terminano allo stadio, il fine settimana 21-22 settembre viene organizzata una mostra accompagnata dall’inevitabile cena con dopo cena abbinato. Visto il numero di partecipanti e dei semplici curiosi ad un appuntamento sviluppato su due giorni, intervallato solamente dalla partita Pisa – Nocerina, si può ben dire che il risultato sia andato ben al di là delle aspettative, si sono cementati vecchi rapporti, si è rivista qualche faccia  che aveva preso altri lidi e si è avuta l’opportunità, tramite un dvd autoprodotto, di rivivere gran parte della storia del gruppo.
Tra ricordi, brindisi e cori da stadio è confermata la tesi che l’ultras non è ancora morto e sepolto, si è evoluto, ha dovuto cercare altri spazi fuori della curva ma resta se non l’unica, certamente una delle poche forme di aggregazione in un periodo dove le amicizie son sempre più virtuali e sempre meno concrete. Lunga vita agli ultras.

Testo e foto di Valerio Poli.

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