Prima di voltare pagina salutando questo 2013, c’è ancora tempo per uscire dalle Mura Aureliane e scattare in un palazzetto. L’occasione è di quelle a cui non volevo rinunciare: Pistoia. Dopo tanti anni i Toscani sono tornati nella massima serie e, almeno a giudicare da foto e video reperiti sul web, l’ambiente è caldo e carico. Inoltre i biancorossi vengono da due vittorie consecutive e ci sarà sicuramente entusiasmo al PalaCarrara.

Vorrei partire prima delle 13, ma alcune disavventure mi costringono a lasciare Roma quando mancano pochi minuti alle 14. Non amo dover correre ed avere tempi ristretti, anche perché quando si viaggia in Italia bisogna sempre tener conto di qualche inconveniente come traffico, incidenti e lavori in autostrada. La giornata promette pioggia, ma per ora, almeno sulla Capitale, si addensano solo nuvoloni neri spazzati da un fastidioso vento di tramontana. Si parte. Grande Raccordo Anulare, uscita per l’A1 direzione Firenze e poi 120 km/h fissi. Sembra andare tutto liscio, ma ovviamente qualche chilometro prima dell’uscita Firenze Sud ecco materializzarsi una lunga coda. Consulto il navigatore del cellulare, comincio a preoccuparmi. Dovrei arrivare giusto in tempo per la palla a due, ma quando di mezzo c’è il traffico nulla è sicuro. Si va a rilento ma fortunatamente il tutto non dura moltissimo e, una volta superato il capoluogo toscano, la coda si smaltisce. Devo però accelerare nell’ultimo tratto, quello dell’A11. Supero Prato ed ecco finalmente l’uscita per Pistoia. Mancano dieci minuti all’inizio. Il palazzetto non è molto distante ma, come immaginavo, il problema è trovare un parcheggio. Alla fine lascio la macchina al ciglio di una strada costeggiata da un torrente. Prego per la sua incolumità e perché nessun vigile punisca questo parcheggio letteralmente inventato. Non c’è tempo per ragionare. Prendo la macchinetta e raggiungo il botteghino accrediti. Per la ragazza è facile trovare il mio pass, è l’ultimo rimasto. La saluto e velocemente eccomi nel PalaCarrara.

La partita è iniziata da un paio di minuti, ma le difficoltà non sono finite. Gli spalti infatti sono stracolmi, non c’è spazio neanche per uno spillo, tanto che molta gente è seduta sulle scale. Chiedo lumi ad una ragazza con la pettorina della società. Con gentilezza mi dice di aspettare la fine del quarto e poi chiedere di poter accedere in campo per scattare. Tuttavia so che dal campo sarebbe impossibile prendere bene entrambe le tifoserie. La ringrazio e decido di risolvermela da me. Mi faccio spazio sulle scalette e mi porto nella parte alta della tribuna, dove ci sono le telecamere ed è possibile stare in piedi. Perfetto per fotografare, anche perché mi permette di spostarmi da una parte all’altra. Posso togliermi la giacca, vista anche la temperatura equatoriale, e prendere l’attrezzatura.

La curva di casa è alla mia destra. Striscione Baraonda Biancorossa, tamburi e tutti con una maglia rossa. Molto bello l’impatto, visivo e non solo.  Si capisce subito che il tifo sarà di alto livello e non rimarrò deluso. Va premesso che, ovviamente, il primo anno di A dopo tanto tempo di assenza ha fomentato l’ambiente, però va anche dato a Cesare ciò che è di Cesare. Il tifo dei ragazzi della Baraonda è stato un qualcosa di spettacolare, tanta voce, mani quasi sempre in alto, bandiere e bandierine. La cosa che mi ha davvero colpito è stata l’intensificarsi dei cori con la squadra che sprofondava sotto i colpi della Virtus Roma. Un qualcosa che ha saputo ridare speranza e fiducia ai giocatori di casa tanto da portarla da -25 a -7. Una quasi rimonta resa anche e soprattutto possibile dalla spinta del pubblico. E non solo degli ultras. In più di un’occasione il palazzetto è diventato una vera e propria bolgia, con le tribune che seguivano i cori della curva, oltre a protestare ripetutamente contro gli arbitri facendo anche ampio lancio di cartacce e bottigliette. La sciarpata finale sulle note di “Che sarà sarà”, quando la partita era ormai nelle mani dei capitolini, è la ciliegina sulla torta di una prestazione superlativa. In pochi casi sono uscito da un palasport con il mal di testa. Questo è uno di quelli. Se vogliamo fare qualche critica, ma proprio per il gusto di farlo, possiamo dire che forse ai ragazzi di Pistoia manca un po’ di varietà nei cori, ma è davvero una quisquilia. Bisognerà vedere se sapranno mantenere questi livelli negli anni. Il segreto è tutto là.

Capitolo ospiti. In totale un’ottantina i Romani, di cui all’incirca 30 ultras che si posizionano sullo striscione ROMA MCMLX. Sin da subito si mostrano vogliosi di farsi sentire nel catino del PalaCarrara. Mani in alto, petti nudi e cori a raffica. Fanno davvero una bella impressione. L’unico appunto è dal punto di vista numerico, ma per la Roma cestistica non è mai stato facile portare gente in casa ed in trasferta. La qualità c’è, questo è indiscutibile. Da sottolineare i molti cori contro Siena e Varese, applauditi dal pubblico di casa. Va ricordato che tra capitolini e Pistoiesi, tanti anni fa, esisteva un rapporto di amicizia in chiave anti-senese. Fa strano constatare come, nonostante siano passate generazioni e gruppi, questa simpatia non sia stata dimenticata ed oggi venga prontamente riaccesa.

Il tifo continuo ed intenso accompagna la Virtus in campo. Dopo il buon avvio dei padroni di casa, il quintetto di Dalmonte prende man mano il sopravvento con una serie incredibile di canestri da tre. Nel terzo quarto, sul massimo vantaggio di venticinque punti, i Romani si rilassano. E qui entra in scena la curva di casa, che sino a quel momento non solo non aveva mollato ma aveva persino intensificato il proprio tifo. Un paio di triple rimettono in gioco i Toscani che approfittando del black-out avversario e cominciano a rosicchiare punti fino a portarsi a -7. A questo punto, proprio quando l’inerzia del match sembra essere passata tra le mani dei biancorossi, la Virtus Roma riattacca la spina legittimando la vittoria nell’ultimo minuto. Un +9 tutto sommato meritato per quello che si è visto in campo. I tifosi pistoiesi applaudono comunque la bella prestazione della propria squadra, mentre i giocatori ospiti vanno a ringraziare i tifosi giunti dalla Capitale.

Una considerazione la merita anche il PalaCarrara. Davvero molto bello il palasport pistoiese. Piccolino, raccolto e con un’acustica a dir poco buona. Prima di uscire faccio defluire un po’ il pubblico, onde evitare di trovarmi bloccato nella calca. Quando mi sto apprestando a varcare i cancelli il mio sguardo cade su un cartello che campeggia prima delle entrate: “La sciarpa è il simbolo dell’orgoglio e dell’appartenenza di un tifoso. Se te la sei dimenticata torna indietro a prenderla! Se non ce l’hai: a) comprala b) fattela fare a maglia dalla nonna. E l’ora di portarla tutti!”.  Un concetto che ho sempre sposato a pieno. In barba a stili casual, Stone Island, Burberry e chi più ne ha più ne metta. In tempi come questi poi, dove tutto è vietato, portare una sciarpa sarebbe il modo ideale per fare colore aggirando le restrizioni.

Fuori al palazzetto decine di macchine cominciano a prendere la via di casa. Raggiungo la mia, fortunatamente è tutto apposto. Poso la macchinetta e riparto alla volta di Roma. Anche l’ultima “fatica” del 2013 è andata. Augurare un buon anno a chi vive di pane e ultras è pressoché superfluo. Sappiamo bene che per noi il tempo che passa coincide giocoforza con la repressione, il declino e le delusioni. A chi ancora ci crede auguro però di sopravvivere nella migliore salute e con il maggior divertimento possibile. Buon anno a tutti e lunga vita agli ultras.

Simone Meloni.