Nella Campania dei divieti assoluti e mirati, delle partite spostate a centinaia di chilometri dalla loro sede naturale e della criminalizzazione assidua e continua degli ultras, qualcosa si muove ancora. Idee, rivalità e tradizioni non sono morte. Sono solo addormentate ed anestetizzate dalla repressione. Ma pronte a rivenir fuori alla prima occasione concessa. Il movimento ultras campano è come l’edera, un qualcosa di radicato e talmente forte che persino ad uno Stato assolutista come il nostro risulta difficile estirpare definitivamente. È proprio da un divieto che nasce questa mia full immersion nella Campania ultras. In principio doveva essere Akragas-Savoia, ma l’interdizione ai tifosi savoiardi ha scombinato i miei piani, costringendomi a rivisitare il calendario ed alla fine organizzare una giornata con ben tre partite da seguire. Il programma sarà questo: Frattese-Giugliano la mattina, Turris-Matera il pomeriggio e Napoli-Veroli di basket la sera. Ed aggiungo anche, peccato che non giocasse il Napoli in posticipo, altrimenti avrei fatto anche una visita al San Paolo. Insomma, il mitomane di Sport People continua a colpire senza perder colpi.
Sono le 4 di mattina quando la sveglia suona inesorabile. Ho appena tre ore di sonno sulle spalle, cosa che sento tutta nell’alzarmi dal letto. Ma bastano una doccia ed un caffè per rimettermi in sesto. Controllo che tutto sia nel mio zaino e poi esco di casa. Per tutto il giorno sono previste piogge alquanto consistenti; mi sono quindi preparato con il mio ombrello ed un bel giaccone con cappuccio impermeabile. Il tutto si rivelerà poi inutile. Fortunatamente.
Il bus notturno passa quasi subito, ed assieme a stanchi bengalesi che tornano dai loro lavori, raggiungo la Stazione Termini in una mezz’oretta buona. Il treno partirà per le 5:42, ma essendo già pronto al binario salgo mettendomi a sedere. Il Regionale per Napoli delle 5:42 è uno di quei treni storici dove un qualsiasi studioso di antropologia dovrebbe mettere piedi per stendere un trattato. “Là ci troverai, ladri, gli assassini e il tipo strano, quello che ha venduto per 2000 lire, sua madre a un nano” cantava De Andrè parlando della sua Genova. Beh, sicuramente se il materiale umano non è quello, ci siamo davvero vicini. Il capotreno fischia e lascio la Capitale alle mie spalle. Viaggio tutto sommato tranquillo con un simpatico travestito aversano che mi intratterrà, prima proponendomi prestazioni sessuali “ma senza pagare guagliù” e poi, visto il mio diniego, raccontandomi la sua triste vita nella città natale niente popò di meno che di Caterina Balivo. Arrivato a Napoli usufruisco della nuova stazione metropolitana di Piazza Garibaldi, prendendo la Linea 1 fino a Montedonzelli da dove Christian, un vecchio corrispondente ai tempi di Supertifo, si è offerto gentilmente di darmi un passaggio fino a Frattamaggiore.
Percorrendo l’autostrada ci inoltriamo nell’area a nord di Napoli, tristemente famosa per la Terra dei Fuochi. Una situazione che i cittadini non sono in grado più di sopportare e lo hanno fatto sentire chiaramente un paio di giorni prima quando, proprio a Giugliano, una folla inferocita si è riversata nelle strade per protestare contro l’approvazione della Tares. Scontri, agenti che utilizzano spray al peperoncino e qualche arrestato, è il bilancio finale di un pomeriggio caldo ed intenso. Il calcio non è da meno, è sempre stato uno sfogatoio, ma qua le istituzioni hanno trovato un escamotage: vietare, vietare, vietare. Mi sorprendo, quindi, che per la gara tra Frattese e Giugliano non ci siano restrizioni. Già da prima l’incontro il clima è teso ma non mi dilungo nella cronaca. Questa verrà fatta da Andrea, un ragazzo che conosco proprio per l’occasione e che è al suo esordio sulle pagine di Sport People.
Quando mancano 5’, onde evitare sicuri blocchi attorno allo stadio che potrebbero farmi perdere la Vesuviana per Torre del Greco, io e Christian abbandoniamo lo stadio Ianniello, con la Frattese in vantaggio per 1-0, ed un clima che per tutti i 90’ è stato intenso. Davvero tanta roba per una semplice Eccellenza. Dopo esserci imbottigliati nel traffico della domenica, riusciamo a prendere la rampa per l’autostrada ed alle 13:20 siamo a Piazza Garibaldi. Ci salutiamo e le nostre strade si separano. Scendo le scalette della stazione ferroviaria ed imbocco il tunnel che porta alla Vesuviana. Dopo aver chiamato Emilio, con il quale ho appuntamento a Torre del Greco, controllo gli orari dei treni e noto che tra qualche minuto ne passerà uno per Sorrento. Sono in perfetto orario e la cosa mi piace, visto che spesso, quando decido di seguire più di una partita, devo correre a destra e a manca in maniera forsennata. Entrando nel vagone sento già qualcuno che intona cori a favore della Turris, ma, a differenza di altre volte che sono stato al Liguori, questa volta il clima non è disteso e, passando per mettermi a sedere, vengo subito squadrato. Sento già che una volta sceso dal treno verrò “importunato”. Ed infatti, così è. Cose normali, e da una parte apprezzo anche questa difesa del territorio. Comunque, sentendo il mio accento, capiscono subito che non è ciò che cercano e mi lasciano in pace.
Alle 14 ecco arrivare Emilio e Salvatore con il loro motorino. Ci avviamo verso i botteghini e, nonostante qualche problema con gli accrediti, riusciamo ad entrare. Il cielo per ora regge abbastanza, offrendo solo qualche goccia di tanto in tanto. Lo stadio presenta un buon colpo d’occhio, mentre nel settore degli ultras sono circa 200 ad identificarsi dietro lo striscione “Torre del Greco”. Tra loro presenti anche i Nocerini. Dei Materani neanche l’ombra, ma capisco che entreranno in ritardo. Qui funziona così, del resto le vie d’accesso al settore ospiti sono limitate ad una strada che peraltro è adiacente al settore di casa. Quindi prima si fa sfollare e poi si fanno entrare i tifosi provenienti da fuori. Intanto i Corallini hanno cominciato a tifare mettendosi in mostra con potenti battimani e numerose torce accese qua e là. Magari non saranno tantissimi, ma devo dire che, anche rispetto ad altre volte che li ho visti, sono in palla.
La gara prende quota, inevitabilmente, quando al 15° entrano i Materani. Bello il loro ingresso tutti insieme dalla striminzita porticina del settore ospiti. Il tempo di mettere le pezze e compattarsi ed anche loro cominciano a tifare. Ora, devo dire la mia idea sincera sui Materani. Pur non avendoli mai visti, non li ho mai considerati una tifoseria davanti alla quale stropicciarsi gli occhi. Mi sono sempre apparsi troppo divisi e discontinui. Oggi, però, mi hanno davvero ben impressionato. Già nello schierarsi sui gradoni dello stadio torrese hanno dato un’idea di unità e compattezza. Il loro tifo è stato ai limiti della perfezione. Cori secchi, cori lunghi, mani ben in alto, sciarpe tese a formare un bel muro biancoblu e tanta, ma davvero tanta voce. Sono persino riusciti nell’impresa di farsi sentire nonostante la presenza di quel maledetto muro insonorizzato che delimita il settore ospiti. È stata forse la prima volta in vita mia che ho sentito con una certa regolarità gli ospiti a Torre del Greco. Davvero una piacevole sorpresa, anche numericamente, i 120 materani di oggi. Diversi cori ostili tra le opposte fazioni, a rimarcare una rivalità nata negli anni ’80 e mai dimenticata da ambo i lati.
In campo la Turris non sembra riuscire a pungere l’avversario e, come da copione in questi casi, nel secondo tempo arriva la rete del successo lucano. Bella l’esultanza degli ultras ospiti, molti dei quali si arrampicano sulla vetrata per festeggiare la rete. I tifosi campani non mollano e ce la mettono tutta per aiutare i propri giocatori, ma il gol non arriva. Al contrario arriva una sconfitta pesantissima per il morale e la classifica. Gli ultras di casa capiscono e chiamano comunque la squadra sotto il proprio settore per ringraziarla ed incoraggiarla. È incredibile come negli ultimi anni, appena la Turris affronti partite del genere, che possono generare una svolta nel suo campionato, inciampi fragorosamente. Era successo lo scorso anno nel big-match contro la Torres, è successo oggi contro il Matera. Da segnalare, peraltro, come i Lucani si siano giustamente opposti alla polizia che li voleva far uscire prima del fischio finale. Considerato che per l’occasione il prezzo del loro biglietto era fissato a 15 € e che già avevano perso parte del primo tempo, la scelta è sembrata fuori luogo un po’ a tutti. Con gli uomini in divisa costretti, una volta tanto, a prolungare il proprio lavoro di almeno un’ora. I Materani, infatti, abbandoneranno Torre del Greco quando l’orologio segna le 17:30.
Io invece, dopo aver salutato gli ottimi compagni di questa partita, ritiro il documento e riconquisto nuovamente la via per la Vesuviana. L’ultima tappa è il PalaBarbuto di Napoli, dove i partenopei ospiteranno Veroli. Ma questo farà parte di un altro resoconto. Quello che posso dire è che, a mente fredda, è stata una buona scelta quella di venire qui. Quel clima di tensione ed attesa, che ormai manca in molte parti, a queste latitudini è sempre ben presente. Nonostante tutto. Si possono odiare, possono essere nemici e quanto vi pare. Ma penso siamo tutti concordi che una gitarella nei paesini vesuviani, da ospite, sia sempre un toccasana per qualsiasi tifoseria che la pensa in una determinata maniera. Finché ce ne sarà modo, altre mille di queste full immersion.
Testo e foto di Simone Meloni.