Il 13 di luglio scorso, a poco meno di un mese dall’inizio della stagione ufficiale, Hearts e Dunfermline stavano per avviarsi ad approcciare l’annata più lunga della loro lunga storia, almeno della loro storia recente.

I Pars, soprannome del Dunfermline, vengono da un campionato disgraziato, che li ha visti entrare in amministrazione controllata (per gravi problemi economici), con la conseguente deduzione di quindici punti (come da ferree regole introdotte dalla SFA dopo il “caso Rangers”), arrivare penultimi in First Division, partecipare ai play out con seconda, terza e quarta classificata in Second Division e, disgraziatamente, perdere la finale e retrocedere.

Ma, cosa ancora più preoccupante, con un futuro in bilico perché servono i soldi per salvare il club dalla liquidazione (o, peggio, dall’estinzione).

Gli Hearts, dal canto loro, sono entrati in amministrazione solo a campionato finito, hanno evitato la retrocessione ma cominceranno la prossima stagione da meno quindici punti, con l’embargo sugli acquisti che, di fatto, promuoverà l’Under 20 a squadra titolare con l’eccezione di Stevenson, Hamill e capitan Danny Wilson, che hanno accettato di rimanere nonostante tutto, con gli altri veterani ceduti per fare cassa o comunque risparmiare sugli ingaggi.

Vladimir Romanov, che ha portato gli Hearts a sfidare l’Old Firm e a vincere tre Scottish Cup, ha visto le sue imprese fallire e la caduta dello zar ha trascinato anche i Jambos, che non solo saranno chiamati ad un’impresa per restare nella nuova Scottish Premiership ma che, affidati alle cure degli amministratori, dovranno trovare soldi freschi per non essere costretti, loro malgrado, a tempi ancora più difficili, con la (purtroppo) tutt’altro che remota ipotesi di vedere sacrificato il Tynecastle, lo stadio di casa, per coprire i debiti.

La cosa positiva che accomuna i due club, però, è il fatto che nelle due città, separate da poco più di una quindicina di miglia, siano nate due realtà concrete che potrebbero far diventare entrambe le squadre gestite da fondazioni di tifosi, dando vita al tanto decantato azionariato popolare.

Al momento in cui esce il servizio, i Pars sono a tutti gli effetti salvi, perché il consorzio “Pars United” è riuscito nell’impresa di acquisire il club, salvandolo da sicuro fallimento, e il Dunfermline è ripartito dalla nuova Scottish League One con ambizioni di vittoria, nonostante si debba confrontare con le ambizioni dei nuovi Rangers. Va dato atto al vecchio proprietario, che ha deciso di non ricorrere per i debiti che il club doveva alle sue aziende, ma resta il fatto che quanto fatto dalla fondazione dei tifosi è tanto storico quanto grande: hanno lanciato, fin da subito, la campagna “Save Our Pars” e, con l’appoggio dei tifosi, della base, sono riusciti a salvare club e stadio.

La gara dell’East End Park di Dunfermline, quindi, ha come comun denominatore anche il “Supporters Direct Scotland”, che ha organizzato la prima “SD Fans’ Cup” e che ha dato il pieno sostegno ad entrambe le realtà.

La battaglia della “Foundation of Hearts”, ad oggi, è quasi vinta. Dopo una lunga e difficile estate, fatta di speranze, paure, trattative, la FoH è riuscita nell’obiettivo di essere riconosciuta dalla BDO (l’amministratore) come unico interlocutore per l’acquisto del club. È partita anche la campagna di “direct debit”, ovvero di finanziamento della fondazione (che ha trovato anche l’appoggio di numerosi politici, tra cui il primo ministro scozzese Alex Salmond) tramite donazioni dei tifosi, mentre continua la corsa dei supporters all’acquisto di biglietti e merchandising per dare più soldi possibili al club.

Insomma, in questo sabato pomeriggio estivo più di cinquemila tifosi, in larghissima parte sostenitori degli Hearts, hanno gremito le tribune dello stadio, con l’incasso diviso equamente a metà tra le due fondazioni. In campo le due squadre sono imbottite di giovani e, andando a riprendere le formazioni che qualche mese fa si sono affrontate nel campionato Under20, ci sono davvero poche differenze. All’ingresso in campo per il riscaldamento il settore ospiti (qui, l’east stand) è esploso in un applauso fragoroso, ricambiato da tutti i giocatori. Il legame tra gli Hearts e i loro tifosi, in questi momenti difficili, si è, se possibile, rinsaldato, e il boato riservato ai giocatori fa venire i brividi.

In campo, gli Hearts si impongono 2-1 in una gara anche divertente, con il fischio d’inizio rinviato di quindici minuti per consentire l’afflusso di tutti i supporters ospiti che erano ancora in fila ai tornelli. Un vero e proprio atto d’amore, quello dei Jambos verso la loro squadra, con il sostegno dei tifosi che sarà fondamentale, allo stadio e fuori, per la sopravvivenza del club di Gorgie Road.

Matteo Mangiarotti.