In una giornata estiva, subito dopo il Ferragosto, si gioca il secondo turno di Coppa Italia fra Bologna e L’aquila. Quando mancano ancora tre ore all’inizio della partita, davanti all’unica biglietteria posta in Piazzale della Pace, ci sono già circa 300 persone in fila per prendere il biglietto. L’emissione dei biglietti procede molto a rilento e la fila aumenta man mano che ci si avvicina all’inizio della gara: il piazzale si riempie arrivando ben oltre il migliaio, con la gente che comincia a perdere la pazienza. C’è chi se ne va esasperato dall’attesa snervante ed inutile, chi invece ancora attende per poi entrare a partita iniziata, alcuni addirittura anche ad inizio del secondo tempo. Poi dicono che la gente non va allo stadio per colpa degli ultras…

Nel frattempo i tifosi che hanno già il biglietto, e gli abbonati che per l’occasione possono entrare gratis, si ritrovano nel parcheggio della storica bocciofila, da sempre ritrovo dei tifosi bolognesi prima delle partite interne, che ormai giace abbandonata a se stessa per il semplice motivo che non s’è trovato ancora un accordo fra i gestori e l’ente che ne detiene la proprietà.

Allo stadio si ritrovano poco meno di 10.000 spettatori, con la tribuna quasi piena ed una Curva Bulgarelli piena per circa un terzo. Presenti tutti i gruppi rossoblu: Bgv, Urb ’74, Freak boys, Vecchia guardia, Ctb, Banda Boccassa, 1999, Mods (che probabilmente da questa stagione non occuperanno più la balaustra centrale, ma si sposteranno più in alto).

Vengono accesi alcuni fumogeni nei vari angoli della curva, laddove risiedono i gruppi più importanti. Purtroppo il tifo e un po’ discontinuo, ma almeno un nuovo coro unisce e anima la curva: “Vivo per il Bologna, canto per il Bologna, lotto per il Bologna, ole ole”. Poi fischi sonori sommergono la pessima prestazione della squadra emiliana, già eliminata dalla competizione.

Il tifo aquilano, invece, con una presenza di circa 80 persone, è stato davvero encomiabile per tutti i 120 minuti, in cui non ha mai smesso di cantare, battere le mani, sventolare bandiere. Tengono a mano gli striscioni e, in una delle poche volte che mi è capitato di vedere al “Dall’Ara”, si dispongono in mezzo al settore, per scendere in basso, verso il fossato, solo a fine partita, per festeggiare l’ottima prestazione e la vittoria della propria squadra.

Fabio Bisio.