Zemanta Related Posts ThumbnailQuantomeno bizzarro il fatto che lo stesso giornale che definiva quanto accaduto a Genova “follia ultrà” qualche pagina dopo praticamente riporti la verità opposta (e probabilmente reale). Tuttavia gli va almeno dato atto di aver riportato una testimonianza anziché i soliti sermoni buonisti. 

Genova – «Nessuno ha manomesso le porte dell’autobus». Ci metterebbe la mano sul fuoco Michele, tifoso dell’Hellas Verona presente al momento dell’incidente domenica mattina prima della partita allo stadio “Luigi Ferraris” di cui è stato vittima Giorgio Leoni.

Durante il tragitto in pullman da piazzale Kennedy allo stadio “Luigi Ferraris”, il 43enne supporter veronese è caduto da un mezzo dell’Amt in prossimità di una curva, a piazza delle Americhe, finendo in coma. Non è ancora chiaro cosa sia accaduto ma secondo Michele non ci sono dubbi: «Eravamo in 130 su quell’autobus, stretti come le sardine», spiega al Decimonono nell’atrio dell’ospedale Galliera, dove è ricoverato Giorgio. «Neanche le bestie vengono ammassate così – continua il tifoso – l’azienda dei trasporti ha messo a disposizione 10 autobus e quasi tutti viaggiavano in quelle condizioni. Le porte non si chiudevano e dovevamo tenerci l’un l’altro».

Giorgio ora si trova nel reparto di rianimazione, i medici mantengono riservata la prognosi. Il quarantenne non respira autonomamente e le lesioni riportate sono giudicate potenzialmente fatali dagli stessi specialisti. «Nessuno di noi ha avuto comportamenti violenti o ha dato fastidio all’autista, ne tantomeno ha provato a mettere a repentaglio la sicurezza di nessuno su quell’autobus», sottolinea Michele.

E mentre trattiene le lacrime sperando in un miracolo, ricostruisce così quei tragici momenti: «Quando Giorgio è caduto abbiamo urlato all’autista di fermarsi ma non ci ha dato retta. Dicevano che non potevano fermarsi per problemi di sicurezza. Arrivati allo stadio ci hanno detto che era tutto ok. Poi usciti abbiamo scoperto la verità».