Il mio fine settimana, basato interamente sulle tifoserie laziali, fa tappa a Marino. Dopo aver seguito da vicino il derby pontino tra Terracina e Fondi, mi ero infatti ripromesso, tempo permettendo, di dare una sbirciatina alla sfida tra Santa Maria delle Mole e Sora. Il fattore vicinanza gioca un ruolo rilevante e quindi, liberatomi da impegni mattutini, quando sono le 13:30 riesco a partire alla volta del paesino castellano celebre per la Sagra dell’Uva.

Un preambolo va necessariamente fatto, la sede naturale del Santa Maria delle Mole infatti, sarebbe lo stadio “Ferraris” sito nell’omonimo paese. Tuttavia, non essendo l’impianto a norma per disputare la Serie D, e soprattutto dopo che in estate è avvenuta una a dir poco criticabile fusione tra il retrocesso Marino e la Mole neopromossa, si è logicamente deciso di disputare le gare interne al “Fiore”, uno dei campi più all’avanguardia dell’hinterland romano, nonché sede del ritiro della Nazionale durante i Mondiali del 1990. Una location sicuramente suggestiva che ha conosciuto una seconda giovinezza negli ultimi anni dopo intere stagioni di smobilitazione e trascuratezza.

In meno di mezz’ora sono nella zona comunale di Marino, in perfetto orario. Peccato che non trovi lo stadio. In giro non c’è nessuno e quelle poche persone a cui riesco a chiedere informazioni mi mandano in posti a dir poco improbabili, su tutti una stradina che metro dopo metro si fa più sterrata sino ad inoltrarsi in uno stretto sentiero di montagna, al quale la mia macchina reagisce tutt’altro che bene. Tra un moccolo e un altro alla fine, grazie ad una coppia che romanticamente divorava i propri panini con la porchetta scambiandosi frasi d’amore davanti al panorama del Lago Albano, riesco a trovare la strada giusta arrivando davanti allo stadio.

La fretta, che è cattiva consigliera si sa, mi fa sbagliare entrata spingendomi all’ingresso del settore ospiti, dove lo strappabiglietti (bello questo termine, l’abbiamo quasi dimenticato a forza di soppiantarlo con il più moderno e repressivo steward) mi indica la strada corretta. Corro, come il migliore dei cinghiali delle foreste castellane, su per la salitella e, dopo aver ritirato l’accredito, fino alla porta carraia. Ma niente, mancano pochi minuti all’inizio e non c’è nessuno che mi possa aprire. Decido di seguire almeno il primo tempo dietro ad una rete posta nei pressi delle panchine dalla quale ho gli ospiti di fronte ed i tifosi di casa (per ora ancora non pervenuti) alla mia sinistra.

Nonostante l’autunno regali uno dei primi “freschi” io sono a dir poco accalorato e prima di mettermi la macchinetta al collo decido bene di rimanere a maniche corte. Sin dall’esterno avevo sentito i Sorani ed una volta dentro posso constatare che sono in ottimo numero. Un pullman e qualche macchina, una sessantina in totale. Più che buono se si pensa al campionato sin qui disastroso dei bianconeri ed alla trasferta non certo tra le più allettanti (anche se di questi tempi anche il solo fatto che ti permettano di andarci in trasferta dovrebbe essere un qualcosa di stimolante di suo).

Si vede subito che sono in ottima forma facendosi notare con cori lunghi, sventolio di bandiere e belle manate. La squadra in campo è il loro esatto contrario ed infatti, dopo neanche un quarto d’ora, subisce il gol dello svantaggio, provocando la rabbia degli ultras sorani che invitano i propri giocatori a mostrare gli attributi.

Poco dopo il gol entrano anche gli ultras del Santa Maria delle Mole, appendendo lo striscione Ultras Mole. Non so se per la contemporaneità con la Serie A o per il fatto che la loro squadra giochi a “casa del nemico”, ma il loro numero non supera le cinque unità. Provano comunque a tifare, spegnendosi gradualmente, per poi togliere le pezze e lasciare lo stadio al 10° del secondo tempo non so per quale motivo. Nel frattempo gli ospiti macinano tifo e cori tenuti anche per quasi dieci minuti, ritmati perfettamente dal tamburo. Le squadre raggiungono gli spogliatoi con i biancazzurri in vantaggio.

In avvio di secondo tempo il match sembra cambiare per il Sora, che trova quasi subito il pareggio. Il gol esalta i supporters bianconeri che continuano a cantare e saltare. Ai bei tempi ci sarebbero state bene pure un paio di torce, ma con l’ariaccia che tira oggigiorno capisco che sia molto meglio farsi gli affari propri e tenere un profilo guardingo.

La rete del pari tuttavia è solamente un’illusione e, a fotografare il momento no per la squadra bianconera, arriva il raddoppio casalingo proprio mentre la rappresentanza della Nord giunta a Marino era intenta ad alzare le sciarpe. Tuttavia non ci si perde d’animo, ed allora la sciarpata viene comunque eseguita sulle note di “Che sarà sarà”. Un evergreen che credo finirà solo con la fine dei tifosi.

In campo saltano gli schemi e quando manca poco al termine, il Santa Maria delle Mole mette in cassaforte il risultato andando per la terza volta in gol. Entusiasmo per l’esiguo pubblico di casa, sconforto per quello ospite che fa il suo dovere fino al triplice fischio del direttore di gara, per poi scoppiare in una sentita contestazione nei confronti della squadra, richiamata in toto sotto al settore ospiti.

Dopo aver appurato la voglia di fare del guardalinee, che non abbandona il campo finché l’ultimo giocatore del Sora non è rientrato negli spogliatoi, posso anche andarmene. Ovviamente con molta più calma rispetto all’andata. Stavolta con la macchina che si porta da sé per le discese, posso godermi il panorama lacustre. Peccato che a differenza dei Giulietta e Romeo di cui prima, la porchetta è solo un’illusione.

Simone Meloni.