Posticipo serale a Firenze dove è di scena la Sampdoria, seguita da un risicato numero di tifosi, naturalmente tesserati, che fanno quello che possono ma il risultato non è minimamente paragonabile a quello che poteva fare il contingente ultras. Ultras blucerchiati che sono finiti nel mirino della giustizia, ormai non si grida più neanche allo scandalo se si rischia di subire una diffida semplicemente per il fatto di salire su un pullman ed arrivare a dieci chilometri dal luogo dove la propria squadra deve giocare una partita. Capisco l’accanimento verso gli ultras, ma qui è in gioco la libera circolazione dell’essere umano per di più in territorio nazionale. Dire che è un abuso di potere è certamente un eufemismo, la conseguenza più che immaginabile in questa serata è che al seguito della Doria si contano davvero pochi intimi.

A livello di numeri, ben altra musica si respira in Curva Fiesole, il tutto esaurito è anche per questa sera assicurato e grazie anche alle buoni prestazioni della squadra, il colpo d’occhio è molto buono.

Doriani che arrivano alla spicciolata, sistemano un paio di pezze ed alcuni striscioni alla balconata del settore e poi, i più intraprendenti, provano a stuzzicare un po’ i vicini della Curva Ferrovia: si cerca di ripetere il comportamento del passato, qualche urlaccio è sempre scambiato tra i “residenti” del formaggino e la vicina curva ma, in questo caso, non si va più in là di due-grida-due; anche i viola che stazionano nelle vicinanze del settore, fanno in fretta a far terminare il teatrino perché i partecipanti sono veramente pochi. La maggior parte dei doriani pensa a farsi vedere e sentire, per quanto è possibile: i numeri sono schiaccianti e fin dalle prime battute è immaginabile pensare che il pubblico viola possa essere effettivamente il dodicesimo uomo in campo.

Ad inizio partita, nel settore doriano si prova ad imbastire una sciarpata i cui esiti sono alquanto scarsi, un paio di bandierine fanno da contorno ma in genere i numeri sono troppo risicati e tra i presenti, a parte una ventina di persone, il resto mira a vedersi la partita senza star troppo a partecipare al tifo.

La Fiesole è di un altro pianeta e accoglie la squadra in campo con uno spettacolo semplice ma di sicuro effetto: uno striscione ricorda la vicenda di Sofia, la bambina che ha bisogno di cure staminali, mentre il colore è affidato a bandieroni dei gruppi, bandiere, bandiere a due aste e, ciliegina sulla torta, vengono accesi pure fumogeni e torce ad intermittenza. Niente di particolarmente elaborato ma l’effetto scenico non è assolutamente male.

I doriani cercano di farsi sentire con qualche coro, chi ha un minimo di voglia di sostenere la squadra si sistema nella parte bassa del settore e comincia a far gruppo e ad imbastire qualche coro. La potenza non può essere quella richiesta in certe situazioni, però qualche volenteroso intona i cori che normalmente si sentono in Gradinata Sud. La squadra vive un momento delicato ed i presenti provano a spronare gli undici in campo a riversare sul terreno di gioco cuore e grinta.

La Fiesole mostra i muscoli ed i primi cori vengono cantati praticamente da tutta la curva, l’importante è saper coordinare la massa e l’aspetto non è secondario, visto che ad una prima occhiata mi sembra di scorgere solo un megafono. Comunque la Curva Fiesole si fa sentire e comincia a ruggire, l’incitamento alla maglia viola è continuo così come lo sventolio delle bandiere. Colore e calore non mancano, la curva spinge una squadra che fin dalle prime battute mette alle corde l’avversario e segna ben due gol in poco più di quindici minuti.

A questo punto dal settore doriano è ovvio che non si salti dalla gioia e perciò viene chiesto alla squadra di tirar fuori gli attributi, poi si esprime fedeltà alla maglia con il coro, tormentone dei baresi di qualche anno fa: “Ti seguo sempre anche se perdi sempre…”. Il tifo di marca blucerchiata ha un inevitabile declino, i più pessimisti gettano la spugna, qualcuno prova comunque a farsi sentire ma i risultati sono scarsini, anche se va premiata la costanza di coloro che, in barba ad un risultato negativo ed a una prova della squadra disarmante, provano comunque a farsi notare.

I viola sono un rullo compressore, la curva non ha un minuto di relax, i cori sono continui e c’è molta partecipazione, addirittura anche la Ferrovia offre il proprio contributo alla causa e la partita vede protagonista assoluto il colore viola. Sul terreno di gioco gli undici di mister Montella sembrano passeggiare e poter segnare in qualsiasi momento, sugli spalti la Curva Fiesole viaggia spedita come un treno, alternando cori prolungati a quelli più secchi accompagnati da battimani. Anche per quanto riguarda il colore non c’è da obiettare un bel niente, le bandiere hanno sempre il proprio fascino e di tanto in tanto anche qualche due aste fa capolino.

La prima frazione si chiude con un coro personalizzato per Giuseppe Rossi, autore di una doppietta e di alcune giocate superiori alla media. Anche se questa Samp resta poca cosa.

Nel secondo tempo gli equilibri non vengono alterati, la Fiesole si presenta con un coro in ricordo di Gabriele Sandri (il giorno dopo sarebbe stato l’anniversario della morte) ed a seguire un altro coro, di tenore opposto, verso l’agente Spaccarotella. Poi, tra un coro per Firenze ed un altro per i giocatori in campo, c’è anche il tempo di lanciare un paio di offese all’ex giocatore, ed ora commentatore sportivo, Massimo Mauro seguito dalla citazione d’obbligo per la Vecchia Signora ed i suoi ultras a strisce bianco-nere. Se la curva da il “la” al coro, tutto lo stadio, qualcuno anche in tribuna, si accoda volentieri: l’odio verso la Juve, da queste parti, raggiunge picchi inarrivabili e non solo tra chi calca i gradoni della Fiesole ma anche da chi si siede in poltroncina.

I protagonisti della gara continuano ad essere la Fiorentina e gli ultras viola. Se quest’ultimi spingono decisi fino alla fine, la Fiorentina rallenta la propria spinta ed offre involontariamente alla Samp l’occasione per rientrare in partita. La rete di Gabbiadini fa esultare il settore ospite, qualcuno crede alla rimonta ma l’attaccante Pozzi si divora un gol che valeva il pareggio ed un punto prezioso.

Alla fine la festa è tutta di marca viola, mentre i tifosi doriani masticano amaro. Vedere il “formaggino” con 150 spettatori fa un po’ tristezza. Pensare che tutto questo è opera di chi vuole, in teoria, rilanciare il calcio in Italia fa rabbia. A­­­vere la certezza che su 93 persone si stia abbattendo un’ingiustizia è avere le idee chiare. Oggi per gli ultras, domani in tutta la città.

Valerio Poli.