Era il 19 maggio del 2019 quando per la prima volta vidi il “Briamasco” di Trento. Passavo con il mio pullman sul Lungadige per raggiungere un’altra località trentina, Merano, dove si disputava l’incontro Obermais Maia Alta – Legnano, partita valida per il primo turno dei play off nazionali di Eccellenza. Quando il pullman passò di fianco allo stadio trentino, rimasi incollato al finestrino per vedere e immagazzinare più possibile le tribune dello stadio, promettendomi che prima o poi sarei tornato per assistere dal vivo ad una partita della squadra locale, anche se in quel periodo si trovava in serie D, nel girone C, un raggruppamento purtroppo scarno di tifoserie.
A distanza di oltre tre anni mi si presenta una ghiotta occasione per assistere ad una partita del Trento nel suo impianto, e la partita è quella che lo oppone alla Triestina, valevole la quinta giornata del girone A di Serie C che si disputa al sabato, come tutte le partite degli altri gironi perché il giorno seguente sono previste le elezioni politiche. Parto di venerdì sera ed arrivo a Trento alle 8 di mattina, con il timore che possa fare freddo e piovere tutto il giorno dato che il cielo è plumbeo e minaccia scrosci improvvisi.
La mia prima tappa nella città trentina sarà proprio lo stadio “Briamasco”. Arrivando spesso prestissimo il giorno della partita, ho potuto apprendere che gli stadi sono sempre aperti per le rifiniture del caso o con gli operai al lavoro in vista dell’impegno pomeridiano. Anche questa volta riesco così ad entrare all’interno per poterlo vedere vuoto e più da vicino, immortalandolo nella sua essenza prima delle classiche foto del tifo con gli ultras in azione. Poi mi dedico ai piazzali ed alle strade adiacenti, riattraversando il Lungadige mentre mi dirigo verso la stazione ferroviaria, altra mia grande passione oltre gli stadi. Quella di Trento, nello specifico, è una struttura datata e caratteristica, con le scritte retrò ed alcune strutture in legno.
Il tempo stringe così prima del calcio d’inizio mi affretto verso il centro per una veloce immersione nella parte storica e culturale della città. Ogni volta che varco il confine verso il Trentino-Alto Adige mi sembra di passare un varco spazio-temporale che, forse per la natura, le montagne circostanti, i tanti vigneti presenti, restituisce un senso di assoluta serenità. Ma non posso indugiare oltre, così torno allo stadio. Il “Briamasco” è composto da due tribune, una più grande e l’altra leggermente più piccola, oltre a due identiche curve, composte da tubi in acciaio removibili.
Gli ultras trentini prendono posto nella Curva Sud, mentre gli alabardati presenti in una buona cinquantina, vengono sistemati in tribuna (quella più piccola), con gli ultras che scelgono un angolino più verso la curva di casa. Anche a partita iniziata, su entrambe le sponde i tifosi continuano ad ingrossarne le fila, a livello coreografico si vede poco, più dalla parte ospite che in quella dei padroni di casa, con le classiche bandierine sventolate.
Nella prima frazione le due tifoserie tifanobsembrano quasi andare di pari passo: discreti battimani, cori abbastanza continui ed una buona intensità. Poi verso la mezzora i triestini hanno un calo e si notano delle piccole pause, forse dovute più al fattore numerico che ad altro. I trentini risultano poco colorati, vedo sventolare solo un bandierone blu. L’asse del loro tifo si regge su due gruppi, da un lato i TRENTO 1921, dall’altro la NUOVA GUARDIA, con il centro spoglio di stendardi o striscioni. Alla frattura visiva non corrisponde una frattura nella pratica, visto che cantano gli stessi cori per tutta la partita, e la scelta di disporsi a distanza, finisce per far maggiormente da traino a tutta la gente che si trova fra le due parti.
Nella seconda frazione si assiste ad un vero e proprio capovolgimento: mentre sulla sponda ospite, tolta l’esultanza al gol del pareggio, il tifo si fa più discontinuo, con battimani ad accompagnare i cori che si alternano a piccole e medie pause, con le bandierine e le bandiere che sventolano e poi si fermano, nella curva locale invece il tifo sale di livello e con l’intensità aumenta anche il colore (molto bello il volteggiare delle sciarpe con le bandiere che sventolando fondendosi tra loro).
Al cinquantottesimo minuto il Trento passa in vantaggio ed i suoi ultras esultano accendendo una torcia, elemento più unico che raro di questi tempi. Raggiunto il picco, il tifo non si arresta più, e poco importa del pareggio ospite arrivato sei minuti più tardi, perché i gialloblù continuano a cantare e tifare per la propria squadra effettuando numerosi battimani e non trascurando nemmeno il colore. Al triplice fischio i giuliani hanno qualcosa da rimproverare ai propri giocatori, dato che in cinque giornate hanno raccolto solo quattro punti, frutto di altrettanti pareggi. Sulla sponda locale invece i giocatori vengono applauditi e gli stessi, a loro volta, applaudono e ringraziano per l’incitamento ricevuto.
Da segnalare i cori in ricordo di Stefano Furlan intonati da entrambe le parti con conseguenti applausi reciproci. Finito il match i padroni di casa escono in corteo per raggiungere un bar nei pressi dello stadio, dove continuano a fare festa ma soprattutto aggregazione fino a sera. Nel frattempo calano le tenebre, ma grazie all’amico Amedeo riesco anche a mangiare un piatto locale nel bellissimo centro storico, prima di prendere il pullman che mi riporta a casa. Le belle giornate durano sempre troppo poco.
Marco Gasparri