Sugli spalti del Manuzzi, in occasione dell’ormai classico anticipo televisivo del venerdì sera, confronto ad alto tasso adrenalinico tra due tifoserie di elevato spessore.

Le premesse sono quelle giuste perché ci si aspetti di assistere ad una bella serata di tifo, visto anche il numero piuttosto elevato di sostenitori ospiti in arrivo dalla città patavina.

Già qualche anno fa ebbi modo di assistere ad un acceso confronto sugli spalti tra queste due curve, in occasione di un posticipo serale del campionato di serie C1 disputato di lunedì sera, durante il quale entrambe le tifoserie seppero creare una grande atmosfera, che aveva tutto il sapore della serie A.

Anche questa sera, così come avvenne in occasione di quell’indimenticabile scontro al vertice nel torneo di serie C1 2008/2009, il grosso degli ultras padovani giungono allo stadio a partita iniziata. Una volta compattatisi e appesi i loro vessilli alle vetrate del settore ospiti (con tanto di bambola gonfiabile al seguito!) si attende che, a livello di tifo, prenda il via il loro attesissimo show.

Passano i minuti ma l’attesa rimane tale.

La sensazione che ho è che i padovani siano lì, belli carichi, in attesa di esplodere in un boato in grado di far tremare l’intero stadio ma, per qualche oscuro motivo, quel boato rimane strozzato in gola.

Eppure, non riesco a capire. La loro presenza, stimabile a mio avviso tra le 400 e le 500 unità, numericamente è ottima, specie se si considera il fatto che la partita viene disputata di venerdì sera ed è trasmessa in diretta televisiva. Ed inoltre, buona parte dei presenti nel settore ospiti è evidentemente riconducibile agli ultras della “Fattori”, ma per qualche strana ragione il loro tifo questa sera stenta a decollare; non esplode come dovrebbe e come ci si aspetterebbe da un gruppo così numeroso e compatto.

Misteri del mondo ultras.

Per carità, ci tengo a chiarirlo prima. Non è che i padovani stasera non abbiano tifato, è solo che, a mio avviso, non l’hanno fatto per quelle che sono le loro vere potenzialità, ossia quelle di un ottimo gruppo ultras che già in passato avevo avuto modo di osservare ed apprezzare dal vivo.

Una serata storta può capitare a tutti e, in ogni caso, personalmente ritengo che una presenza così numerosa in un giorno feriale vada apprezzata e lodata, senza se e senza ma. Cosa che, fortunatamente, fa la loro squadra del cuore, andando a vincere in casa di una delle compagini meglio attrezzate nell’attuale torneo di serie B e in uno stadio, il Manuzzi, che quando vuole sa trasformarsi in un ambiente veramente ostile.

Egregia, anche questa sera, la prova di tifo dei sostenitori di casa. Con la Curva Mare che fa il proprio dovere dal primo all’ultimo minuto, provando in tutti i modi a spingere il pallone oltre la linea di porta biancoscudata. Cosa che, purtroppo per loro, non avviene malgrado l’ottimo sostegno vocale espresso durante tutto l’arco della partita.

Il loro tifo è caloroso, continuo ed incessante. A dimostrazione, casomai ce ne fosse ancora bisogno, che quella romagnola è, ad oggi, una delle tifoserie più numerose, calorose ed appassionate di tutta la serie B, degna sicuramente di quel massimo palcoscenico calcistico nazionale che, anche se soltanto per due stagioni, erano tornati a calcare di recente. E non dovrebbe essere diverso da così, tenuto conto del fatto che l’A.C. Cesena ed i suoi sostenitori si considerano da sempre i maggiori rappresentanti, calcisticamente parlando, della Romagna.

Che ciò sia vero oppure no, non sta a me giudicarlo ma sta di fatto che i bianconeri sono forse l’unica compagine calcistica romagnola ad avere tifosi e simpatizzanti sparsi su tutto il territorio, da Imola a Cattolica, vale a dire nell’arco di 100 km; numeri importanti rispetto alle categorie frequentate negli ultimi venti anni, dove i tifosi del “cavalluccio marino” presenti al Manuzzi lo sono stati tanto nei giorni dorati della serie A, quanto in quelli più oscuri della serie C1.

Certo, non c’è dubbio sul fatto che ciò sia stato possibile grazie ai tanti successi del passato, specie quelli che hanno portato i bianconeri romagnoli a calcare spesso i campi della serie A durante gli anni ’70 e ’80; ed è pure lecito domandarsi come sarebbe stato se al loro posto ci fossero stati il Rimini oppure il Ravenna.

Ma resta il fatto che ad oggi, la provincia romagnola, quella della gente appassionata di calcio che vive nei tanti piccoli comuni sparsi in pianura, attorno alla Via Emilia, lungo le sponde della Riviera Adriatica e sulle colline dell’entroterra, e che ancora sceglie di andare allo stadio per vedersi una partita di calcio e per sostenere dal vivo i colori di una squadra da cui sentirsi rappresentati e che rappresenti la propria terra, ha scelto da tempo da che parte stare. Alla faccia dei grandi squadroni, dello “spezzatino” televisivo e del calcio moderno.

Così è, se vi pare.

Giangiuseppe Gassi.