Sono le diciassette e trenta in punto. La palla è sul dischetto di centrocampo e il direttore di gara, con il fischietto già in bocca, è pronto a decretare l’inizio delle ostilità.

Sugli spalti, i soliti ritardatari raggiungono in fretta e furia il proprio posto. Gli ingredienti ci sono proprio tutti, anzi no. C’è ancora qualcosa che manca.

La Nord è avvolta da uno strano silenzio. Lo spicchio centrale, abitualmente occupato dallo “zoccolo duro” del tifo biancoverde, è totalmente vuoto. Le “solite” pezze, non sono tutte al loro posto. C’è addirittura un enorme punto interrogativo di colore giallo che spicca su una balaustra pressoché nuda. Tanti, anche i più disinteressati si chiederanno: gli Ultras dove sono?

Per dare una risposta a tutto ciò bisogna andare indietro di circa due settimane, precisamente nel giorno in cui i biancoverdi hanno disputato l’ultima gara casalinga contro la Casertana, attualmente quarta forza del campionato. In quell’occasione, gli ospiti conquistarono l’intera posta in palio, riducendo all’osso le speranze di salvezza dei padroni di casa. La sconfitta non fu presa nei migliori dei modi dai supporter biancoverdi i quali, nell’imminente dopo gara, contestarono duramente i propri beniamini.

Il giorno successivo è apparso, sul sito ufficiale del Monopoli Calcio, la notizia di una presunta aggressione subita da un proprio calciatore “mentre si trovava a cena in un ristorante della zona”. Quindi, sempre ammettendo che fosse vero (consentitemi il beneficio del dubbio visto che, come tanti altri, non ero presente), in un posto qualunque, come può essere in strada o in un qualsiasi altro luogo pubblico/privato comunque non riconducibile ad alcuna manifestazione sportiva, perché le colpe devono sempre essere addebitate agli ultras?

Il risultato infatti è stato nella scontata conseguenza del polverone sollevatosi dopo tale comunicato: ennesima pioggia di diffide sulla tifoseria pugliese e ultras “traditi” da chi invece li dovrebbe amare e tutelare come proprio e primo patrimonio.

Ecco spiegato l’arcano.

Tornando alla partita c’è poco da aggiungere. Tutto quello che è accaduto è passato in secondo piano.

Un plauso va fatto ai trenta “matti” giunti dalla Campania nonostante la salvezza già acquisita. Entrano nel settore con leggero ritardo compattandosi dietro lo striscione Curva Sud 1907 e cantando quasi ininterrottamente per tutta la gara. Da segnalare attimi di goliardia nei minuti finali quando, sotto di quattro reti, dedicano al pubblico di casa il coro “ma che siete venuti a fare”.

Il “Veneziani” chiude i battenti rinnovando l’appuntamento al prossimo anno. Un’altra stagione volge al termine, l’ennesima stagione di divieti e restrizioni. Il “sistema calcio” continua la sua lenta agonia, ma questo a ben pochi interessa. L’importante è puntare ancora una volta l’indice verso loro. Verso chi, nonostante tutto e tutti, è sempre li a sostenere quella fottuta maglia.

Antonio Vortex.