Se c’è una cosa che mi è sempre piaciuta della pallacanestro è il fatto che si giochi anche durante le festività natalizie. Senza se e senza ma. Il 26 dicembre, in pieno Santo Stefano, mentre i più sono ancora impegnati a rimpinzarsi di cibo ed alcol, i tifosi della palla a spicchi sono chiamati nei vari palazzetti. Non devo essere l’unico a pensarla così visto che ogni anno sono felice di constatare come il pubblico presente sia almeno il doppio di quello abituale. Sarà l’assenza del calcio, sarà la voglia modaiola di assistere per la prima volta ad un incontro di basket, ma anche in questo finale di 2013 la tendenza è confermata.

Alle prese con le ipocrite riunioni di parenti che succhiano in maniera parassitaria e deplorevole tempo e cibo altrui, organizzo la giornata per lasciare casa in orario decente. In giorni come questi i mezzi pubblici di Roma sono assolutamente da evitare. Una volta tanto allora decido di muovermi in macchina, sperando di non chiudermi in qualche ingorgo come successo lo scorso anno quando, sempre sul finire dell’anno, la Virtus giocava contro i sardi. Stavolta tutto fila liscio ed anzi forse sono uno dei pochi presenti in Tangenziale. Poco più di venti minuti e sono nel comodo ed ampio parcheggio del Villaggio Olimpico, poche decine di metri dal palazzetto. Mi incammino e da lontano scorgo una fila chilometrica alla biglietteria. Menomale che accrediti e biglietti sono accuratamente separati, altrimenti sarei entrato a metà partita. Ritiro l’accredito ed entro. Fa più caldo del solito, sembra di essere ai Caraibi.

Nel settore ospiti, a differenza dello scorso anno, noto subito lo striscione del Commando. In totale sono un’ottantina i tifosi isolani presenti, ma tra loro direi sono un paio i ragazzi che si sono sobbarcati il viaggio dalla Sardegna per presenziare con lo striscione. Come si dice in questi casi, l’importante è fare la presenza. Realizzo qualche scatto ad inizio partita, quando provano a far tifare il settore accennando qualche battimani ma, a giudicare dai presenti, capisco che si tratti di un’impresa a dir poco ardua. Ed infatti desistono quasi subito, limitandosi di tanto in tanto al coro “Forza Dinamo”. Un peccato perché la compagine sassarese, negli ultimi anni, si è consolidata ai primi posti del campionato, affermandosi come squadra tosta e votata all’attacco. Certo, le trasferte per i Sardi non sono mai state qualcosa di agevole. Questo va detto a priori.

Il pubblico di casa ha risposto alla grande a questa importante partita e, quando mancano pochi secondi alla palla a due, ecco entrare anche i gruppi della Curva Ancilotto. L’avvio è un po’ incerto, di pari passo con quello della squadra. I giallorossi vanno subito sotto grazie ad una pioggia di triple da parte di una squadra, quella biancoblu, che si conferma a dir poco letale dalla lunga distanza. Dalmonte chiama numerosi time-out ed alla lunga i suoi ragazzi vengono fuori. Jimmy Baron e Jordan Taylor prendono in mano le redini del gioco, e la tripla magistrale di quest’ultimo sulla sirena, che manda le due squadre all’intervallo lungo, fa letteralmente esplodere il PalaTiziano. Risultato di 46-43, una media punti incredibile per il nostro campionato. Normale quindi che nella seconda parte le due squadre calino in maniera vistosa, faticando incredibilmente sotto canestro.

Gli ultras capitolini aumentano i decibel ed il “Tutti in piedi per questa Virtus” trascina l’intero palazzetto, che oggi si rivela davvero sugli scudi. Nonostante la poca vena offensiva, la battaglia è serrata, si va avanti punto a punto, favorendo le emozioni sugli spalti. Nell’ultimo quarto i padroni di casa mettono la freccia e nell’ultimo giro di lancette legittimano il successo. Una vittoria che li porta a pari punti con il team di Sacchetti e li avvicina alla matematica partecipazione alle Final Eight di Febbraio. Entusiasmo giustificato del pubblico romano che sembra aver ritrovato il feeling con la propria squadra.

Dopo le ultime foto a Green, con i suoi 165 cm che sembrano dirti “tutto è possibile basta crederci”, tolgo il disturbo e raggiungo nuovamente la macchina. Stavolta una buona dose di traffico non me la toglie nessuno. Ma in fondo è meglio così, tempo guadagnato sulla dipartita dei parenti che ancora gozzovigliano e bivaccano a casa mia. Meglio una sana partita di basket che la compagnia di questi mangia pane a tradimento. Per oggi è tutto.

Simone Meloni.