Non ho mai disdegnato la pallavolo, anzi spesso andavo a vederla nella mia città. Almeno fino a quando c’è stata una squadra. Ciononostante tutto avrei immaginato, tranne un giorno di assistere ad una gara di volley femminile a Bergamo. Va così a volte, proprio quando non te l’aspetti o non sai come colmare il tempo ti capita qualcosa che combacia proprio con le tue esigenze. Il PalaNorda è posto a un chilometro circa dallo stadio Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo e quindi, una volta realizzato che raggiungerlo al termine di Atalanta-Roma sarebbe stato un gioco da ragazzi, mi sono detto: “Perché no?”. Con mia grande sorpresa, navigando un po’ su internet, scopro anche che c’è un gruppo organizzato che segue le sorti del sodalizio bergamasco. La Nobiltà Rossoblu infatti è attiva da ben 20 anni. Rimango alquanto sorpreso, ammettendo la mia ignoranza in merito, non pensavo ci fossero gruppi ultras che seguissero la pallavolo femminile. Meglio così, tanto di guadagnato per me.

Con la partita in programma alle 18 ma un freddo polare (2 gradi alle cinque di pomeriggio) al quale non sono disposto a sottostare, faccio il mio immediato ingresso al palazzetto. Dopo aver ritirato l’accredito e superato la perquisizione (persino qui, ebbene sì) entro quando manca ancora parecchio all’inizio. Ne approfitto per fare un approfondito giro del PalaNorda, un impianto più che dignitoso con i suoi 2.250 posti che, avevo letto su internet, vengono spesso riempiti.

Sin da subito, in una delle due curve, noto che ci sono alcuni ragazzi con le sciarpe ed un paio di tamburi, inoltre sotto il loro settore c’è un vero e proprio stand dove vendono materiale del gruppo che, con mia grande sorpresa, è indossato da quasi tutti i tifosi presenti al palazzo. La Volley Bergamo (Foppapedretti Bergamo per motivi di sponsor) è una vera e propria istituzione nella città orobica. Fondata nel 1991 può vantare una bacheca di tutto rispetto con 8 scudetti, 5 Coppe Italia, 6 Supercoppe Italiane, 7 Coppe dei Campioni ed una Coppa CEV. In teoria sono accreditato per scattare dal campo ma, notando come ciò sia alquanto scomodo, opto per la tribuna, in maniera da potermi muovere con più libertà. Dopo essermi sistemato comincio ad impostare la mia Canon per scattare con una diversa luce rispetto a quella dello stadio. Tra uno scatto e l’altro, alla fine riesco più o meno a stabilizzare la macchinetta e posso godermi anche il riscaldamento della giocatrici.

Quando manca poco all’inizio il colpo d’occhio è più che buono, con gli spalti che fanno registrare il tutto esaurito. Nota stonata lo speaker che, in più di un’occasione, invita a salutare le giocatrici ed il pubblico forlivese, in segno di sportività. Diciamo che sotto questo punto di vista il politically correct è la base di questo sport (per antonomasia la disciplina senza contatto), però in questo clima di “volemose bene” non posso negare che la mascotte della Foppapedretti, un pupazzetto a forma di cuore con i colori sociali che ad ogni momento possibile si aggira sul parquet per raccogliere applausi, mi fa davvero divertire.

Pronti via la partita comincia con Forlì alla battuta. Nella curva della Nobiltà una ventina i ragazzi in piedi armati di voce e tamburi. Offrono subito una bella sbandierata dando il la ad un tifo costante che si protrarrà per tutto il match. Sebbene ci siano delle differenze nettissime con gli ultras del calcio e nette con quelli del basket, c’è da dire che in anni di stadi e palazzetti ho visto davvero di peggio. Forse l’unico neo è il voler coordinare il tifo di venti persone con due megafoni, smorzando spesso il tono dei cori ad appannaggio di quello elettronico del megafono. Per il resto la loro prova è ben oltre la sufficienza. Ovviamente la quasi totalità dei cori sono ripesi da quelli in voga attualmente nella nostra penisola e vengono tenuti a lungo con un buon movimento di tutti i presenti. In più di un’occasione riescono a trascinarsi dietro l’intero palazzetto.

Nel loro settore, oltre allo striscione del gruppo, figura un lungo messaggio appeso in balaustra, Foppa: cinque lettere un amore, un lungo brivido in fondo al cuore, che ai più ricorderà un celebre striscione della Curva Sud romanista. Da segnalare anche Balordi e La Minoranza è sempre con te, forse ripreso dallo storico stendardo atalantino La Minoranza è Ovunque.

In campo le azioni si susseguono con i padroni di casa che schiacciano da subito l’avversario, conquistando con estrema facilità il primo set. Forlì non è certamente una squadra di primo livello e la differenza si vede tutta, con la schiacciatrice Miriam Sylla sempre sugli scudi. Così si arriva abbastanza velocemente al terzo set, dove le rossoblu mettono in cassaforte il risultato conquistando l’intera posta in palio. Gioia sugli spalti con tutto il pubblico che si alza seguendo il coro della Nobiltà “Su cantiamo tutti insieme Bergamo” ed invade il terreno di gioco alla sirena finale. I ragazzi della curva mettono ancora in mostra le loro bandiere ed i loro stendardi di ottima fattura. Niente d’improvvisato, una piacevole sorpresa.

Ho tempo per godermi ancora qualche istante di tepore per poi uscire alla vana ricerca di un qualcosa aperto per mangiare. Niente da fare, nonostante la mia seconda sortita giornaliera nella Città Alta. Visto il gelo e la stanchezza decido di raggiungere l’aeroporto. L’autobus numero 1 è già pronto al capolinea. In circa venti minuti sono ad Orio al Serio, abbastanza stanco ma felice per la giornata intensa e particolare appena vissuta. Ritengo sempre che il passare da uno sport ad un altro, da un ambiente ad un altro e soprattutto da una concezione di tifo ad un’altra, senza rimanere delusi ma cercando di carpire ciò che di buono c’è, sia un vantaggio. Certo, sono nato nel calcio ed oggettivamente tutti sappiamo che l’ultras vero e puro è quello degli stadi. Eppure vedere chi si sbatte per la propria squadra di volley femminile, in casa e fuori, pur di rappresentare la propria città è sempre un piacere. Ed è soprattutto segno di come quella cultura nata ai margini delle partite di calcio circa sessant’anni fa sia davvero difficile da estirpare.

Simone Meloni.