Dover commentare una partita del genere per Sport People rischia di far venire la classica sindrome del foglio bianco. Perché di ultras, o anche solo di tifo in generale, questa partita non ha avuto niente. Anzi, è stato un semplice, banale carrozzone mediatico che è servito al Chiasso per pubblicizzarsi e (soprattutto) far cassa, mentre al Milan per dare enfasi al ritorno di Ricardo Izecson dos Santos Leite, per tutti Kakà. Essendoci passato anni addietro in una situazione del genere, sono stato un po’ un illuso a cercare, oggi, una situazione che è l’antitesi naturale dell’essere tifoso. Immagino i sostenitori del Chiasso, costretti al ruolo di comparsina, nonostante fossero i padroni di casa. Immagino (e ho potuto vedere) la frustrazione di molti giocatori della squadra ticinese completamente ignorati dai riflettori, ad esclusione di quel Gianluca Zambrotta tornato, per un giorno, sotto le luci della ribalta. Provo, comunque, a dare una parvenza di cronaca ad una giornata che, probabilmente, per i nostri lettori precipiterà nell’anonimato più assoluto.

Essere indigeni porta, indiscutibilmente, alcuni ovvii vantaggi. Innanzi tutto quello di conoscere le arterie stradali secondarie, evitando quelle principali che, figuriamoci se non sarà così, oggi saranno completamente bloccate. Ho visto Chiasso paralizzata per 400 tifosi del San Gallo, figuriamoci oggi di fronte all’orda rossonera. Prendo il mio storico valico di Val Mulini, il “senza gdf” (che ha doppia valenza, in Italia Guardia di Finanza, in Svizzera Guardia di Frontiera) e con grande rapidità arrivo, in pochi minuti, al “Penz”, lo stadio di Chiasso. Le tante macchine parcheggiate su via della Passeggiata mi fanno capire che ho fatto bene a muovermi prima e ad evitare determinate strade. Parcheggiano tutti sul percorso ciclabile, ma io mi defilo un po’ verso un posto più sicuro, perché il termine buon senso è piuttosto refrattario a trovare spazio nel modo di ragionare della polizia elvetica.

Nonostante manchi ancora parecchio all’inizio della partita, la gente è davvero tanta. Almeno in questo caso, sono molti i padri di famiglia con i propri bambini, quasi tutti con una maglia del Milan. Il Chiasso, d’altronde, ha fatto una politica di prezzi molto intelligente per questa partita: una tribuna costa 25 Franchi, gli spalti 12, mentre gli abbonati del Chiasso hanno una minima riduzione di prezzo (20 e 10 Franchi). Inoltre, tutti i ragazzi fino a 14 anni possono entrare gratis. Il che, abbinato all’evento della prima partita di Kakà dal suo ritorno, è un invito irresistibile per chi ha famiglia. La tribuna centrale è già esaurita da un giorno, mentre per gli spalti (ovvero tutto il resto dello stadio) rimane solo qualche tagliando.

L’organizzazione è imponente: la security, già non leggera durante le partite di Challenge League, è raddoppiata. Sono stati assunti degli steward solo per la giornata di oggi. Sono raddoppiate le biglietterie e anche gli accrediti sono stati messi in una parte riservata. Il mio pass mi viene dato subito e anche questa è una novità, visto che, per l’accesso al campo, di solito si entra sulla parola. Ai cancelli mi riconoscono e, rispetto a tanti altri, non mi viene fatta mettere la pettorina, con la sola indicazione di tenere il pass bene in vista.

Una volta in campo è impossibile non notare quanto strida l’ambiente con una normale partita di serie B svizzera: gli spalti sono gremiti e, neanche a dirlo, la larghissima maggioranza è rossonera. Persino settori che, solitamente, vengono dichiarati inagibili, vengono fatti riempire fino all’orlo. La schiera di fotografi è nutritissima e anche la tribuna stampa non è da meno. Lo speaker del Chiasso oggi non sfigurerebbe a San Siro, visto che utilizza tutta la sua carica per dare risalto al Milan e a Kakà, anziché alla squadra locale. Comincio a capire che di tifo organizzato per il Milan non ce n’è, così come poche sono le bandiere o gli elementi coreografici, al di fuori delle molte maglie del Milan indossate da bambini e ragazzi. Sono pesci fuor d’acqua i ragazzi del “GACS” che, se non fosse per il loro striscione (lo stesso appeso durante la partita col Locarno, “Gioca per lo stemma che hai davanti e ci ricorderemo del nome che hai dietro”) con uno stendardo (l’inconfondibile 1312), risulterebbero anonimi tra i tanti tifosi rossoneri che li circondano.

 

Poi il momento di isterismo di massa, il motivo per il quale tutti sono convenuti: l’esordio assoluto di Kakà, quattro anni dopo. Un osanna collettivo si leva da ogni settore per il solo fatto che il giocatore sia entrato, assieme ai suoi compagni, a riscaldarsi in campo. La ressa dei fotografi fa capire subito quanto sia trash questo momento, elevato all’ennesima potenza a spot pubblicitario di un calcio sempre meno popolare e più attaccato alla rendicontazione economica. Di par mio, deluso dalla mancanza di un vero e proprio sostegno organizzato, approfitto, alla pari di molti altri fotografi non professionisti, che hanno usato le più larghe maglie del sistema di accreditamento svizzero per partecipare all’evento, per fotografare giocatori che chissà se e quando mi ricapiterà di immortalare in azione. Anche se molti giocatori sono nei ritiri delle rispettive nazionali, ci sono Kakà, appunto, Robinho, Matri, Nocerino, Mexes, Muntari, Amelia, Poli, più un Allegri piuttosto a suo agio nel tranquillo ma affollato ambiente della Svizzera di frontiera. È in questo momento che i GACS, mischiati a gente con la maglia del Milan persino sopra i loro striscioni, provano a farsi sentire, con qualche coro per la maglia, tra l’indifferenza dei più.

Finito il riscaldamento qualche teatrino per far contenti i media, come l’abbraccio tra il difensore-viceallenatore del Chiasso Zambrotta e Kakà, tra Zambrotta e Allegri, ed un primo premio consegnato a Kakà, che, per l’occasione, indosserà pure la fascia di capitano.

Più vado avanti e più mi chiedo cosa c’entri con Sport People questo articolo, ma un minimo voglio insistere. Anche perché l’ingresso di campo è accompagnato dall’unico elemento vagamente ultras di tutta la partita, ovvero un fumone acceso dagli ultras del Chiasso, anche se in maniera un po’ defilata per non farsi notare troppo dalla, almeno oggi, fin troppo imponente security. A proposito di security, per la serie “sceriffo per un giorno”, va notato come persone che di solito fanno abbastanza onestamente il loro mestiere, oggi si mettano a dettare ordini un po’ a tutti con fare superiore e sentendosi chissà chi, cominciando da noi fotografi per finire ai bambini che, invadendo il campo per sedere sulla pista d’atletica e vedere l’incontro (vano il tentativo dello speaker di riportarli ordinatamente sugli spalti), vengono ripresi ad ogni minimo movimento, neanche fossero tra i banchi di scuola.

Come comincia la partita, posso dire che finisce tranquillamente tutto. L’unico accenno di tifo del Milan è da un signore alle mie spalle, che intona cori con un megafono in solitario tra la derisione generale, mentre i GACS, dopo qualche minuto di cori, decidono di seguire in silenzio il resto della partita. Chissà se lo hanno fatto perché vogliono essere coerenti alla stessa scelta fatta in campionato, o perché non si sentono a loro agio e capiscono quanto surreale sia una situazione creata ad arte per lo show-business. Sta di fatto che, dopo un buon inizio, e qualche bel battimani, c’è il nulla assoluto, dove gli unici rumori a far da padrone sono quelli del brusio della tanta gente arrivata dall’Italia (8.000 gli spettatori totali).

Poco da dire sulla partita visto che, complice il troppo emozionato portiere del Chiasso, a fine primo tempo si sta già sul 3-0 per il Milan. Il Chiasso prova a non fare da sparring-partner,  ma la realtà è che i rossoblu, pur giocando piuttosto bene, sbagliano occasioni persino clamorose davanti ad Amelia. Non è la loro giornata, né quella di Chiasso in generale, anche se, ufficialmente quanto pretestuosamente, si sta giocando per il “1°Trofeo Città di Chiasso”. Per il resto i riflettori si spostano tutti ed unicamente su Kakà, con la gente in estasi ad ogni minima giocata dell’ex Pallone d’Oro, quando poi sappiamo tutti che il suo acquisto è più un punto di domanda che un punto esclamativo. A fine primo tempo lo stesso Kakà viene insignito di qualche altro premio, per poi sparire del tutto assieme ad altri suoi 5 compagni che non giocheranno il secondo tempo, per fare largo ai più giovani.

Già nel secondo tempo tira aria di smobilitazione nel circo, con le riserve del Milan e del Chiasso che si continuano ad affrontare per una partita che terminerà col punteggio di 4-0. Unico momento fuori dalle righe l’invasione finale dei tanti bambini presenti. Ma questo lo vedrò in seguito dalla televisione, visto che, già a metà secondo tempo, decido che pure per me, quest’oggi, è abbastanza. Sarà pure un ragionamento borghese, ma stavolta lo voglio evitare il traffico. E poi, lo sanno tutti che no ultras, no party.

Stefano Severi.