Certo, forse la mia prima tribuna stampa la immaginavo diversa. Magari all’Olimpico, nello stadio dove per la prima volta ho messo piede. Tuttavia il Franchi non è certamente l’ultimo degli stadi italiani in quanto a storia e tradizione. L’idea di assistere a questa partita è un qualcosa di complementare alla mia gitarella fiorentina per assistere alla mostra dei 40 anni degli Ultras Viola. La squadra di Montella non ha avuto un girone così interessante dal punto di vista ultras e forse è proprio la sfida contro gli Ucraini del Dnipro ad avere un po’ più di fascino rispetto alle desolanti Pacos Ferreira e Pandurii. A tutto ciò va aggiunto che poche persone al mondo hanno incrociato Dnipropetrovsk sulla propria strada, a me è capitato per ben due volte. Nella prima occasione, era il 2011, vi feci scalo con il treno. Viaggiavo da Donetsk in direzione Kiev, intersecando praticamente tutta l’Ucraina. Una città che da pochi mesi è stata dichiarata capitale amministrativa dell’ex paese sovietico e che negli ultimi anni ha vissuto una vera e propria rinascita, dopo che per lungo tempo il Cremlino l’aveva utilizzata come centro di produzioni di armi nucleari rendendola inaccessibile, se non con appositi pass governativi. Attualmente la popolazione si aggira sul milione di abitanti, il che ne fa la terza città per grandezza ed importanza del paese.
Conclusa la parte geopolitica del racconto possiamo cominciare quella che più ci interessa. La partita è fissata per le 19:05. Da Piazza della Libertà, dove la mostra non è ancora totalmente allestita, lo stadio dista un paio di chilometri a piedi. Mi riprometto di tornare da queste parti dopo il fischio finale. Come sempre, quando capito a Firenze, evito l’uso di mezzi pubblici ed opto per sane e lunghe camminate. La città, piccolina e raccolta, permette in fondo anche di raggiungere le mete più distanti in poco tempo. Una volta passato sotto il viadotto della ferrovia svolto a destra su un grande viale che, di metro in metro, si fa sempre più affollato sino a sbucare proprio davanti alla Curva Ferrovia.
Inutile star qui a pontificare sul come tutto sia cambiato dalla mia prima visita, da tifoso ospite, al Franchi. Uno stadio che un tempo permetteva un buon raggio d’azione, con poche barriere e molta più adrenalina. Oggi, per una partita non certo fondamentale, in cui alla fine si conteranno poco più di 10.000 spettatori, ci sono prefiltraggi, steward, controlli e barriere piazzati in ogni dove. Un bunker in linea con il resto dei più importanti stadi italiani. Una tristezza assurda. Ritiro il mio accredito e con un po’ di emozione supero il varco della Tribuna Stampa seguendo due esperti fotografi. Prima di salire in sala stampa ammiro lo stadio ancora vuoto ed il terreno di gioco che dista da me solo pochi metri. Una porticina divide gli spalti dal prato, la tentazione è di fare quel passetto in più per diventare parte dello spettacolo. Che seppur inflazionato, retorico e sputtanato resta sempre affascinante. Ma qui non siamo in Serie D o in Lega Pro, dove il 99% delle volte prevale il buon senso da parte degli addetti ai lavori che chiudono un occhio venendoti incontro. So che il calcio a questi livelli non tende più a facilitare un certo genere di “reporter”, così mi metto l’anima in pace in attesa del momento in cui potrò togliermi la soddisfazione di calcare un campo della massima serie. Chi si accontenta gode, si dice. Salgo le scalette che conducono alla tribuna, sono un po’ spaesato. Mi viene incontro l’addetto stampa della Fiorentina che mi assegna il posto invitandomi a raggiungere la sala stampa per ripararmi dal pungente gelo che sta cominciando a scendere. Accetto di buon grado il suo consiglio e m’inoltro nella pancia dello stadio. Incrocio volti più o meno noti del giornalismo sportivo e soprattutto tanti giornalisti ucraini, evidentemente per loro far visita ad una squadra italiana resta un evento da appuntare sul taccuino.
Quando mancano venti minuti all’inizio della partita mi siedo nella mia postazione e preparo al meglio la macchinetta. Mi accorgo che il riflettore che sovrasta il settore ospiti non faciliterà il compito, ed infatti immortalare i tifosi ucraini si rivelerà davvero complicato per tutta la serata. A proposito di questi ultimi, entrano alla spicciolata appendendo diverse pezze. Alla fine si aggireranno sul centinaio di unità. Da quanto sono riuscito a dedurre il manipolo di ultras è entrato a metà del primo tempo. Momento in cui tutti i presenti si sono spostati più in alto compattandosi ed offrendo qualcosa dal punto di vista del tifo. Sicuramente una prova che non passerà agli annali. Ennesima conferma di come ci facciamo dei veri e propri film sulle tifoserie dell’Est che poi spesso non corrispondono alla realtà dei fatti. Chi si è sobbarcato la trasferta va certamente rispettato, ma per me resta inconcepibile come, dopo aver macinato talmente tanti chilometri, si rinunci quasi al tifo.
Come detto l’orario e la poca importanza della partita non hanno favorito l’afflusso di molti spettatori, la Curva Fiesole si presenta con qualche spazio vuoto. Il nucleo ultras è posizionato nella parte centrale dell’anello superiore ed è quantificabile attorno alle duecento unità. Quando le due squadre entrano in campo si mettono in mostra per l’accensione di torce e fumogeni. Davvero da elogiare questi ragazzi che negli ultimi anni, nonostante le numerose difficoltà, hanno ridato un po’ di fiato ad una curva che da fuori appariva sempre più in declino. Non mancano i bandieroni e le bandiere per colorare il settore, oltre ad uno striscione in ricordo di Bollo. Anche se in pochi gli ultras viola si fanno sentire costantemente con bei battimani e cori originali e continui.
In campo gli ospiti passano sorprendentemente in vantaggio, scuotendo i propri tifosi che, ancora in attesa dell’arrivo degli ultras, accennano un paio di battimani. Non molla la Curva Fiesole che incassa il colpo e si riorganizza. A dirla tutta forse la marcatura subita dà un senso al match. Ora la possibilità di perdere è concreta e ciò vorrebbe dire secondo posto nel girone, con alta probabilità di pescare un’avversaria retrocessa dalla Champions League. Così la squadra di Montella comincia lentamente a reagire, spronata dalla parte più calda della curva che spesso riesce a portarsi dietro tutto il settore. Con il passare del tempo molti buchi sugli spalti vanno a colmarsi, a conferma di come giocare una partita in pieno orario lavorativo sia quantomeno criticabile. Al 42’ arriva il pareggio della Fiorentina, Cuadrado mette al centro per Juaquin che di testa supera l’estremo difensore avversario.
Nel frattempo nel settore ospiti hanno fatto ingresso gli ultras, i quali costringono tutti i presenti a salire di qualche gradino, compattandosi e dando vita a qualche manata ed a sporadici momenti di tifo. Per farla breve: alla mia sinistra la costanza degli ultras italiani, nonostante tutto e tutti, alla mia destra la volubilità di quelli stranieri. Non si è grandi quando venti tifoserie su centomila eccellono ma, a mio modesto parere, lo si è quando il 90% di queste centomila è costante ed organizzata. Quindi, gira che ti rigira, troppa polvere hanno da mangiare anche solo prima di pensare di essere come e meglio di noi. Al pari di divieti, restrizioni e totale campagna avversa dei media.
La ripresa inizia con gli ennesimi fumogeni e le ennesime torce accese dalla Fiesole. L’inserimento di Pizarro, Aquilani ed Ilicic dà ai padroni di casa una spinta in più, aiutando notevolmente la fluidità in mezzo al campo. Così non è un caso se al 13’ Cuadrado, al termine di una bella azione personale, trovi la rete del vantaggio. Adesso i viola sono padroni del campo ed il pubblico capisce che i dirimpettai non ne hanno più per raddrizzare l’incontro.
La Curva di casa continua a tifare su buoni livelli, regalandomi anche una bella sciarpata. Poco prima della fine sale forte il coro “Montella portaci a Torino”. Nel capoluogo sabaudo, infatti, si giocherà la finale dell’Europa League e per i Fiorentini alzare un trofeo nella casa dei nemici di sempre, sarebbe un qualcosa di orgasmico. Finisce la partita. Dopo la sconfitta in casa della Roma, la Fiorentina torna al successo ricevendo gli applausi del proprio pubblico. Scendo con calma gli scalini della tribuna e dopo aver dato un’ultima occhiata allo stadio che velocemente si svuota, esco anche io mettendomi in marcia verso la mostra. Adesso, guardando quelle foto sfocate del tifo anni ’70 ed ’80, capisco perché in molti hanno mollato di fronte a quello che chiamiamo “calcio moderno”. Chi c’è ancora però lotta e cerca di resistere. Ed a prescindere da qualsiasi simpatica calcistica penso che vada rispettato.
Simone Meloni.