La disperazione di trovare una partita da vedere in una Domenica relativamente libera, porta a scoprire che esistono posti che sfiorano i passaggi stradali che sei solito fare. Per esempio, attraversando spesso Cermenate, avamposto della provincia di Como che fa da rampa di lancio alla Statale 35 che va dritta a Milano, mai mi ero accorto di questo piccolo Comune ad appena due chilometri di distanza. Non c’è neanche un cartello che indica Lazzate, bisogna solo conoscere la strada (che ho ispezionato con Google Maps) e attendere che, brevemente, si passi dalla provincia di Como a quella di Monza e Brianza. Nella sua piattezza dovuta alla pianura, Lazzate ti accoglie con un bel cartello sopratitolato “Comune della Padania”, dove le strisce pedonali sono contornate tutte quante di un “casuale” colore verde. Come benvenuto non è male.

Fino a Martedì scorso, ignoravo completamente questo centro abitato di 7.500 anime, poi la “febbre da partitella”, scartando basket e hockey non disponibili, mi ha fatto scendere dalla serie A fino all’Eccellenza, dove poi non è che vi siano tutte queste tifoserie. Guarda un po’ dove gioca il Legnano, guarda dove gioca il S. Angelo e niente, e poi vedo il Fanfulla che gioca in trasferta contro questa “Ardor Lazzate”. Tempo di stupirmi guardando la cartina, e mi dico “perché no?”.

Il  Fanfulla, squadra di Lodi, fa parte di uno dei più antichi sodalizi sportivi italiani. Fondata come società di ginnastica e scherma nel 1874, prende nome da un famoso combattente mercenario vissuto a cavallo tra il XV e XVI secolo noto, appunto, come Fanfulla da Lodi. Più recentemente, ma sempre in tempi lontani, nel 1908 anche il calcio fu incluso nella polisportiva, sfornando successi che portarono, nell’immediato anteguerra e nel dopoguerra, ad 11 partecipazioni in serie B, prima di un lento declino; ultima partecipazione in serie C nel 1985, poi solo buio nelle categorie dilettantistiche. La tifoseria del Fanfulla, colori bianconeri, nonostante non abbia grandi numeri, è sempre stata presente al fianco della propria squadra nella buona e nella malasorte. Senza contare che, nel capoluogo lombardo, a scaldare i cuori dei tifosi c’è la squadra di hockey su pista, della quale ho scritto la scorsa stagione, di dimensione europea. Dev’essere difficile e non poco seguire una squadra un po’ snobbata dal grande pubblico, che fa la spola nella media-bassa classifica dell’Eccellenza Lombarda, e costretta a confrontarsi con realtà al limite della presentabilità.

Per esempio, arrivando al “Gianni Brera” di Lazzate, e vedendo la piccola tribunetta coperta, mi chiedo come sia possibile che una roba del genere abbia l’omologazione per il campionato di Eccellenza. Poi ci ripenso un attimo, e mi ricordo di aver visto di peggio. Il campo, in erba, almeno è tenuto bene. Il mio ingresso avviene in maniera un po’ surreale, con una marea di gente normalissima che quasi ignora il bigliettaio passando come se non esistesse, e il bigliettaio che li rincorre non per farli pagare, ma per dargli un biglietto omaggio “per essere almeno in regola con la SIAE”. Non essendo sicuro del mio accredito, potevo fare lo stesso, ma attendo il ritorno del bigliettaio, che mi fa entrare dandomi il biglietto. Per il campo passo dagli spogliatoi, dove non c’è nessuno, e con facilità estrema sono a bordo campo.

Gli “Ultimi Guerrieri”, gruppo al seguito del Fanfulla, hanno già sistemato striscioni, bandiere e stendardi. Fa piacere vedere che ancora ci sia qualcuno che premura di arrivare un bel po’ prima al campo. Non sono tanti, conterò 8 persone effettive più qualcuno che sta là intorno in piedi e ogni tanto dà una mano nei cori, ma niente di più. A parte quello, impossibile non constatare come quasi tutto il pubblico presente sia di Lodi, mentre sono pochissimi i tifosi della squadra locale. In tutto i Lodigiani saranno oltre una cinquantina, poco meno i gialloblu di casa, che non hanno, ovviamente, nessun seguito organizzato. Prima della partita conosco il fotografo del Fanfulla, che mi racconta qualche aneddoto, come quello del loro allenatore, Paolo Curti, che rinunciò ad una carriera da professionista (militava nella Primavera del Milan) per dare sfogo alla sua passione per la pittura, tanto che oggi egli è un artista abbastanza affermato, nonostante non abbia rinunciato al “vizio del calcio”.

Quando entrano in campo le squadre, gli Ultimi Guerrieri cantano il coro “Giochiamo in casa”, e poi cominciano a tifare, alzando bandiere e stendardi. Colpisce che in molti cori, invece che col nome della squadra, si canta per il “Guerriero”. Il primo impatto, nonostante il numero ridotto, è buono. Meno buona è la partita, tipica sfida di bassa lega con calcio duro e poche azioni da gol, dove a tenere banco è l’allenatore dell’Ardor che tra bestemmie, minacce di picchiare o peggio i propri giocatori, calci alla panchina, urla, indicazioni colorite ai suoi (tra l’altro per tutti i 90 minuti), ricorda molto l’ex allenatore della Pro Patria Firicano, col quale ha persino una certa somiglianza. Fra l’altro, chiamare continuamente il proprio giocatore “Sega” (perché di cognome fa Segali) non è proprio il massimo della vita. Il primo tempo termina 0-0, partita brutta in cui l’Ardor ha fatto comunque di più. Riguardo agli Ultimi Guerrieri, armati di tamburo e megafono, hanno sostenuto la squadra meglio all’inizio che dopo, date le pause che talvolta sono state fatte. In ogni caso, per questo primo tempo, voto oltre la sufficienza.

Tra primo e secondo tempo mi avvicino al bar del campo sportivo, dove faccio conoscenza con un paio di ragazzi ultras del Fanfulla, coi quali scambio qualche chiacchiera e che, gentilmente, mi offrono un caffè (apprezzatissima la non voluta ma provvidenziale correzione con la Sambuca). Fa sempre piacere, tra l’altro, constatare come Sport People sia conosciuto ad ogni latitudine.

Nel secondo tempo l’incitamento bianconero, soprattutto nella prima mezzora, migliora costantemente, con cori tenuti decisamente più a lungo e anche un po’ più originali nel repertorio. Chi non risponde agli stimoli è la squadra, che tuttavia ha un’occasione clamorosa verso la fine della partita. Girandola di cambi, solito show del mister di casa, un occhio sempre buttato sugli spalti. Qualche scatto anche al campo per far passare il tempo, poi mi preparo al fischio finale. Ma la sorpresa arriva nei minuti finali, quando proprio “Sega”, su mischia in area nata da una punizione, fa passare in vantaggio i padroni di casa, con l’incontenibile gioia dei gialloblu, del mister, e dei tifosi di casa, che, pur non in tanti, esultano piuttosto rumorosamente.

Le vittorie inaspettate e nel finale sono le più belle. Peccato però per i tifosi del Fanfulla, che meriterebbero senz’altro di più. A fine partita, mentre la squadra vincitrice si abbraccia a centrocampo, i bianconeri scendono negli spogliatoi senza neanche un saluto ai propri tifosi. Va bene che la sconfitta brucia, ma scene come questa non mi sono mai piaciute da quando ero anche io protagonista sui gradoni. È una questione di valori e di rispetto, che nel calcio purtroppo mancano. Detto questo saluto il “Comune della Padania”, con un bilancio abbastanza positivo.

Stefano Severi.