Per il ponte dei morti avevo puntato un buon quantitativo di partite da vedere e raccontare, poi messo fuori gioco dalla più classica influenza di stagione, sono riuscito a partire solo il venerdì e costretto dunque alla classica domenica calcistica, in cui riesco a infilare due partite: Trestina-Grosseto con inizio alle 14:30 e Gubbio-Cesena alle 18:30, doppietta resa possibile dagli orari e dai soli cinquanta km circa tra i due centri.
A Trestina proprio in questa stagione avevo già seguito la partita di Coppa Italia di Serie D contro il Sansepolcro, ma solo con pochi giorni d’anticipo vengo a sapere che non si giocherà più allo stadio “Casini” di Trestina bensì al “Corrado Bernicchi” di Città di Castello per motivi di ordine pubblico, in quanto i sostenitori ospiti sono attesi in buon numero, per cui tutto spostato di una decina di chilometri in più rispetto a quanto preventivato. Mastico amaro essendo un fervido sostenitore dell’idea che ogni squadra dovrebbe giocare nel proprio stadio e non mi consola nemmeno la prospettiva di ritornare nell’impianto del Città di Castello dopo tantissimi anni.
Il giorno della gara arrivo con congruo anticipo e non vedo questo grosso numero di tifosi ed ultras ospiti, anzi penso che nel settore di Trestina ci sarebbero entrati tranquillamente. Non posso perciò che pensare a chi prende queste decisioni strampalate, venendo persino pagato per svolgere (pure male) tale mansione: perché si costringono le società a rinunciare ad un maggior numero di spettatori, buttare letteralmente soldi per spostamenti, benzina, steward e quant’altro quando si poteva giocare benissimo nel proprio stadio? Siamo nel 2023 e se si vuole, si può controllare preventivamente ogni spostamento e sapere con più o meno precisione il dato preciso degli spettatori. E invece sembrano volerci abituare ad un’eterna e diffusa emergenza, anche oltre il solo ristretto ambito stadio, in maniera da poter operare (o talvolta persino esimersi dall’operare) in barba ad ogni logica.
Tornando alla partita odierna, nonostante Trestina sia un paesino di appena duemila abitanti, i tifosi della squadra bianconera raggiungono Città di Castello in discreto numero, occupando buona parte della tribuna. Purtroppo senza alcun gruppo organizzato ma solo pur rumorosi ma semplici tifosi che, in virtù del biglietto d’ingresso a 12 euro, non poco per una partita di serie D, sono comunque da lodare.
Il Grosseto invece è seguito da circa un centinaio di ultras divisi tra settore ospiti, la maggioranza, e tribuna coperta. Al netto del fatto che la loro squadra viva di alti e bassi attualmente la stessa occupa la quarta posizione in classifica senza aver subito alcuna sconfitta quindi le speranze restano quanto meno integre.
Sugli spalti, come detto, non c’è confronto: l’attenzione è tutta sugli ultras ospiti, con il grosso che si posiziona dietro lo striscione principale del gruppo “MAREMMANI 1912” ed il resto delle pezze. Con l’entrata delle squadre in campo sventolano diverse bandierine biancorosse a creare un bell’effetto visivo. Nella prima frazione partono bene effettuando diversi battimani ad accompagnare i cori, cantati con una buona intensità corale che poi cala, assestandosi comunque su livelli discreti anche se il tifo non sarà proprio sempre continuo, per questo talvolta sono i battimani ad ovviare. Il colore anche non è sempre presente ma di tanto in tanto si vede agitare qualche bandierina e la bella bandiera con il grifone e la scritta “GROSSETO 1912”.
Al trentasettesimo minuto ci pensa Marzierli del Grosseto a scaldare gli animi, facendo esultare tutti i tifosi al seguito con il gol partita che poi deciderà l’incontro. Nel secondo tempo gli ultras maremmani, galvanizzati dal risultato, cercano di essere più continui, effettuano un numero maggiore di battimani ad accompagnare i cori, oltre a colorare ulteriormente il settore con le bandierine e la bandiera, molto più assiduamente rispetto alla prima parte di gara, limitando pure il numero di pause che in una partita del genere ci possono anche stare.
Al triplice fischio dell’arbitro, gli ospiti esultano con i propri giocatori, andati sotto al settore a ricevere i meritati applausi per questi importantissimi tre punti che mantengono il Grosseto nelle prime posizioni di classifica del girone E. Espletate tutte le formalità per riprendere il documento e restituire la pettorina, metto via l’attrezzatura, esco dallo stadio e mi accingo ad affrontare in macchina per percorrere i circa sessanta chilometri che mi separano da Gubbio, dove i rossoblù tra circa un’ora e mezza scenderanno in campo contro il Cesena. Con davanti un altro viaggio, un’altra città e con essa un altro stadio e altre tifoserie.
Marco Gasparri