Abbiamo sempre avversato la deriva del calcio moderno, l’avvento delle Pay-tv, la repressione, il calcio spezzatino, le leggi speciali e con esse la “tessera del tifoso”, soprattutto per l’ormai celeberrimo Articolo 9.
Abbiamo combattuto le nostre battaglie contro “i palazzi”, con tutti i mezzi e le modalità che ci competono da sempre: dagli striscioni dai toni forti esposti costantemente in Curva Sud e in città, alle proteste clamorose come lasciare la curva vuota; dagli scontri di piazza di Ascoli-Genoa 2003, fino alle trasferte nei settori misti; dai cortei unitari di Bologna e Roma, fino alla richiesta alla società di battere i pugni in Lega; dal portare le nostre delegazioni in Parlamento, fino alle trasferte vietate dove siamo rimasti fuori dagli stadi per onorare le nostre rivalità o dove abbiamo cercato di aggirare le normative, convinti che restare immobili e accettare passivamente ogni cosa non fosse la strada giusta.
Non abbiamo lasciato nulla di intentato e per la nostra linea di condotta abbiamo pagato il nostro tributo di arresti e diffide che non rinneghiamo e non rinnegheremo mai.
La verità è che in questa battaglia è mancato chi doveva fare la voce grossa: sono mancate le società, imbambolate ormai dai soldi delle televisioni e poco attente alle esigenze dei propri tifosi, ma soprattutto sono mancate le grandi tifoserie (nel senso di numerose), piegate immediatamente dalle logiche moderne del calcio business e del merchandising.
Dopo 4 anni di osteggiamento alla “tessera del tifoso”, dove abbiamo visto una grande confusione sul panorama nazionale, con una crescita esponenziale delle tifoserie che hanno deciso di tesserarsi e l’inefficacia di fondo di una protesta che è diventata anacronistica nella maggior parte dei casi e un alibi per rimanere a casa negli altri (salvo rarissime eccezioni) e verificato il fatto che ad Ascoli Piceno non viene applicato l’Art. 9 agli ex-diffidati (tema principale della nostra avversione alla tessera), convinti che la “trasferta” sia il momento caratterizzante e aggregante del mondo ultras, abbiamo deciso di sottoscrivere la “Supporter’s card”, che è uno dei pochi risultati ottenuti dalle tifoserie in questi anni di lotta: una card non legata ai circuiti bancari, che non ha bisogno del nulla osta della Questura.
Una scelta indipendente e non legata in alcun modo al nuovo corso della società di Corso Vittorio. Constatato che in linea teorica l’Art. 9 può essere applicato anche ai singoli biglietti, in barba a qualsiasi principio del diritto “ne bis in idem”, non rimane che scegliere tra abbandonare completamente gli stadi e rimanere a casa a commentare le foto davanti ai computer cullandosi sui “bei tempi andati” , sparando giudizi sulla modernità e decretando la morte del movimento, oppure continuare a seguire l’Ascoli alla nostra maniera di sempre, sperando che qualcuno si accorga degli obbrobri giuridici partoriti dal Ministero dell’Interno negli ultimi 20 anni.
Ultras 1898