Inforco la mia bicicletta quando mancano un paio di ore al fischio di inizio. A pensarci bene è la prima volta quest’anno che ho l’opportunità di raggiungere una partitella sulle due ruote. Che poi uno potrebbe anche contestarmi il fatto di essere dentro la stessa città, con distanze probabilmente non impossibili. Peccato che tra andata e ritorno il mio itinerario segni circa quaranta chilometri, ricordandomi per l’ennesima volta quanto la grandezza e le distanze di Roma mi diano urto ormai da più di qualche tempo.

Ciò detto è innegabile che passeggiare per le vie dell’Urbe con la bici abbia il potere di galvanizzarmi, anche grazie alla bella giornata di sole che bacia la Capitale e che – malgrado i 32 gradi – non risulta soffocante. Al traguardo mi attende un bel manipolo di sambendettesi, giunti sin qua per la finale playoff del Girone F della Serie D. Un’appendice del campionato che – non me ne voglia nessuno – è quasi sempre inutile, considerato che per risultare idonei al salto di categoria non basta vincere gli spareggi, ma occorre sperare di venire ripescati in virtù di fallimenti e sfortune altrui. Le società che sino d oggi ce l’hanno fatta non sono moltissime.

Ciononostante anche in questa occasione i sommi organizzatori di questi eventi sono riusciti a dare il loro meglio. La Lega infatti si è opposta alla congiunta volontà dei club di disputare la partita in campo neutro, in modo da non avere problemi per l’affluenza. Alla fine si è quindi optato per il Trastevere Stadium, con l’iniziale scorta di soli 90 biglietti ad appannaggio del pubblico marchigiano. Com’è andata a finire lo dicono le foto che avete modo di osservare in calce a questo articolo, ma la ridicolezza e l’inadeguatezza di chi prende determinate decisioni non manca mai di emergere preponderante. Sarebbe bastato giocare a Rieti – una via di mezzo per tutti, in uno stadio da sempre ben attrezzato – per non creare polemiche e disagi. Ma evidentemente sarebbe stato troppo facile. E poco cervellotico!

A distanza di qualche anno mi ritrovo nuovamente di fronte agli ultras marchigiani. L’ultima volta era stato in Serie C. Nel frattempo, manco a dirlo, la Samb ha avuto modo di affrontare l’ennesimo fallimento, con relativa ripartenza dai bassifondi, della sua storia. Un saliscendi che caratterizza ormai da oltre due decenni le sorti calcistiche dei rossoblu e che ha come unica conseguenza romantica quella di mettere in risalto l’inossidabilità della Curva Nord. Possiamo stare qua a parlare di battimani, tifo, striscioni e biglietti venduti, ma penso che al di là di qualsiasi considerazione sia innegabile riconoscere agli ultras adriatici un’infinita coerenza sul proprio credo: seguire sempre e comunque. Oltre la categoria e oltre le delusioni.

In un mondo che spesso fa di tutto per non seguire, boicottare, astenersi dal prendere posizione ed eclissarsi, per loro sarebbe davvero più facile chiudere i battenti a tempo indeterminato e tornare solo qualora passasse il celebre carro dei vincitori. Invece, probabilmente ancora guidati da un’aura tribale, funziona esattamente al contrario. Peraltro parliamo di una tifoseria che negli anni non si è mai eretta a difensore supremo di qualcosa e non ha mai preteso di essere portavoce di qualcun altro. Ha sempre portato avanti le proprie battaglie con dignità, ricorrendo quando necessario a modi più aspri, ma senza mai scadere nel piagnisteo.

Del resto anche questa partita la dice lunga: “Ci sono solo 90 biglietti? Vabbè, noi veniamo lo stesso. Poi si vede!”. Vogliamo dire che spesso se si ragionasse così chi inventa disposizioni restrittive e inette potrebbe solo fare un passo indietro per evitare disordini e figuracce? Magari non saremo negli anni ottanta e novanta, è sacrosanto non regalare diffide o creare inutili situazioni di tensione, ma una “massa” che si oppone a un qualcosa sbugiardando con i fatti le decisioni prese in fatto di ordine pubblico è ancora un’arma valida!

Venendo alle gradinate: il contingente rossoblù si aggira sulle 350 unità, raggruppandosi dietro lo striscione La storia non si demolisce. Monito che ormai da qualche anno accompagna sovente la Sambenedettese e che fa riferimento al vecchio stadio Ballarin e alle proposte che, di tanto in tanto, ne auspicano la distruzione anziché una più logica e rispettosa riqualificazione. Peraltro proprio qualche giorno fa è ricorso il quarantaduesimo anniversario del rogo in cui persero la vita due tifose marchigiane. Un ricordo che nella comunità cittadina è sempre rimasto vivo, suggellando un’importante sinergia tra ultras e pubblico normale.

Il sostegno della Nord versione trasferta si attesta su ottimi livelli: bandieroni, qualche due aste, tante manate e un’ottima continuità. Da segnalare uno striscione per celebrare la vittoria della Conference League da parte della Roma, a sottolineare un’amicizia che ormai si protrae da tanto tempo e che negli ultimi anni ha conosciuto una nuova giovinezza. In campo alla fine sono i rossoblù a spuntarla per 2-1, aggiudicandosi i playoff.

Bel siparietto finale con squadra e tifosi uniti nell’ultimo abbraccio stagionale e la promessa di affrontare il prossimo campionato con l’intento di primeggiare e tornare tra i professionisti.

Le gradinate cominciano a sfollare (nulla da segnalare tra i padroni di casa, nessun sostegno organizzato) e per me è giunto il momento di rimontare in sella alla mia mountain bike. Il sole è leggermente calato e il ritorno sarà ancor più piacevole dell’andata.

Allontanandomi sento alcuni tifosi della Samb continuare a cantare per strada. Ho notato con piacere un bel mix di giovani e vecchi, sintomo che da quelle parti non solo non si molla di un centimetro ma ancora si riesce ad alternarsi e convivere tra generazioni!

Simone Meloni