Salernitana-Benevento, un derby di domenica, in Serie B.  Vero, per la squadra sannita ha un che di nuovo, non per la partità in sé, bensì per giocarla in cadetteria, campionato che disputa per il primo anno dalla nascita del club.

Eppure se cancellassimo per un attimo l’anno della stagione calcistica in corso, questa partita sembra catapultarci in tempi diversi: quasi 15.000 spettatori, la Sud che spinge i suoi beniamini in campo, a dargli manforte anche grazie a quel 2-0 a fine primo tempo, nel settore ospiti l’invasione giallorossa.

Quelle 2000 persone provenienti dal Sannio riflettono l’euforia, la gioia, di chi sta assaporando un anno magico; quel trasporto passionale che porterà poi le nuove generazioni a legarsi a quella maglia giallorossa.

Soprattutto partita giocata di domenica, non a quel romantico orario delle 15, nemmeno però nel folle “aperitivo” delle 11:30 come avenne due anni fa nel primo match della stagione in Lega Pro tra Salernitana-Aversa Normanna, sempre all’Arechi.

Insomma tutte le componenti che rendevano normale una gara del campionato italiano, prima di leggi rabattate, lodi, e brutture burocratiche varie; non vuole essere il pippone sull’utopico ritorno alla centralità dello stadio rispetto alla pay tv, però lo sdradicamento del primo è quanto di più innaturale possibile possa esserci.

Ritrovare, dopo anni di diaspora dagli stadi, una curva di casa calorosa, un settore ospiti colorato ed euforico, di domenica, fa pensare che ancora molti tifosi abbiano voglia di sedersi su quelle gradinate. Stadi che non hanno le comodità di quelle cattedrali nel deserto come vengono costruite dai nuovi magnati del pallone: asettiche, ingombranti, multitasking create più che per il tifoso nella sua accezzione più pura, per il cliente che fruirà di tutti i servizi che girano intorno.

Allora gli stadi della Provincia calcistica bisogna tenerseli stretti (magari con una ristrutturazione che male non fa) perché accolgono i tifosi, quelli veri che alle comodità hanno ancora voglia di anteporre il vivere il Calcio, senza altri fronzoli.

Non sarebbe bello se fosse sempre domenica? Come cantava Vasco Rossi in T’immagini, per riappriopriarsi dei propri spazi e di quella normalità nel vivere il calcio ormai sopita.

Testo di Gian Luca Sapere.
Foto di Aurelio Talpa.