Valerio Marchi ci ha lasciato quasi 15 anni fa, improvvisamente, a causa di un infarto che non ci ha dato il tempo di godercelo ancora, ma ha regalato comunque ai posteri un enorme patrimonio culturale fatto di studio, ricerca e, soprattutto, militanza. Sociologo e fondatore della “Libreria Internazionale” del quartiere San Lorenzo, skinhead, romano e tifoso della Roma, fu prima di tutto un attore protagonista delle sottoculture, a cui i suoi libri sono dedicati, come questo.

“Ultrà – Le sottoculture giovanili negli stadi d’ Europa” (Hellnation libri, ISBN 978-88-6718-094-3, prezzo di listino 15 Euro, pagg. 151) è la “Bibbia” dei testi che parlano degli ultras. Prefato da Domenico Mungo, e dotato di una ricchissima bibliografia, si addentra sull’analisi della fenomenologia dei “frequentatori da stadio”, carpendone il loro linguaggio reale, le logiche, lo spirito di appartenenza, il senso di difesa del territorio.

Suddiviso in tre macro-aree, nel primo capitolo Valerio analizza la nascita e lo sviluppo delle sottoculture inglesi, dai Victorian passando ai Teddy Boys, Mods e Skin i quali, da una originaria evoluzione sociale generica, finiscono per appropriarsi delle gradinate, identificandosi nel calcio e “servendosene” come veicolo di espressione della propria rabbia sociale. Nella seconda parte, l’attenzione si sposta specificamente sul Belpaese e sulla evoluzione dell’ultras italiano, da semplice supporters a membro di una controcultura che, da oltre 50 anni, resiste alle intemperie dei cambiamenti sociali.

Il tutto, senza dimenticare le attenzioni specifiche che il sistema securitario di sorveglianza e repressione inizia a dedicare alla coercizione dei tifosi, dalle cervellotiche normative Tatcheriane di una Inghilterra che si svegliava spaventata dopo l’Heysel e Hillsborough, al “nostrano” Daspo, con annesse leggi speciali viste, più che altro, come vero e proprio laboratorio di repressione sociale.

Valerio Marchi studia, ricerca, confuta, analizza la sfera comportamentale del tifoso (nel terzo e ultimo capitolo, riservato alle conclusioni e riflessioni) e scrive in maniera acritica, intesa come mancanza assoluta di preconcetti, pregiudizi e tabù, con uno stile imparziale e obiettivo, difficile (se non impossibile) da trovare tra le penne di chi parla del contorto e contraddittorio mondo delle curve. Ci ricorda gli anni ’60, gli stili che si sono susseguiti, le influenze politiche nelle trasformazioni e cosa si nasconde dietro l’attitudine al conflitto sociale. 

Quali sono le ragioni di una rabbia mai compresa dalle inchieste sociologiche legate al fenomeno? Qual è la storia di un movimento che attraversa l’intera Europa, restando l’unica spina nel fianco di un sistema-calcio oramai quasi completamente addomesticato dalla televisione? A queste domande, Valerio Marchi risponde con originalità e grazie all’esperienza diretta della materia trattata, in uno dei pochi libri che consiglio vivamente ed in cui, a prendere parola sugli ultras, è un ultras stesso.

Gianluca De Cesare