Ho sempre ritenuto i minuti che seguono il triplice fischio dell’arbitro tra i più romantici ed intensi della vita da stadio. Sono un po’ il solco che divide il tifoso che vive lo stadio come un qualsiasi diversivo e quello che ne ha fatto una ragione di vita e ne vuole gustare il sapore fino all’ultimo secondo. Fino a quando non è costretto ad abbandonare quei gradoni per cause di forza maggiore. In Serie A poi, dove lo spettatore è diventato ormai un mero cliente da prestare alle televisioni ed alla macchina della repressione statale, vivere il “pre” ed il “dopo” è forse ancora uno dei pochi segni di aggregazione riscontrabili nella nostra società. Così ho voluto incentrare questo Napoli-Torino attorno a tale aspetto. Per sottolineare come allo stadio, alla fine dei giochi ed al netto di campagne denigratorie e vergognosamente mirate, rimangano quasi sempre ed esclusivamente gli ultras.
La partita tra azzurri e granata un tempo sarebbe stata davvero tra le più allettanti nel panorama ultras. Oggi, per i motivi che tutti sappiamo, il pubblico, gli stadi, le curve e le trasferte sono totalmente cambiate e stravolte. Così, nel settore ospiti, trovano spazio una quarantina di tifosi provenienti dal capoluogo piemontese che si riconoscono dietro (o davanti, sarebbe meglio dire in questo caso) lo striscione “Maratona Club Torino”. Provano a farsi sentire ma il loro tifo è perlopiù discontinuo e condizionato dall’andamento dell’incontro che vede il Napoli imporsi con il risultato di 2-0. I tifosi partenopei rispondono come sempre affollando l’impianto di Fuorigrotta. I tempi bui della Serie C, degli spareggi persi e dei fallimenti sembrano lontani anni luce, così anche il tifoso più moderato ha ripreso a varcare i cancelli del San Paolo. Un bene? Un male? Non sta a me giudicare, certamente ai ragazzi che sono rimasti in Curva B per sostenere il loro ideale anche abbondantemente dopo il fischio finale, non può far piacere vedere sbraitare chi si era dimenticato della squadra della propria città quando questa calcava i piccoli e scomodi campi della terza serie, sfidando realtà grandi a volte venti volte meno rispetto al capoluogo partenopeo. Ma il mondo del calcio moderno va così.
Dal punto di vista del sostegno gli ultras delle due curve napoletane meritano una promozione a pieni voti. Belle manate, bandieroni sempre al vento ed il coro “In un mondo che non ci vuole più, canterò di più canterò di più” che a tratti diventa il vero e proprio leitmotiv della giornata, coinvolgendo persino parte dei Distinti. Vedremo se questa squadra saprà regalare ai Napoletani i successi che aspettano ormai da più di due decenni.
Simone Meloni.