La mia due giorni abruzzese, cominciata con L’Aquila-Benevento, si conclude con la partita di cartello tra Sulmona ed Ancona. Le due squadre, prima del fischio d’inizio, occupano rispettivamente secondo e primo posto. Tutto lascia quindi presagire una buona cornice di pubblico con folto seguito di quello di fede anconetana. Come il giorno precedente, anche per raggiungere la famosa cittadina dei confetti opto per una strada secondaria all’andata, la Via Tiburtina. La scelta si rivelerà un po’ un suicidio, viste le 3 ore e mezza per fare poco meno di 200 km. Fino ad Avezzano il tragitto è anche un qualcosa di umano, ma da là a destinazione, con l’inerpicarsi sull’Appennino ed una serie infinita di tornanti, diviene improponibile, seppure a fare da cornice ci sia un paesaggio davvero mozzafiato fatto di prati verdi, cime che superano i mille metri e torrenti di montagna.
Alle 13:40 sono nei pressi dello stadio, trovare posto è tutt’altro che semplice e, dato che non posso perdere molto tempo, alla fine parcheggio al di fuori delle mura ed a piedi in poco meno di dieci minuti sono ai cancelli. Tanti tifosi con sciarpe biancorosse camminano all’impazzata in direzione dello stadio, il Sulmona ha riportato l’entusiasmo per il calcio in città e forse nessuno avrebbe pensato che dopo la promozione dall’Eccellenza dello scorso campionato, gli abruzzesi avrebbero disputato un campionato di vertice anche nella massima serie dilettantistica. Ritiro l’accredito, prendo la pettorina e finalmente sono in campo.
Il Francesco Pallozzi è un piccolo impianto in grado di contenere circa 1.500 spettatori. Proprio a causa della sua struttura la squadra locale ha dovuto giocare le prime partite della stagione a Chieti, e prima di questa sfida prefettura e sindaco si erano posti l’interrogativo se fosse il caso di tornarvi per l’occasione. Tuttavia, fortunatamente aggiungo io, alla fine si è deciso di giocare nella sede naturale del match, con buona pace delle istituzioni. Quando mancano venti minuti al fischio d’inizio la tribuna di casa è piena, gli ultras sulmonesi si posizionano nella parte destra della stessa e sono quantificabili in un’ottantina di unità. Gli Anconetani ancora non sono arrivati, o meglio sono impegnati nelle solite lungaggini delle perquisizioni ai cancelli d’entrata. Riusciranno a fare il proprio ingresso solamente a partita iniziata. Duecento circa i presenti. Oltre ai classici striscioni Curva Nord Ancona e Brigata Ancona, spicca anche la pezza dei Mastiffs Napoli.
In campo le cose si mettono subito male per i biancorossi d’Abruzzo, che in breve sequenza subiscono il primo ed il secondo gol e, come se non bastasse, anche il terzo prima che l’arbitro mandi le due squadre negli spogliatoi. Le reazione del gruppo appostato in tribuna coperta è davvero ammirevole, i ragazzi di Sulmona, infatti, invece di mollare la presa davanti alla netta sconfitta che si profila per i propri colori, aumentano l’intensità del sostegno. Così, se il loro inizio era stato un po’ zoppicante e discontinuo, finiscono il primo tempo con battimani, cori a rispondere ed una notevole sciarpata. Dal canto loro gli ultras dorici, una volta sistemati gli striscioni, si raggruppano cominciando a tifare. C’è da dire che il settore ospiti non è il massimo per cantare con compattezza, data la sua forma che si estende per lungo (mi ricorda un po’ Isernia in questo) anziché per largo. Comunque i Marchigiani non sono venuti in gita di piacere, e fanno sentire la loro voce con cori tenuti a lungo e belle manate. Esattamente come i loro dirimpettai mettono in mostra le proprie sciarpe, colorando il settore anche con qualche torcia. Di questi tempi è davvero oro colato. Se poi si pensa che una piazza come Ancona, tradizionalmente abituata ai palcoscenici del professionismo, giace ormai da qualche anno in Serie D, si può veramente capire quanto sia difficile per questi ragazzi trascinarsi dietro anche il pubblico più freddo ed avvezzo alla ribalta degli incontri di cartello. L’unico appunto che mi sento di fargli è sotto il profilo dell’intensità, infatti i cori a volte risultano un po’ sottotono. Si va così negli spogliatoi con gli ospiti che sembrano aver già chiuso la pratica.
La ripresa tarda ad iniziare ed il freddo comincia a farsi sentire pungente. Le due tifoserie si posizionano nuovamente ai propri posti e la gara del tifo, a differenza di quella in campo, continua sul filo dell’equilibrio. Dicevo prima dei Sulmonesi, era la prima volta che me li ritrovavo di fronte e non avendo molte informazioni su di loro non sapevo onestamente cosa aspettarmi. Devo dire che il loro secondo tempo, per intensità, compattezza e varietà nei cori è stato davvero eccellente. Sembrava che più la squadra affondasse e più loro avessero voglia di cantare per l’orgoglio dei propri colori e della propria città. Un’impressione molto positiva, poco da dire.
Sul fronte anconetano oltre al tifo continuo e ad alcuni cori tenuti molto a lungo, è bello vedere il continuo sventolio di bandiere e vessilli per colorare il proprio settore. In particolar modo davvero belli i bandieroni con la scritta Ultras e quello semplice a bande biancorosse che rimanda indietro nel tempo quando le nostre curve erano solite colorarsi con strumenti simili. Colori sociali e tanta voce. In fondo dovrebbe essere l’essenza di ogni tifoso. Quando sentono che i tre punti hanno ormai preso la direzione del Conero, festeggiano con alcuni canti popolari colorati dall’accensione di altre torce.
Al fischio finale i giocatori dell’Ancona raccolgono il ringraziamento dei propri tifosi, mentre quelli del Sulmona vanno a ringraziare chi non ha smesso un minuto di supportarli. È bello vedere come anche a partita finita gli Abruzzesi continuino a cantare per il puro gusto di farlo mentre gli Anconetani, ormai a striscioni tolti, si mettono in mostra con alcuni cori contro la repressione ed in favore della libertà degli ultras, prontamente applauditi e corrisposti dai tifosi di casa. Immortalati questi ultimi istanti è arrivato il momento di andarmene.
La Serie D si conferma, come sempre ultimamente, l’ultimo baluardo di un certo modo di tifare, se non liberamente, con un po’ più di spazio vitale a disposizione. Una volta salito in macchina mi immergo nel tepore dell’aria calda raggiungendo alquanto rapidamente lo svincolo autostradale. La giornata non è ancora finita, ad attendermi c’è la sfida tra Virtus Roma e Virtus Bologna. Di traffico fino a Tivoli non c’è traccia, così, appena intravisto un accenno di coda, decido di bissare la scelta del giorno prima prendendo l’uscita per la cittadina della provincia di Roma e percorrendo la Via Tiburtina fino alla Tangenziale, poi da là pochi minuti e sono al Palazzetto. Altra storia, altre foto, altro resoconto.
Simone Meloni.