Il tempo della tessera del tifoso ha segnato alcune svolte epocali. Su tutte ne indicherei tre: la fine delle trasferte di massa, la perdita di quella fetta di pubblico dall’umore variabile che, tuttavia, a fortuna alterne faceva sì che il colpo d’occhio nei settori ospiti italiani fosse sempre notevole e, in ultima istanza, il cambio radicale, in alcune città, del supporter che sostiene la squadre al di fuori della mura casalinghe.

Frosinone-Napoli mi ricorda i tempi che furono. Correva la stagione 2005/2006 quando azzurri e ciociari si ritrovarono per la prima volta di fronte, in Serie C1, in una stagione che vedrà entrambe le squadre festeggiare la promozione in cadetteria. Ospitare la formazione campana fu ovviamente uno degli eventi dell’anno per molte delle squadre di quel girone, e anche al Matusa le cose non andarono poi tanto diversamente. L’impianto di Via Mola Vecchia si presentava diverso da come lo vediamo ora: più piccolo, senza curve ampliate, con la celebre “palla” dietro al settore ospiti e ancor più spartano di quello attuale (cosa che era consentita anche dal modo di vivere il calcio più genuino e dalla Serie C).

Pensando a quella giornata, mi viene da ridere nel leggere titoli scandalistici e approfondimenti su come la polizia sia dovuta intervenire, domenica scorsa, per impedire che troppe persone si abbarbicassero sui balconi che circondano lo stadio. Qualcuno si è ribellato. Giustamente. Ricordando come dentro casa propria ognuno sia libero di fare ciò che più ritiene opportuno. Ci sarebbe da ridere, dicevamo, se non mi venisse da piangere. La caccia allo “spettatore da balcone” di Frosinone, in vigore dallo scorso settembre e rinforzata in occasione dei big match, è il tipico esempio di come si ragioni nella nostra Italietta. Ci si concentra su inezie e minuzie, perché si sa, l’ordine pubblico durante una partita di calcio consente a Questori e Prefetti di annullare temporaneamente ogni regola convenzionale del vivere comune e far venir meno quel sentimento di buon senso che dovrebbe governare le menti di chi gestisce le folle in un luogo pubblico. Ma qui entriamo nel campo dell’utopia.

Per come la vedo io, quei tifosi che ogni domenica si sporgono dai balconi per vedere la gara, restano uno degli ultimi rigurgiti del romanticismo dei tempi che furono. Hanno il profumo di quelle foto in bianco e nero degli anni ’50, quando in tutta la Penisola vedere una partita di calcio arrampicati al primo appiglio disponibile era un qualcosa di normale. A volte ci vorrebbero meno ipocrisia e, come denunciano alcuni condomini, meno abusi di potere. Se a qualcuno, anche lontanamente, è sfiorata l’idea di decidere in casa d’altri, laddove si vive la massima intimità e il massimo grado di privacy, dobbiamo preoccuparci. Interventi della pubblica sicurezza e titoloni nei giornali riserviamoli per faccende più serie e lasciamo le persone vivere due ore in pace. Anche perché, stiamo certi, se il Frosinone disputasse la Serie B, a nessuno fregherebbe nulla dei suoi balconi. E quindi, di conseguenza, a nessuno frega nulla della sicurezza dei suoi occupanti. Si tratta solo della classica operazione d’immagine legata a un campionato finto e plastificato come quello di Serie A.

Dicevamo, in apertura, dei tanti cambiamenti che hanno coinvolto i tifosi italiani. Il settore ospiti occupato oggi da quelli partenopei ne è il fulgido esempio. La scelta delle due curve del San Paolo di non seguire la squadra in trasferta, per non aderire alla tessera del tifoso, ha ovviamente lasciato un vuoto incolmabile, permettendo a club e gruppetti di semplici tifosi di prendere il controllo delle operazioni lontano da Napoli. E la differenza si vede eccome. Basti pensare che i 2000 supporter campani sistemati in Curva Sud passeranno buona parte della gara a offendere gli avversari, senza che sia mai esistita un rivalità, sostenendo sporadicamente la squadra e dando un po’ d’intensità ai propri cori solo in seguito ai gol e con l’avvicinarsi del triplice fischio. Il dubbio (la certezza) che un simile atteggiamento sarebbe stato maltollerato alla presenza degli ultras e, a conti fatti, riesco anche a capire perché il tifo organizzato napoletano degli ultimi vent’anni abbia voluto adottare una linea dura e a tratti elitaria. E’ vero, la curva deve essere aggregazione, divertimento e possibilità di viverla per tutti, ma è altrettanto vero che dare un’organizzazione a un certo tipo di tifoso è davvero impresa ardua, e se non si usa il pugno di ferro si rischiano figuracce. Soprattutto fino a qualche anno fa, quando andare in trasferta comportava sempre una certa dose di rischio.

Nel settore ospiti ci sono diversi striscioni, che riportano i nomi di numerosi club della provincia. La sensazione, infatti, è che dal capoluogo campano giunga la parte più esigua dei tifosi, mentre noto che nella parte bassa della curva le movenze di alcuni gruppetti lasciano immaginare che ci sia qualcuno avvezzo alla vita curvaiola. Complessivamente, al netto dell’assenza dei gruppi, la prestazione dei tifosi ospiti è sicuramente rumorosa e folkloristica. Quasi arcaica oserei dire. Ma l’ordine, la prontezza, l’intensità, il piglio e il modus vivendi di Curva A e Curva B sono lontani anni luce.

Su fronte ciociaro si registra il solito sold out in tutti i settori, con la Nord che stavolta non riserva nessuna coreografia in particolare e, a onor del vero, si cimenterà in una prestazione un pochino sottotono, al di sotto delle ultime uscite. C’è da dire che sicuramente il trend dei giallazzurri non aiuta, con gli uomini di Stellone che oggi incapperanno nell’ennesima imbarcata di fronte al pubblico amico. Di contro c’è da dire che da inizio campionato gli ultras frusinati non hanno riservato un solo fischio a squadra e allenatore (anzi, anche oggi alla fine ci saranno gli applausi di tutto lo stadio), a voler sottolineare come disputare il campionato di Serie A sia un qualcosa di strabiliante per la piazza, e questo, nell’era delle contestazioni a tutti i costi, anche quando si è a pochi punti dalla vetta o in piena lotta per i propri obiettivi, è un qualcosa che va assolutamente sottolineato. Come sempre da evidenziare un paio di belle sciarpate e il l’incessante sventolio di bandiere e vessilli in zona Uber Alles/Vecchio Leone. 

Come detto sul terreno di gioco non c’è storia, con la squadra di Sarri che stritola gli avversari imponendosi per 1-5 e laureandosi campione d’inverno. Entusiasmo alle stelle per i tifosi azzurri, che dopo oltre vent’anni vedono la loro squadra in piena lotta per la conquista del titolo. A tal proposito non posso esimermi dal fare i complimenti proprio all’ex allenatore dell’Empoli. Un tipo di cui il calcio ha estremo bisogno. Nel post partita la sua immagine old style che, sigaretta alla mano e scarpini ai piedi, si avvicina alla sala stampa resta una delle immagini più belle di questa stagione. Il calcio è esattamente questo e non quelle signorine impomatate e delicate cui siamo ormai abituati.

Simone Meloni.