Un’altra classica del campionato italiano va di scena allo Stadio Olimpico. La Roma ospita la Fiorentina in una partita che sin dalla vigilia si preannuncia calda e ricca di emozioni, sia in campo che sugli spalti. Le polemiche che l’hanno preceduta sono più che altro legate all’esorbitante prezzo dei tagliandi che da quest’anno la società capitolina ha posto in essere. Partendo dalla classica suddivisione in “Partite di cartello” e “Partite di seconda fascia” ha infatti incrementato i costi in entrambe, arrivando a far pagare, per la prima fascia, una Curva 30 euro ed un Distinto 45. Compreso chiaramente il Distinto destinato agli ospiti. La scusa ufficiale fornita dall’AS Roma è quella di voler incentivare i tifosi a sottoscrivere l’abbonamento ad inizio stagione (che effettivamente si attesta ancora su prezzi più che ragionevoli), motivazione che appare quantomeno labile ed addirittura contro gli interessi della società stessa. Così facendo si preclude a molti la possibilità di acquistare un biglietto all’ultimo minuto, magari portando con sé anche moglie e figli (visto che si parla tanto di famiglie allo stadio). È chiaro che in un periodo di recessione come questo la gente preferisca risparmiare almeno 120 € per portare poi il proprio nucleo familiare in una curva dove il campo è lontano anni luce e la visuale è totalmente insufficiente, per destinarli al menage familiare. Le motivazioni per me sono ben altre, ed anche abbastanza semplici. Le grandi società in Italia stanno operando un’oculata campagna per sostituire il pubblico nei propri stadi. Un processo forse lento, silenzioso ma inesorabile. Alzare il costo del biglietto fa sì che la classe medio-bassa non metta più piede sulle gradinate, e questo non è certamente casuale. Se il calcio una volta era lo sport popolare per antonomasia, oggi ormai non lo è più, e per tanti versi è forse equiparabile alle discipline più chic. Discriminazione, razzismo, divieti. Nulla è casuale. Neanche il far pagare una Curva trenta euro (circa 60.000 delle vecchie Lire Italiane). La Roma quindi non è da meno e non si tira indietro da questo trend; mi vengono i brividi solo a pensare che questi signori hanno intenzione di edificare un nuovo stadio. Probabilmente un luogo che vedrà l’addio della maggior parte dei frequentatori dell’Olimpico attuale. Un salottino bene nel quale tenere un comportamento educato dopo aver dato magari i tuoi 50 euro per un settore “popolare”. Mi vengono in mente le parole di uno dei fondatori dell’FC United of Manchester che, in un’intervista rilasciata qualche tempo fa, spiegava il suo allontanamento dall’Old Trafford dicendo “Ormai era una routine, mi sono fermato un attimo ed ho ragionato su quante cose erano cambiate rispetto a quando avevo messo piede in uno stadio la prima volta. Andavamo a Chelsea e pagavamo 60 sterline un settore ospiti, i giocatori erano starlette viziate e miliardarie a cui fondamentalmente non interessava nulla di noi. Infine lo stadio era diventato un qualcosa di finto, irreale. Un mondo di plastica. È stato difficile tirarsi fuori da un qualcosa durato più di trent’anni. Ma non era più il nostro mondo”. Da quando ho sentito quest’intervista non posso negare che ci penso spesso. È vero, tutto vero. Dalla prima all’ultima parola. Se solo noi in Italia avessimo la forza ed i mezzi per fare un qualcosa del genere, probabilmente riusciremmo anche a lasciare soli questi menestrelli della domenica. Loro ed i loro merdosi biglietti da 30 euro per un posto dove per vedere bene il portiere devi portarti il binocolo.

Quindi, detto ciò, scusatemi se ogni volta che scrivo di Serie A lo faccio con l’entusiasmo pari allo zero. A suffragio di quanto detto però ci sono i numeri che parlano. 45.000 presenze che con dei tagliandi venduti a prezzi umani sarebbero sicuramente stati 60.000. Nel settore ospiti fanno capolino oltre 1.300 tifosi toscani. Dopo le solite scaramucce con la Curva Nord si posizionano, appendendo diverse pezze in balaustra e compattandosi. Le insegne della Curva Fiesole ci sono tutte e con loro diverse bandiere e molti bandieroni di ottima fattura. Ai Viola va sicuramente riconosciuto di essere una delle poche tifoserie che negli ultimi anni hanno saputo uscire da un periodo di oblio che durava da diversi anni, dandosi una bella spolverata e riportando a livelli più che buoni la propria curva. Ad inizio partita espongono uno striscione per Bollo, compianto personaggio del tifo fiorentino, accendendo diverse torce e qualche fumogeno che prontamente vengono scambiati con i vicini giallorossi. Durante la partita sono autori di una prova più che discreta, il nucleo ultras, formato da 3-400 ragazzi, non smette mai di tifare, trascinandosi dietro tutto il settore in più di un’occasione. Le sbandierate ed una bella sciarpata danno anche un tono di colore alla trasferta dei toscani. Complessivamente meritano davvero un buon giudizio. Sarà che a Roma non si vedeva una tifoseria numericamente ed emotivamente decente da ormai qualche anno.

Il pubblico di casa, come detto, affolla in un buon numero gli spalti. La Roma ha leggermente rallentato: dopo l’avvio superbo con le dieci vittorie consecutive, i giallorossi sono reduci da quattro pareggi di fila che hanno consentito alla Juventus di portarsi sola in vetta alla classifica. L’ambiente però è tutt’altro che demoralizzato e già dall’inizio le due curve danno la carica ai giocatori, intenti ad effettuare il riscaldamento. All’ingresso in campo delle squadre, solita bella sbandierata della Sud con parecchie torce e molti fumogeni accesi, e manate compatte in Nord. I numeri sono sicuramente in calo ovunque e con la folle repressione che ormai attanaglia i nostri stadi va dato sicuramente il merito a chiunque ancora si batte per fare tifo e portare un po’ di colore in settori che, se fosse per chi amministra il calcio, sarebbero spenti, grigi e tristi. Nessuno può dire se questo sia solo un preludio ad una morte che sotto tanti punti di vista sembra annunciata, però finché ci sarà anche una sola persona seduta in balaustra a coordinare il tifo ed a lanciare i cori un minimo di speranza che le nostre tradizioni vadano avanti ce l’avremo sempre. Dico questo più con la testa del sognatore che con quella di un osservatore razionale. Comunque i romanisti ci sono ed il loro tifo per tutti i 90’ sarà più che sufficiente, premiato infine dalla squadra che tornerà alla vittoria. Un successo di fondamentale importanza, contro una diretta avversaria per la lotta ad un posto in Champions League.

Ad aprire le danze è Maicon, che dopo una manciata di minuti capitalizza una bella discesa sulla sinistra di Gervinho. La squadra di Montella conferma tutti i suoi limiti difensivi ma non si tira indietro e con il passare dei minuti prende sempre più confidenza mettendo la testa in avanti. Così, prima dell’intervallo, Vargas riequilibra le sorti dell’incontro battendo De Sanctis con un destro potente e preciso dai quindici metri. Nella ripresa, dopo un buon avvio della Viola, la Roma riprende in mano le redini del gioco e negli ultimi venti minuti schiaccia l’avversario, cogliendo prima un palo con Strootman e trovando poi il gol del definitivo vantaggio con il neo entrato Destro, che tornava a calcare i campi di gioco dopo oltre 6 mesi di stop forzato. Finisce così con le due squadre sotto i rispettivi settori (ma non troppo, hai visto mai il giorno dopo La Repubblica scriva di possibili collusioni tra giocatori e ultras) e l’Olimpico che comincia a sfollare sulle note di Grazie Roma. Abbandonando lo stadio in bocca rimane più che altro quel sapore di plastica e finzione di cui parlava il ragazzo di Manchester. Ma questo passa il convento.

Testo di Simone Meloni.
Foto di Cinzia “LaMiaRoma”.