Collaboro con un club di Eccellenza a Roma; quando a fine Agosto abbiamo scoperto di essere stati messi nel Girone B – quello riservato alle squadre del Lazio meridionale – in società erano tutti pessimisti.

Perché è un girone duro sotto tutti i profili: fisico, caratteriale e soprattutto ambientale, nonostante ci sia sicuramente meno qualità rispetto a quello che abbiamo sempre fatto, l’A (di pertinenza delle squadre romane, tiburtine, reatine e viterbesi). Dovevamo partire per salvarsi, oggi che siamo primi in classifica a sei giornate dalla fine credo abbiano cambiato tutti idea.

L’unico ad essere contento sin dal principio del trasloco nel B ero io, perché avremmo almeno incontrato qualche tifoseria, qualche paese, piazze importanti. Ma oggi è rimasto poco: Morolo, Itri, Latina Scalo e Ausonia sono piazze fredde che non hanno movimenti ultras, stesso dicasi per Pomezia e Nettuno, mentre a Colleferro il pubblico è più attempato sebbene rumoroso.

L’unica vera piazza del Girone B è Sora, o meglio è l’unica rimasta. Neanche sopravvissuta, perché Sora è morta e rinata molte volte negli ultimi anni, l’ultima nel 2017. Da quell’anno i volsci hanno conseguito due promozioni dalla Prima Categoria all’Eccellenza, riconquistando gradualmente anche l’amore dei tifosi, che inizialmente non vollero seguire il nuovo Sora.

Domenica si giocava Tor Sapienza – Sora, il “mio” Tor Sapienza è primo in campionato da Dicembre, un campionato dove ci sono 6 squadre in pochi punti che si stanno giocando la promozione in Serie D. Fra queste, anche il Sora: era normale che i volsci preparassero l’invasione.

I tempi delle invasioni sono finiti, ed anche un afflusso di 250 persone – come è stato quello di domenica 24 Marzo – è da considerarsi buono. Soprattutto poi per quel che si è ammirato nel corso della partita.

Nel primo quarto d’ora di gioco non c’è stata partita, i volsci erano i veri padroni di casa: tamburi, cori e battiti di mani al grido di “Forza Sora alè, non mollare perché, c’è la curva qui con te” in pieno stile latino. Tutto ciò fino al gol che ha poi deciso la partita, giunto al 10’ del primo tempo, ma in favore dei padroni di casa: il colpo è stato duro, i volsci erano sicuri di venire a fare risultato ed anche la qualità del tifo ne ha risentito, con gli Ultras di casa che hanno invece cominciato a fare la voce grossa.

Lo spettacolo davanti a me poneva a confronto un paese e un quartiere. Da una parte c’erano i tifosi di casa, divisi in due gruppi fra loro amici: “Wardens” e “Feri Militia”, dall’altra invece i Sorani che non esponevano stendardi o drappi dei gruppi, ma solo qualche bandiera (molto bella) e un unico striscione recitante la dicitura “Combatti insieme a noi”.

Se i tifosi del Tor Sapienza sono una realtà nascente, quelli sorani potremmo definirli “rinascenti”: i vecchi Ultras del Sora ormai sono grandi e la maggior parte di loro non va più in curva ma in tribuna con le famiglie. Quelli che frequentano oggi la curva del Tomei sono principalmente ragazzi, adolescenti e giovani che cercano di portare avanti il messaggio dei loro amici e concittadini più grandi. Mi ha fatto un bell’effetto sapere e vedere con i miei occhi che, nel calcio delle pay tv, c’è ancora chi crede nel calcio di provincia e nella sua importanza identitaria: se pensi a Sora, non puoi non pensare al Sora. In provincia il calcio è ancora un contesto aggregativo e partecipativo.

Sornioni nel primo tempo, i tifosi del Tor Sapienza hanno cantato a squarciagola soprattutto nella seconda frazione, trainati dall’entusiasmo della partita. Hanno offerto tutto il repertorio, compresi molti cori che ricalcano i più famosi delle principali squadre della Capitale, prima di godersi la vittoria con i calciatori venuti a farsi un selfie sotto il settore.

Lo scorso anno a Tor Sapienza venivano in 150-200 persone a vedersi le partite, quest’anno con la squadra prima in classifica le presenze non vanno mai sotto le 700 unità. Anche gli Ultras si sono moltiplicati, e dall’originaria decina da cui erano partiti ora si presentano almeno in 30-40 (anche se in trasferta va soltanto lo zoccolo duro).

Probabilmente la sconfitta allontanerà quasi definitivamente il Sora dal primo posto finale, ma non i propri tifosi dalla squadra. E lo stesso accadrà anche a Tor Sapienza, se non dovesse arrivare l’insperata (fino a inizio stagione) vittoria del campionato. Questo perché il calcio sa anche saldare quei legami delle persone con il proprio territorio, oggi stracciati e strappati da una società civile votata all’individualismo e al consumo sfrenato.

Alessandro Bastianelli