Quarto derby in neanche due mesi tra Ambrì Piotta e Lugano, ad appena sei giorni dall’ultimo. Si potrebbe parlare di noia e ripetizione, ma non è affatto così, anche se l’idea dall’esterno potrebbe proprio essere quella. Se, per esempio, ci si prepara la pasta aglio e olio tutti i giorni, non è detto che il risultato sia sempre lo stesso; partendo dal presupposto che la pasta sia sempre quella, così come la marca di olio e il tipo di aglio e peperoncino usati, l’amalgama, anche minimo, tra i vari ingredienti può completamente capovolgere il risultato. Il derby del Ticino non sfugge a questa regola: i settori ospiti, sia della Resega di Lugano che della Valascia di Ambrì, sono abbastanza piccoli (certo, quello di Lugano è decisamente più ampio e regala una visuale migliore), quindi, essendo piuttosto limitati i tagliandi, tutto sta a vedere chi entrerà in possesso del pass per la partita. Se, per esempio, in un settore di 300 persone come può essere quello della Valascia, solo un centinaio fra quelli dei gruppi ultras riescono a comprare il biglietto, ci sono alte probabilità che il tifo venga influenzato in maniera più negativa e meno partecipata rispetto ad un tutto esaurito di ultras. Questa riflessione l’ho fatta perché nei vari derby visti qua a Lugano ho sempre elogiato il tifo degli ospiti, che però spesso non veniva seguito dall’intero settore, a causa della presenza, nello stesso, di tifosi più “freddi” e magari avanti con l’età. Questa volta, lo anticipo subito, la Curva Sud di Lugano lato ospiti è, in larghissima maggioranza, composta da ultrà. Chissà quali ne saranno i motivi. Probabilmente è stato decisivo il calendario che ha programmato questa partita alle 14 di Domenica, un orario altamente insolito per l’hockey su ghiaccio. Quindi, stavolta, mentre il buon padre di famiglia, o il nonno, o la mamma si saranno dovuti prodigare fra pranzi e impegni familiari vari, il ragazzo o la ragazza in età da tifo da stadio non aspettava altro per sganciarsi da una noiosa routine domenicale per buttarsi tra i gradoni insieme agli amici. Cambiato il mix di ingredienti nel settore ospiti di oggi, è ovvio che il risultato è diverso. Inutile dirlo, migliore.
Decido di affrontare questa giornata in treno. Una mezzora di viaggio da Chiasso e Lugano è dietro l’angolo. Curioso che, in questo lembo a sud di Lugano verso l’Italia, quei non tanti tifosi che salgono sono tutti con sciarpe o maglie dell’Ambrì. Stesso copione sull’autobus 4 che porta dalla stazione alla Resega, anche se qua i tifosi biancoblu si mescolano, pacificamente, con quelli molto più numerosi della squadra di casa. Proprio davanti allo stadio di Cornaredo la strada è bloccata. Gli ultras dell’Ambrì stanno sfilando in corteo, e la polizia sta rallentando il flusso del traffico. Si scende tutti quanti dal bus e ho l’occasione di superare il contingente ospite, che marcia unito cantando e accendendo anche qualche torcia, e di fare qualche scatto. Già da questo primo impatto visivo mi sembra di cogliere che oggi, qualitativamente, la presenza degli ospiti è più alta rispetto ai derby giocati di sera.
Mi dirigo in gran fretta verso il botteghino, ritiro l’accredito e, dopo un breve passaggio in sala stampa, sono subito a bordo pista, per non perdere tempo. Mancheranno una quarantina di minuti all’ingaggio d’avvio, e sia settore ospiti che Curva Nord sono al gran completo. La battaglia del tifo è già iniziata. I cori tra le due tifoserie si sprecano, i Luganesi hanno già appeso in vetrata un anticipo della loro scenografia, con lo striscione “La storia c’insegna che…”. Il resto è lasciato alla coreografia. Sull’altra sponda la GBB, sempre in vetrata, ha attaccato un “Orari strani e turni in più, le provate tutte per non vederci più!”. Dagli ospiti parte anche una sciarpata.
Pur essendo un impianto, ovviamente, al chiuso, la Resega ha, sopra le tribune, uno spazio dove filtra in abbondanza la luce del sole, grazie alla scelta di mettere dei vetri anziché dei pannelli colorati di plastica. Il risultato è che anche in pista sembra di giocare in parte all’aperto, e questo anche per la splendida giornata di sole. Ringrazia anche la mia macchina fotografica, non solo per gli scatti meno impegnativi, ma perché, per l’occasione, viene meno la solita presentazione a luci spente tipica delle partite casalinghe del Lugano. Posso riprendere decentemente lo svolgersi delle coreografie. Cominciano quelli dell’Ambrì, che quest’oggi sembrano voler dare una colorazione molto politica alla loro presenza: il bandierone che copre tutto il settore, infatti, ha impresso “Gioventù Biancoblu Ultras Antirazzisti”. Inoltre non manca il Che accanto allo striscione GBB e, zoomando, noto come anche uno dei megafonisti indossi la maglietta “Il razzismo divide”. Di diverso tenore invece la controparte luganese, che gioca sull’ironia. Calato il bandierone che copre la coreografia a mo’ di sipario, sui lati della Nord offrono spettacolo bandierine gialle e nere, mentre, dal mezzo, si alza un esplicito bandierone, con Asterix e Obelix dell’Ambrì che scappano e lanciano sassi all’indietro, verso un molosso con la sciarpa del Lugano che li insegue. Lo striscione inserito di sotto, continuazione del citato “La storia c’insegna che…”, fa “Lanciare sassi e scappare l’unica cosa che sai fare”. Ovvio il riferimento alla coreografia dei cugini due derby alla Valascia fa. Da notare anche la fitta coriandolata nel settore della Fossa.
La partita ha inizio, entrambe le curve sono cariche e cantano a pieni polmoni e a pieno organico, sia per la squadra, sia contro i rivali. Subito un botta e risposta sull’ultima coreografia dell’Ambrì nel precedente derby, presuntamente spiata dai Luganesi, i quali partono con un “Lezione n°9, non farsi sgamare la core!”, mentre il settore ospiti risponde con “Prima di fare la spia impara a fare la coreografia”. Ovviamente su Sport People già se n’è parlato. I gradoni sono incandescenti. Da ambo le parti è un insieme di colori e bandiere, in una cornice incredibile. La Resega presenta il tutto esaurito, e il pubblico luganese delle tribune partecipa molto spesso ai cori della Nord. Una bolgia in alcuni momenti. Prima di passare ad alcuni cenni sulla partita non posso non segnalare uno striscione, non ben leggibile ma non sfuggito al mio obiettivo, tenuto a mano da un tifoso dell’Ambrì in prima linea: “Ma i barbieri sentono la crisi? Dite la vostra… nb: vedi lamette”. Anche di questo ce ne siamo occupati.
Dopo poco più di tre minuti di dominio bianconero, il Lugano sblocca il risultato, con un tiro di Kostner non trattenuto dal di solito impeccabile Schaefer. La Resega esplode come il tappo di una bottiglia di spumante e può festeggiare il meritato vantaggio. Gli ospiti non si scoraggiano minimamente e continuano per la loro strada, anche se l’appoggio di tutta la Resega rende il tifo della Nord preponderante. Occupandomi un po’ anche di ciò che succede in campo, posso dire che l’Ambrì oggi non è sceso assolutamente in pista, regalando solo tanti assoli agli esaltati giocatori del Sottoceneri. Al nono minuto arriva il raddoppio, con un’autorete dello sfortunato Park. Non sembra veramente giornata per i pezzi da novanta del collettivo leventinese. Inutile dire che il risultato spinge a mille il pubblico di casa, e la curva canta all’impazzata, coinvolgendo veramente tutto il settore. Dall’altra parte c’è di buono che oggi i tifosi dell’Ambrì sembrano arrivati per tifare senza guardare il risultato; continuo lo sventolio dei bandieroni, compatti i battimani. C’è tempo per il 3-0, arrivato al 17° grazie alla rete del Finlandese Heikkinen in power-play. Per la Resega sembra già l’ora della festa ma, come detto e come continuerò a ripetere, nulla sembra poter scalfire la prova generosa del tifo di marca ospite.
Si arriva al primo intervallo, dove resto nella mia posizione per captare qualche “messaggio d’amore” tra una parte e l’altra. Non vengo minimamente deluso. Cominciano gli ospiti, che rimarcano un certo tipo di presenza quest’oggi. Lo striscione dice “Fai quello di sinistra ma giri col fascista”, accolto con una certa contrarietà dalla parte opposta. Se ne abbassa uno e si alza immediatamente l’altro: “Curva e società, Luganes piangina”. Più “di mentalità” il contenuto dalla parte bianconera: “Il nostro credo è più forte delle vostre sbarre”, indicando esplicitamente l’arresto di alcuni membri della curva coinvolti nei fatti dell’ultimo derby della Resega. Tra le cose che inevitabilmente ho involontariamente tralasciato, lo striscione appeso lateralmente in Curva Nord, sin da prima della partita fino a tutto il gioco, con su scritto “Ragazzi non mollate!”, per rimanere in tema. Anche a queste latitudini sta diventando molto sentito il problema della repressione. Tra l’altro, col nuovo Concordato Intercantonale, le diffide sportive possono essere applicate anche per manifestazioni di piazza e di spettacolo (“Oggi per gli ultrà, domani per tutta la città”, che profezia!).
Tornando alla pista di gioco, il copione rimane esaltante per il Lugano: dopo neanche un minuto di gioco dalla ripresa Ulmer porta a quattro le reti bianconere, affossando l’Ambrì. Un “Cenerentola presente” viene alzato dalla parte bassa della Nord, in risposta all’epigono biancoblu “Cenerentola dove sei?”, portato da diverse partite dai tifosi dell’Ambrì, con tanto di scarpetta appesa (presente anche quest’oggi). Imbarazzante la partita in campo, gli ultras dell’Ambrì ce la mettono veramente tutta, e l’intero settore li segue. È l’unica arma per controbattere l’entusiasmo e i decibel incredibili di color bianconero. La GBB prova a smontare la Nord proponendo un nuovo striscione, “Così tanto patetici che… non siete nemmeno più ridicoli”, accolto, in verità, da una certa indifferenza, dato l’andamento della partita. Il roster bianconero completa la sua opera magna, dilagando con Schlumpf al 29° e McLean al 37°. Un 6-0 che avrebbe affossato chiunque, specie in questo sport dove il risultato conta tantissimo. Ma oggi c’è l’eccezione. La battaglia, sugli spalti, non è mai scemata, mentre, in campo, gli ospiti hanno alzato bandiera bianca da un pezzo. Veramente suggestivo l’intero settore ospiti voltato spalle al campo per diversi minuti, che ha continuato a tifare.
La seconda sirena manda il Lugano negli spogliatoi fra il tripudio della sua gente, e a noi regala gli ultimi striscioni di giornata. Dalle foto dei derby avrete notato lo stendardo dei bianconeri “Lugano vi vomita” (alzato anche oggi a più riprese); oggi la GBB risponde con “Lugano ci vomita? Noi manco vi si caga!”, una frase che mi ricorda più il modo di parlare toscano che svizzero. Da spiegare lo striscione dei Luganesi, sempre in tema di vomito: “VadVuc GBB fate Vomitors”, con tanto di faccine scontente su “GBB” e una contenta sulla firma RdN. Va detto che VadVuc e Vomitors sono due band indie, dai generi diversi, probabilmente entrambe accostate all’ambiente Ambrì (la prima sicuramente, la seconda non so se è stata messa solo per un gioco di parole o per la stessa ragione). Comunque, dai sorrisini sugli striscioni e dalle facce divertite di alcuni esponenti dei Ragazzi, immagino che il messaggio vada letto più in chiave scherzosa che offensiva.
Il terzo tempo potrebbe sembrare una mera passerella, ma è ben lungi dall’essere così. Il bianconero Heikkinen e il biancoblu Pestoni regalano una rissa a tu per tu di rara intensità; il Piottino, quando viene allontanato nella panchina dei “cattivi” per scontare la penalità e apostrofato dai tifosi, reagisce guardando la Nord e portandosi le mani alle orecchie per dire “Non vi sento”. Inutile dire che Pestoni diventerà il bersaglio preferito di questi ultimi minuti di gioco ma, alla faccia del buonismo regnante nel calcio, verrà persino premiato come uomo partita per i suoi. Per i due giocatori protagonisti della scazzottata ben 12 minuti di penalità a testa (10 aggiuntivi rispetto ai convenzionali 2). La partita assume contorni imbarazzanti quando al 7° Micflikier trova il settimo sigillo per i suoi. La Fossa, sul 7-0, alza uno striscione che dice agli ospiti “Grazie per aver pagato il biglietto”. È un po’ troppo, e l’Ambrì, per diversi minuti, si ricorda di essere una squadra di hockey. A 8 minuti dalla fine la rete della bandiera di Pedretti viene accolta con una vera esultanza dal settore ospiti, e anche i giocatori stessi non si può dire che non abbiano festeggiato. Valanga sì, cappotto no. Se da un lato vanno elogiati i tifosi dell’Ambrì per il loro sostegno fino all’ultimo secondo, dal lato opposto è un piacere per gli occhi assistere ai festeggiamenti della curva del Lugano che, a più riprese, alza le proprie sciarpe e bandiere. Il coro più gettonato è, inutile dirlo, nei minuti finali, con le sciarpe al cielo, il canto, di scherno, della “Montanara” verso i cugini rivali.
La partita finisce fra l’esultanza del pubblico accorso alla Resega; la carica degli 8.000 può tornare a casa con soddisfazione. In Nord viene prima appeso al centro il “Ragazzi non mollate” già citato, e poi “Julio Guerriero”. L’Ambrì va a ringraziare i propri tifosi, ma non è niente rispetto ai giocatori bianconeri che vanno, a più riprese, a festeggiare sotto la loro curva la roboante vittoria.
Posso uscire e non temere, il prossimo derby, l’ultimo della stagione, è il 28 Febbraio e ho occasione per rifiatare. È un piacere ma anche una fatica raccontare per filo e per segno queste partite spettacolari per chi vive ultras.
Aspettando il bus di ritorno vedo, da lontano, il corteo, compatto, di rientro dei tifosi dell’Ambrì. Mi preparo mentalmente per fare qualche altro scatto, ma il 4 arriva prima e decido di salire, insieme a tanti tifosi di entrambe le squadre. Fa freddo, e il calore della Resega, inevitabilmente, si allontana. Il tramonto sul lago e sulle cime innevate, però, ripaga anche il clima ostile, e offre qualcosa di unico anche lontano dagli spalti.
Stefano Severi.