Due belle storie dalla Turchia. Perché il calcio, nonostante tutto, resta una favola stupenda.

Istanbul 17 maggio. Il celebre Galatasaray affronta il Kayseri Erciyesspor. I “leoni” turchi scendono in campo indossando degli elmetti ricordando i 302 minatori di Soma deceduti (nel massacro di stato) pochi giorni prima. Anche Mister Mancini effettuerà le interviste con l’elmetto.
I calciatori entrano in campo portando uno striscione che recita “né rossi, né gialli, ovunque è nero carbone”.

Il campione Drogba del Galatasaray ha donato un milione di dollari alle famiglie delle vittime. Ma quando la notizia si è diffusa, ha dichiarato stizzito: “L’ho fatto per aiutare la gente di Soma. Ma non voglio che nessuno usi il mio nome. Non volevo che si sapesse. Io non sono qui per promuovermi. Non ne ho bisogno né lo voglio”.

E sempre su calcio e miniera commoventi le parole di Tumer Metin, ex calciatore turco figlio di un minatore. Ricordando i tempi in cui era bambino ha scritto: “Dovunque mi trovavo, aspettavo sempre il suono dell’invito alla preghiera serale. Perché quel suono era il segno che mio padre tornava a rivedere la luce. Ogni giorno, di sera, attendevo con ansia che tornasse vivo. Ho perso molti parenti in miniera ma non abbiamo nemmeno una lapide per ricordarli.

Roberto Prinzi.