Il giorno successivo a Roma-Spal ho scritto, quasi di getto, un articolo sul divieto di ingresso ad alcune pezze, maglie e bandiere raffiguranti il volto di Aldrovandi (ma non solo) comminato ai tifosi estensi agli ingressi dello stadio. Il pezzo si intitolava: “La città di Roma dovrebbe chiedere scusa alla famiglia Aldrovandi”.
Mai avrei immaginato che pur in un’occasione così delicata, pur trattando una tematica così importante e profonda, più di qualcuno si fermasse a leggere il titolo traendone una propria, personale ed errata, deduzione secondo cui lo stesso era riferito indiscriminatamente a tutti i cittadini e tifosi romani.
Se quasi mai do peso ai commenti sui social e alle sterili lamentele, stavolta mi sento in dovere di rispondere alle tante reazioni fuori luogo fioccate qua e là dove il pezzo è stato condiviso. Con “Città di Roma” ovviamente non intendevo né i cittadini né i tifosi. Sarebbe bastato leggere tutto l’articolo per capirlo, ma comprendendo la difficoltà insormontabile che ciò rappresenta per taluni, mi trovo costretto a ribadirlo.
Credo fermamente nell’intelligenza di tutti, per questo vi chiedo: perché giudicate, commentate e insultate senza rendervi conto di quello che avete sotto gli occhi? Questo è l’effetto sortito dagli ultimi anni di informatizzazione delle masse? O andate semplicemente troppo di fretta per aprire un link e perderci due minuti del vostro tempo? Perché se così fosse – e può essere legittimo – vi invitò allora a tacere. Non si giudica ciò che non si conosce o non si è approfondito.
Cosa vi spinge ad attaccarvi a un titolo quando il contenuto approfondisce un qualcosa che dovrebbe interessarvi e che va ben al di là di una difesa d’ufficio del proprio campanile?
Già, il campanile. Mi fa piacere che molti miei concittadini – evidentemente poco avvezzi all’interpretazione dei testi – si siano sperticati le dita per commentare idiozie e difendere a spada tratta la gente… che io stesso ho elogiato in quel pezzo! Fa ridere, se non facesse piangere.
Mi avete dato dell’analfabeta. Avete scritto che per quel titolo sono “anti-romano” (vi giuro, l’ho letto), che sono un imbecille, un prezzolato, un incapace e una serie di amenità che neanche un bambino alle prime lezioni di italiano avrebbe partorito.
Ve lo ribadisco: la città di Roma deve chiedere scusa alla famiglia Aldrovandi. La città delle istituzioni, della politica, della forza pubblica. Comprendete ora, vero? Quando si parla di città in questi termini, non si cita Mario Rossi o Carlo Bianchi, ma entità con potere decisionale e strutturale.
Fortunatamente in molti non hanno invece avuto dubbi, tanto che l’articolo ha fatto migliaia di visite venendo condiviso in tutta Italia. Evidentemente per loro non è stato difficile fare un clic in più e posare il proprio sguardo su frasi e elaborare paragrafi. Ma forse neanche se lo sono posto il problema, perché hanno decifrato il titolo immediatamente. O forse, semplicemente, perché sono abituati a leggere anziché “nutrirsi” di condivisioni, copia e incolla e frasi ad effetto da mostrare su una bacheca Facebook.
In quest’era di povertà culturale e sintattica – mi si perdoni la presunzione – non sta a me adeguarmi alla mediocrità del lettore. Perché il giorno che qualcuno di noi sposerà tale filosofia vorrà dire che ci staremo consegnando giocoforza all’ignoranza e alla facile manipolazione attraverso una semplice riga introduttiva.
Nella rabbia iniziale avevo promesso di lasciar vuoto il prossimo articolo scrivendo un titolo ad effetto. Per far contenti i tanti “distratti” che invece di ragionare sulla vergogna dell’Olimpico si sono soffermati alle apparenze (alle loro apparenze, ovviamente!). Alla fine non ci sono riuscito, quindi vi ho messo un titolo corretto. Sono certo che non farete fatica a comprenderne il significato. Almeno spero.
Per sempre Federico!
Simone Meloni