Dopo la passata stagione vissuta in simbiosi con la palla a spicchi, con giornate entusiasmanti, tifoserie calde e domeniche passate nei palazzetti, ero voglioso di tornare a vedere una partita di basket gustando il sapore del tifo cestistico. La Supercoppa tra Siena e Varese era un qualcosa che avevo programmato da tempo e così, con l’avvicinarsi dell’8 Ottobre, data fissata per l’incontro, comincio a prepararmi sul come raggiungere la città del Palio. Non essendoci chiaramente treni o pullman di ritorno, riesco fortunatamente a trovare un compagno di viaggio per dividere i costi della macchina e, dopo essermi organizzato con gli orari del lavoro, si può finalmente partire alla volta della Toscana.

A Roma piove e percorrere Via Tiburtina prima ed il Grande Raccordo Anulare poi, è un qualcosa che irriterebbe anche il più posato dei monaci tibetani. Quaranta minuti per fare poco più di dieci chilometri ed orario di partenza ovviamente slittato. Fortunatamente, dopo aver prelevato il mio compagno di viaggio alla stazione della metro, gli ingorghi si diradano e presa l’autostrada il viaggio fila tutto sommato liscio. Qualche acquazzone di troppo ci coglie sulla superstrada Bettolle-Siena, ma il fatto di dover scattare in un luogo chiuso e quindi senza pericoli per l’attrezzatura, mi fa anche apprezzare l’ondata idrica che nei pressi di Sinalunga riduce praticamente a zero la visibilità della strada.

Alle 19:45 siamo al “Palaestra”, dove abbiamo appuntamento con Paolo ed un suo amico. Notiamo subito file al botteghino, l’organizzazione della Lega come al solito fa acqua da tutte le parti, oltre a far innervosire i molti tifosi biancoverdi che agli accessi vedono farsi problemi di ogni sorta da parte di uomini in pettorina gialla, mandati quest’oggi dalla LNP. Fortunatamente, come spesso accade nel basket, a differenza del calcio, al momento del ritiro accrediti, nonostante qualche problema, tutti sono gentilissimi con noi ed in men che non si dica ci forniscono biglietti e pass, chiedendoci persino se vogliamo entrare in campo. Ecco, forse questa era una delle cose che più mi mancava della pallacanestro. Prima di fare il nostro accesso assistiamo all’arrivo degli ultras ospiti, un bel corteo con cori e qualche torcia.

Entriamo e nonostante fuori non stiano più vendendo la curva dirimpettaia a quella di casa, quest’ultima si presenta praticamente vuota. Una vera e propria presa per i fondelli da parte degli organi federali che, per guadagnare dieci euro in più, hanno preferito mentire ai tifosi per avere alla fine un palazzetto comunque semivuoto, considerando che stiamo pur sempre parlando di una partita tra due delle più importanti realtà del basket italiano, e nella quale per giunta si assegna anche una coppa. Ma tant’è. Prendiamo il nostro posto in tribuna e cominciamo a scattare.

Nel settore ospiti sono presenti all’incirca un centinaio di Varesotti, tifoseria che fino a questo momento non avevo mai avuto l’onore di vedere all’opera. Lo zoccolo ultras è raggruppato sullo striscione degli Arditi, e nel settore ospiti campeggia anche una bandiera tricolore con la scritta “Ultras Liberi”. Il loro tifo è abbastanza altalenante, vanno da bei battimani a momenti di pausa. Forse da loro ci si poteva aspettare qualcosa di più, ma evidentemente la partita non è proprio di quelle sentite.

Per contro i Senesi, come sempre da quando li vedo, fanno il loro tifo che è sempre su ottimi livelli. Colorati, costanti e rumorosi. Dopo lo scioglimento del Commandos Tigre c’è da dar atto a questa Brigata di aver saputo sviluppare un buon movimento al palazzetto, dando seguito ai gloriosi fasti ed alla tradizione decennale del tifo cestistico senese. Da segnalare molti cori a favore di Daniel Hackett e contro il presidente Petrucci, questa sera presente sugli spalti: il giocatore biancoverde, infatti, si è rifiutato di partecipare agli Europei scatenando polemiche e critiche, tra cui proprio quelle del numero uno federale. Non mancano inoltre striscioni e cori contro la decisione della società di giocare le proprie gare interne in Eurolega a Firenze (a causa delle carenze strutturali del “Palaestra”). Da queste parti, dove alla faccia del politicamente corretto il campanilismo è ancora il sale del vivere quotidiano, proprio non può andar giù che un qualcosa di fortemente legato alla città di Siena debba passare anche solo due ore dallo storico nemico. La Brigata, infatti, con un comunicato di qualche tempo fa, ha annunciato di non seguire le partite che si disputeranno in riva all’Arno per la massima competizione europea per club, e questa sera lo ribadisce forte con il sostegno dell’intero palazzetto.

In campo l’incontro è combattuto ed almeno nelle fasi iniziali sembra appannaggio dei prealpini che, con un Polonara in ottima forma, inanellano triple e punti, raggiungendo anche il vantaggio in doppia cifra. Tuttavia, come spesso le capita, la squadra campione d’Italia esce fuori alla lunga, prima raggiungendo e poi superando nettamente l’avversario nella parte finale del match, quando Hackett e Ress decidono di mettere la parola fine alla contesa. Dal settore ospiti non mancano i cori d’insulto nei confronti dei padroni di casa, i quali rispondono prontamente coinvolgendo spesso tutti gli spettatori presenti. La partita si avvia verso la conclusione ed il pubblico senese capisce ormai di avere la vittoria in tasca, quindi tutti in piedi ad applaudire e ringraziare la squadra che giocoforza ha scritto la storia della pallacanestro italiana nell’ultimo decennio.

Prima della conclusione c’è tempo per qualche scaramuccia tra il settore ospiti ed i tifosi di casa appostati nella tribuna adiacente, ma il tutto è facilmente sedato da una sin troppo solerte graduata poliziotta. La Mens Sana si aggiudica la Supercoppa mentre gli Arditi, sicuramente sotto costrizione della pubblica sicurezza, abbandonano il settore facendo ritorno verso casa. Noi rimaniamo ancora dentro godendoci la premiazione, da immortale senza dubbio la coppa che passa dalle mani dei giocatori a quelle dei tifosi. Un qualcosa di genuino e semplice che dovrebbe ricordare a tutti, soprattutto a chi amministra l’ordine pubblico nel calcio, che i tifosi sono i veri vincitori in ogni sport e senza la loro passione quasi nessuna disciplina avrebbe motivo di esistere.

Sono quasi le 23 ed è arrivato il momento di riprendere la strada di casa. Salutiamo Paolo, ormai habitué del basket, e ci rimettiamo in macchina. Al ritorno il tempo è buono e possiamo correre in direzione Roma senza problemi, arrivando quando l’orologio segna ormai l’1,30. La serata è stata gradevole ed ancora una volta ho avuto la conferma di come abbia fatto bene a rituffarmi a capofitto nei palazzetti, dopo anni di assenza ed indifferenza nei loro confronti.

Simone Meloni.