Argomento assai avvincente nel mondo Ultras riguarda il rapporto tra le società ed i rispettivi gruppi di tifo organizzato. Questo tipo di rapporto varia, ovviamente, a seconda dei soggetti e delle situazioni prese in considerazione. Ci sono tifoserie particolarmente legate, tra alti e bassi, alla società di appartenenza. In altri casi le tifoserie non hanno alcun tipo di rapporto con la dirigenza della propria squadra. Abbiamo comunque avuto modo anche di vedere dei “casi limite”, come quando alcuni Capi Ultras hanno avuto il privilegio di sedersi al tavolo delle riunioni della propria società, in rappresentanza della tifoseria.
Ma come si comportano, in linea di massima, le società calcistiche (o sportive in generale) con i propri gruppi di tifoseria organizzata?
Gli Ultras, sostanzialmente, garantiscono la loro presenza, il loro caloroso tifo, la loro sana e costruttiva (e a volte anche distruttiva) contestazione, ecc…
Ma le società in realtà come si comportano e come tentano di rapportarsi con le frange del tifo più caldo?
Nei giorni scorsi, dopo la partita di Europa League Napoli-Swansea, la società gallese ha difeso pubblicamente i propri Ultras e i propri tifosi giunti in Italia al seguito della squadra, per il trattamento ricevuto dalle forze dell’ordine italiane e dalla società partenopea.
All’estero, le squadre, i giocatori, i dirigenti e anche gli stessi presidenti, in linea di massima, hanno dimostrato una sorta di vicinanza ideale nei confronti dei tifosi e dei cosiddetti Ultras. Molto spesso, quest’ultimi, sono stati difesi, nel corso di alcune vicende legali, dagli avvocati della società, che a volte garantiscono anche una sorta di aiuto sotto l’aspetto finanziario.
Per non parlare poi delle sedi dove gli Ultras si riuniscono e si organizzano. Molti di questi luoghi, infatti, sono situati nelle vicinanze se non addirittura all’interno dello stadio. Esempio lampante è quello dei tifosi olandesi dell’Utrecht, la cui sede si affaccia interamente sul campo.
Tutto questo accade all’estero: i casi di questo genere sono rarissimi in Italia.
Qui da noi, infatti, si tende a condannare qualsiasi cosa venga fatta da parte dei propri Ultras, sia per motivi di facciata, nei confronti dell’opinione pubblica, che per presunte motivazioni etiche. Raramente abbiamo avuto modo di assistere a società, o a rappresentanti di quest’ultime, che si sono apertamente schierati a difesa dei propri gruppi organizzati.
Esempio lampante è quanto è successo in Polonia, con i tifosi della Lazio arrestati ingiustamente e la società biancoceleste che non ha praticamente mosso un dito per difendere o aiutare i propri sostenitori.
Oppure basterebbe ricordare i centinaia e centinaia di Daspo che colpiscono, indistintamente, le tifoserie di tutta Italia, nel più completo disinteresse delle stesse società, che molto (troppo) spesso plaudono a questo genere di provvedimenti.
Eppure quei “ragazzacci”, che vivono tutta la settimana con la passione per i propri colori che arde dentro di loro, la domenica (o per meglio dire, nel fine settimana) si sgolano, seguono la squadra in ogni luogo possibile, dimostrando, inequivocabilmente, di essere loro la vera essenza del calcio.
Perché, se un giorno gli Ultras non ci saranno più, chi sosterrà la squadra?
Chi garantirà un numero rilevante di abbonamenti o di biglietti acquistati?
Chi seguirà la squadra in trasferta, anche nei momenti di difficoltà?
Senza gli Ultras, il calcio (e tutti i relativi introiti a favore delle società calcistiche) non avrebbe ragione di esistere!

Freccia

[Fonte: Dalla parte del torto]