Quando stavo ancora finendo di leggere “Più di undici” prodotto dalla Curva Ovest della Spal, convinto che fosse il primo libro di un gruppo ultras, scritto sotto forma di romanzo, mi sono ritrovato a breve non solo smentito dalle ricerche (in realtà il primo libro ultras del genere risale addirittura al 1984, allorquando fu pubblicato “Nel vento della Nord” della Fossa dei Grifoni del Genoa), ma raggiunto a stretto giro da un’altra opera su questa stessa falsariga. Decisamente più attuale, il libro in questione è “ultima fazione”, proveniente dalle menti, dalle penne e dalle esperienze della Curva Furlan di Trieste.
Molto minimale quanto (per questo) evocativo dal punto di vista grafico e materico, il libro si presenta con una copertina morbida nera con la sola scritta “ultima fazione” in basso a destra. Niente allusioni al o agli autori, né in nome singolo o collettivo che dir si voglia: se non lo si sapesse a priori che dietro c’è la brillante regia degli ultras triestini, si farebbe fatica a collocare in un punto preciso, spazio-temporale, questo libro e i suoi personaggi. Le vicende, i personaggi, le strade, le emozioni potrebbero essere un facilissimo patrimonio collettivo, un minimo comune denominatore in cui si potrebbe riconoscere qualsiasi ragazzo di stadio, a qualsiasi latitudine calcistica e geografica. Allo stesso modo però, controluce si intuisce la filigrana dell’autobiografia, il piccolo particolare umano o ambientale che restituisce corpo all’idea del vissuto personale alla base della reinvenzione narrativa.
Tornando per un attimo alle questioni puramente materiali, il libro è in brossura, carta semplice, copertina patinata opaca, abbastanza semplice anche nel set di caratteri tipografici scelti che concedono un po’ di più all’estetica giusto nei titoli e nel capolettera annegato che replicano entrambi il font di copertina. Sono 126 pagine divise in tredici capitoli oltre alla prefazione ed una brevissima postfazione a chiusura del cerchio.
«Per l’istante rubato agli albori del giorno, per i tramonti e poi le stelle… la strada, i soliti amici, la nostra ambizione… velatamente ultima fazione» chiosa la quarta di copertina, a sigillo e suggello delle parole che si rincorrono in questo libro, pesanti e preziose nella forma e nella sostanza. Alla stessa maniera ma dalla direzione opposta, la prefazione aiuta il lettore a calarsi immediatamente in queste atmosfere e nello stile quasi lirico della narrazione. D’altro canto, affidata alla sapiente penna di Domenico Mungo, non ci si potrebbe aspettare null’altro che l’ottimo dalla sua introduzione e da lui che, come emulo curvaiolo di Virgilio, porta per mano in questa selva oscura di pregiudizi, cercando di rischiararla con il lume delle ragioni collettive, delle sue idee, delle sue virtù, dei suoi valori difficilmente evincibili per chi si ferma alla superficie piatta delle cose, per chi si ferma alle frasi fatte e si crogiola nella propria presupponente ignoranza dei fatti.
Per chi conosce la produzione di Mungo, fermo restando il suo livello e il suo stile difficilmente replicabili, il vero e proprio romanzo che prende le mosse dal primo capitolo in poi, lo ricorda molto da vicino o quantomeno si muove nello stesso solco già tracciato a partire dalla sua prefazione. Per certi versi è forse, se mi si passa il termine, un po’ più futurista nell’impostazione. I temi, cominciando da una rocambolesca fuga da un rastrellamento della Celere dopo un assalto al settore ospiti in una gara interna, ricalcano tutti i punti cari non tanto al mondo del tifo come movimento, quanto al singolo ultras e alle sue aspirazioni più alte.
Il romanzo prosegue con le lunghe peripezie di una trasferta in Sardegna e nonostante il concreto racconto dei fatti spiccioli, non manca spazio per la più immateriale sociologia o persino la “filosofia” dell’essere ultras che vengono snocciolate attraverso le riflessioni del principale personaggio e narratore della storia. Sarò sincero, come sempre cerco di esserlo: sono stato lungamente in bilico nel tentativo di metabolizzare la prosa del libro, soprattutto nelle fasi iniziali ho titubato di fronte a quello che mi sembrava un larvato quanto acritico “patriottismo ultras” che ammiccava solo a determinate frange del movimento, però sul lungo periodo questa sensazione va pian piano a sfumare per favorire l’universalità degli argomenti e delle idee che accomuna tutti i tifosi di Curva senza distinzione alcuna. In definitiva riesce a piacermi e convincermi anche perché rifugge la stanca retorica del passatismo, quando tutto era meglio, non ne contrappone l’esaltazione indiscriminata degli approcci filo-hooliganistici moderni, non cede alle speculazioni sul futuro. Resta ancorato saldamente alla sostanza delle cose, legato fedelmente all’idea condivisa e estesa del gruppo, in cui la lealtà fra sodali, l’amore e la voglia di difendere la propria città sono ancora collante e motore capace di sopravanzare ogni vento avverso, permettendo al mondo ultras, in micro o in macro, di rinnovarsi, evolversi o quantomeno sopravvivere a tutte le spinte contrarie che vorrebbero annientarlo definitivamente.
Problema non di poco conto durante la lettura, la presenza di tantissimi, davvero troppi e fastidiosi refusi che abbassano la qualità generale e la godibilità del libro. Dovuto, a quanto apprendo, alla fretta con cui è stato mandato in stampa in vista di un passato evento della Curva in cui era stato presentato e venduto al pubblico. Il tutto dovrebbe essere stato superato da una successiva ristampa con le opportune revisioni. Ad ogni buon conto, per ulteriori informazioni in merito, sul costo, modalità di pagamento, spedizioni, ecc. si può contattare direttamente i responsabili all’indirizzo curvafurlan@yahoo.it. Come lettura sotto l’ombrellone è senza dubbio più che consigliata.
Matteo Falcone