Un diluvio come non se ne vedevano da mesi, accoglie il mio ingresso a Lugano. È il 24 Agosto, e un anno fa, al calduccio, stavo a Milan-Sampdoria. Oggi il contesto è ben diverso, torno a Cornaredo quasi tre mesi dopo ma avanti di una stagione. E non riesco a realizzare perché, ogni volta che vengo qua, non trovo mai una giornata dal meteo tranquillo. Già immagino lo stadio non pieno, con l’unica incognita sui tifosi ospiti.

Sono fortunato: su una pila interminabile di buste, il mio accredito è proprio l’ultimo. Entro e, almeno momentaneamente, mi riparo in tribuna coperta, visto che le condizioni sono proibitive per andare in campo. Eppure i calciatori si riscaldano come niente fosse, e il manto erboso di Cornaredo regge benissimo. La prima sorpresa è che i tifosi ospiti ci sono sì, coi loro striscioni, ma si sono sistemati (o sono stati messi) nell’altra tribuna coperta.
Piove talmente tanto che i tifosi del Winterthur hanno riposto i loro vessilli non sulla balconata ma appoggiati sui gradini. Sia mai che prendessero troppa pioggia (e io a ripensare ai miei vecchi striscioni intrisi d’acqua, messi alla bell’e meglio sul termosifone di casa, con la loro inconfondibile puzza). Manca mezz’ora ancora alla partita e già arrivano anche gli ultras di casa che, almeno a quanto sembra, sono carichi e in molti a petto nudo. La seconda sorpresa è vedere i bianconeri non con lo striscione di casa, in idroresistente pvc, ma con quello da trasferta in stoffa. In più, e lo si vede subito dai cori intonati e dagli stendardi presenti, ci sono alcuni ragazzi della Section Grenat Servette, amici delle Teste Matte del Lugano. Un rapporto di stima che avevo già notato la scorsa stagione, con le due squadre che torneranno a rincontrarsi proprio nel prossimo turno di campionato in terra ginevrina. La buvette della curva comincia a riempirsi tra gente che si scalda con tanta birra e chi, più semplicemente, cerca riparo dall’acquazzone. Continuano a non convincermi quelli del Winterthur, in base a sensazioni automatiche che ormai  sono ben collaudate.

Passando a qualche nota sulla partita, il Lugano è l’unica squadra ancora imbattuta della Challenge League, con due vittorie e tre pareggi, mentre il Winterthur è saldamente a metà classifica. Tabellone che, comunque, rimane ancora piuttosto corto, con Vaduz, Wil e Schaffhausen nelle prime posizioni. Che per le Ticinesi non sarà una grande annata lo hanno previsto un po’ tutti gli addetti ai lavori ma, in questa stagione, delle tre reduci (ricordiamo che il Bellinzona è retrocesso d’ufficio), chi sembra rischiare davvero è il Chiasso.

Mancano veramente pochi minuti alla partita, e la pioggia sembra essere diminuita solo quel minimo che serve per non essere più chiamata diluvio. Allora mi decido e mollo la mia comoda postazione per andare in campo, dove lo steward non abbandona il suo rifugio neanche per un minimo di controllo. E quasi subito avviene l’ingresso delle squadre, che non vede un grande spettacolo di contorno. Gli spettatori sono circa 600 (anche se lo speaker dirà, più avanti, 1.550), le Teste Matte sono circa una trentina, indomiti e sotto la pioggia, e quelli del Winterthur sono in cinque in piedi, più qualche altro tifoso seduto nei dintorni, per un totale di una ventina: siamo molto lontani dalle cifre della scorsa stagione, quando ad inizio del campionato scorso erano una trentina a Chiasso, quasi tutti ragazzi della curva. Non ci sono bandiere sventolanti, ma solo tanta voce da parte dei ragazzi di Lugano.

Quanto possano essere definiti ultras i ragazzi di Winterthur, senza offesa alcuna, già me lo ero chiesto circa un anno fa. Loro sono sì una curva marcatamente a sinistra, antirazzista e con ottimi rapporti con curve dello stesso credo politico (spicca un’amicizia coi ragazzi di St. Pauli), che in casa, a giudicare dalle foto, i numeri li hanno. Tuttavia, numero esiguo a parte di Sabato, fare un coro in media ogni 5/10 minuti è segno che, almeno per come concepiamo noi l’ultras, più di qualcosa manca. I ragazzi di Lugano, invece, saranno pure pochi ma, inzuppati fradici, non smettono quasi neanche un attimo di sostenere la loro squadra, che oggi particolarmente sembra avere le gambe molli. Infatti, per tutto il primo tempo, sono i biancorossi ad avere le migliori occasioni, ma ciò sembra non riscaldi affatto gli animi dei supporters di lingua tedesca.

Proprio quando il Lugano sembrava aver salva la pelle, almeno per rientrare negli spogliatoi e schiarirsi le idee, un fallo da ultimo uomo di Orlando Urbano in piena area (molto contestato e contestabile) provoca la doppia sanzione del penalty e dell’espulsione diretta; poi bravo Kuzmanovic a spiazzare con freddezza il portiere e a siglare il vantaggio per gli ospiti. Grazie a questo gol mi accorgo che i sostenitori arrivati dal Canton Zurigo hanno anche una bandiera e un due aste. Qualche coro di esultanza ma poi nulla più. E con sollievo di entrambe le squadre, tutti negli spogliatoi per asciugarsi dalla tanta acqua presa.

Inconfondibilmente, l’unico periodo di pausa della pioggia è perfettamente coincidente col periodo dell’intervallo, poi, come il primo dei ventidue rientra in campo, la pioggia torna insistente, anche se non a livelli di tempesta come appena un’ora prima. Le Teste Matte si ricompattano piuttosto in fretta, mentre della Bierkurve ne rimangono solo in tre in piedi ad assistere alla partita. La presenza dei Ginevrini coi bianconeri è rimarcata dai tanti cori a loro favore. Insieme, poi, vengono cantati cori contro Chiasso. Diversi pure i cori ostili contro Winterthur. Molti i battimani, anche se resi scomodi un po’ dalla pioggia e un po’ dalle tante birre tenute in mano.
Il Lugano sembra essere entrato più convinto in campo, anche se non riesce mai a diventare incisivo davanti alla porta difesa da Leite. Tant’è che al 60° è Bengondo a trovare nuovamente la via del gol per il Winterthur, che fa 2-0. Ed è in questi momenti di esultanza che mi prende la fantasia di fare qualche scatto verso la zona ospiti della Tribuna Brè. A questo punto il Lugano viene spazzato letteralmente via, con gli ospiti che prima colgono un palo e poi, al 68°, uno scatenatissimo Aratore si fa mezzo campo alla Suazo in corsa, con la palla incollata al piede, prima di trafiggere l’incolpevole Russo per il definitivo 0-3. Piove veramente sul bagnato per il Lugano, con Sabatini che al 72° esce in lacrime in barella per un serio infortunio al ginocchio. Applausi per lui, mentre, per il resto, il pubblico luganese becca sonoramente e a più riprese l’arbitro che, anche se effettivamente ha fischiato (e molto) a senso unico, non è il vero colpevole della prova opaca dei Ticinesi.

L’unica vera nota positiva sono i ragazzi della curva di Lugano, che non si fermano mai nel sostenere la loro squadra. Fradici come non mai ma encomiabili, accendono anche un po’ di pirotecnica che, da queste parti, non viene molto gradita: né torce né fumogeni ma solo dei piccoli fuochi d’artificio che, nell’oscurità regalata dalle nuvole, fa il suo effetto, regalando attimi di fomento in curva e distogliendo momentaneamente il pubblico dal pietoso show della propria squadra.

A fine partita qualche fischio arriva dalle tribune per la prima sconfitta in campionato del Lugano in sei partite giocate ma, come da rito, tutti (e per tutti si intendono tutti, anche chi stava in panchina) vanno a battere il cinque alle Teste Matte che, in tante partite viste del Lugano, non ho mai visto contestare la propria squadra. Una linea di condotta che premia i ragazzi della curva con la stima della squadra, che sembra molto ripagata e ben sincera. Festeggiano, giustamente, anche i tifosi del Winterthur, con la squadra al completo che va a festeggiare con la ventina di tifosi che sono arrivati da nord. Per loro la gioia ci sta tutta, col sorpasso in classifica proprio ai danni del Lugano di mister Salvioni. Intanto lo speaker annuncia la partita del 15 Settembre tra Lugano e San Gallo di Coppa Svizzera, partita, tra l’altro, condita da una buona rivalità tra le opposte tifoserie.

Stefano Severi.