Ad Arzignano, cittadina industriale vicentina che di calcio non ha mai avuto una grande storia, non si era mai vista una partita ufficiale con una squadra blasonata come la Triestina. Amichevoli sì, ma mai gare di campionato. In questa stagione addirittura ben due vecchie glorie del calcio italiano calpesteranno il terreno del Dal Molin: Triestina e Padova.

Si comincia con gli alabardati, che a dire il vero arrivano ad Arzignano con poche ambizioni e tante preoccupazioni per un futuro che ancora si presenta grigio. Un vero peccato e un’ingiustizia per una città come Trieste, che da sempre non aspetta altro che una società seria per poter accendere la sua grande passione per il calcio e per poter riempire ancora una volta lo stadio Nereo Rocco come ai tempi d’oro.

Gli ultras alabardati arrivano in circa 40 unità. Con pezze e bandierine colorano il settore ospiti. Cori, incitamento, attaccamento alla maglia e alla città non mancano. Serie B o bassifondi della Serie D per gli ultras poco cambia. Loro ci sono sempre e si fanno sentire.

Da parte arzignanese, reduci anche dalla fusione con i vicini cugini del Chiampo, a parte delle bandierine appese dalla società, non c’è nulla. Nessun gruppo ultras e nessuno striscione di club: sono zone dove lo stadio e il calcio lo si vive al Menti di Vicenza.

Mi aspettavo la sola presenza dei ragazzi della Curva Furlan, senza particolare incitamento, vista la situazione societaria poco chiara, invece per tutti i 90 minuti ci sono stati cori e continuo sventolio di bandierine biancorosse. Ad inizio gara vengono anche accesi un paio di fumogeni.

Si notano due bandiere tricolori con sopra scritto “W Trieste italiana” e “Istria Fiume Dalmazia”. Presenti anche altre pezze più tipiche di gruppo, come Alcool 1995, Muggia e Milano Alabardata.

Durante l’incontro cori per ricordare Stefano Furlan, il giovane ragazzo ucciso assurdamente da una carica di polizia l’8 febbraio 1984 e che ancora non ha trovato piena giustizia. Il poliziotto che gli inflisse il colpo che purtroppo lo fece morire, venne condannato ad un anno di reclusione ma senza mai fare un giorno di cella per i benefici garantitigli della legge; continuò a compiere il suo lavoro come se nulla fosse successo, fino al raggiungimento della pensione: per fortuna che “ la legge è uguale per tutti”.

Stefano Furlan dal 2006, anno di scioglimento degli Ultras Trieste 1976, è anche ricordato con la pezza Curva Furlan che rappresenta in toto il tifo giuliano.

In conclusione posso dire che, aspettando tempi migliori, la Curva Furlan è comunque sempre lì al suo posto, presente in ogni serie, in nome di Trieste e di questo va dato loro pieno merito.

Marcello Casarotti.