Titolo: Ultras gli altri protagonisti del calcio
Autore: Sebastien Louis
Casa editrice: Meltemi (www.meltemieditore.it)
Prezzo: 25 euro
Pagine: 402

Forse non sono la persona più adatta per scrivere una recensione su questo libro, o magari sono proprio la persona adatta. Non mi sento adatto in quanto conosco personalmente l’autore, Sebastien Louis, direi che ormai è un’amicizia pluridecennale fatta di scambi di visite, chiacchierate sempre interessanti e qualche puntatina negli stadi italiani che ci ha visto fianco a fianco. Di Sebastien potrei raccontare aneddoti a sufficienza per motivare e descrivere la nostra amicizia, alcuni anche curiosi e simpatici, altri mi trovo qui a ricordarli con un pizzico di nostalgia.

Sull’altro piatto della bilancia, conoscendolo di persona, conosco pure tutta l’energia, il tempo e la dedizione che ha profuso per quest’opera che rispecchia in pieno la sua filosofia di vita. Sebastien non si accontenta di qualche racconto e non prende per buono al 100% una testimonianza ma cerca continuamente un indizio, una prova di quello che sta raccontando l’interlocutore. Ed eccolo lì a cercare un trafiletto in qualche giornale locale oppure chino su qualche faldone per trovare una foto in bianco e nero dove compare un vecchio striscione. Un lavoro certosino, sia di ricerca, sia, soprattutto, di vita vissuta, di realtà toccate sul campo.

La prima curiosità che balza all’occhio di un lettore, è come possa una persona non italiana avere una visione così chiara, specifica e dettagliata di un movimento, quello ultras, che non è semplice neanche analizzarlo dall’interno con le sue mille e mille sfaccettature. Ancora una volta mi viene in aiuto la conoscenza personale dell’autore, quando ancora studente di una scuola superiore, prese il treno da Marsiglia per giungere a Genova per seguire una partita, con quella bramosia di vedere all’opera gli ultras italiani, veri modelli di tifo e di organizzazione all’epoca. E da quel giorno le visite in Italia son diventate consuetudine, il rapporto con gli ultras dello Stivale ha creato collante, la sua indubbia curiosità ha fatto sì che i viaggi non fossero solo l’occasione per godersi novanta minuti di spettacolo ma l’occasione ben più ghiotta per studiare, analizzare ed anche criticare alcuni comportamenti tenuti dagli ultras.

Liberation ha descritto il libro come “la Bibbia del fenomeno ultras in Italia” e già questo è un primo elemento indicativo di presentazione di un lavoro certamente encomiabile. Ma la domanda che mi sono fatto prima di leggere un lavoro del genere e che ho posto pure all’autore in tempi non sospetti, è se c’era la necessità di analizzare una sottocultura come quella ultras che è stata sviscerata da analisti, sociologi ed ultras stessi. Insomma, questo lavoro non rischiava di sovrapporsi ad altri senza portare nulla di nuovo nell’ambito del filone di letteratura ultras? Ebbene, sfogliando le pagine del libro sicuramente si entra in una visione del tutto nuova dell’argomento, non voglio dire che è una ventata di novità assoluta, sarei troppo di parte, ma comunque diversi aspetti del movimento, sono analizzati e scandagliati in maniera dettagliata e soprattutto critica. Perché l’autore non risparmia qua e là alcune tirate di orecchie al mondo ultras, del resto ha le carte per farlo perché come background ha la curva, lo stadio, l’appartenenza al gregge e perciò non difetta di credibilità e non “puzza” di secondi fini. Una disamina sicuramente costruttiva perché da quanto si evince l’ultras resta la figura che viene continuamente criticata per coprire i mali del calcio. Ed anche su questo argomento l’autore si sbizzarrisce, dimostrando, semmai ce ne fosse bisogno, come sia a conoscenza anche in maniera dettagliata, di tutto ciò che succede attorno al mondo pallonaro italiano.

Altro aspetto molto interessante, il continuo paragone ed il binario immaginario che l’autore porta avanti tra vita civile e mondo ultras, focalizzando lo sguardo su come la società italiana si sia evoluta dagli anni ’70 ai nostri giorni e abbia generato automaticamente anche una evoluzione dell’essere umano inteso come persona e in questo quadro che cambia notevolmente anche il DNA del pubblico che popola gli stadi di calcio.

Un libro vivace, appassionato, sicuramente interessante. A chi mastica ultras ed ha voglia di addentrarsi nella materia seguendo un percorso magari inconsueto, lo consiglio vivamente.

In conclusione ci si pone l’immancabile domanda: esiste un altro movimento giovanile che può vantare la medesima longevità di quello ultras? È ancora realistico evocare la figura dell’ultras in questo XXI secolo? Al netto di tutte le diavolerie moderne e gli immancabili nuovi regolamenti, il calcio sarà ancora lo sport nazionale e popolare per eccellenza? A queste, e ad un’altra serie di quesiti, l’autore risponde ma lascia pure libera interpretazione, del resto la sfera di cristallo che prevede il futuro non la possiede e non la possediamo neppure noi, però è utile soffermarsi sul pensiero di violenza che prende in considerazione e che troppo spesso viene accostato a chi frequenta gli stadi italiani. Lo Stato fino ad oggi ha avuto il monopolio del concetto e della pratica della violenza, tanto per fornire un esempio l’autore in appendice elenca gli incidenti mortali nel calcio italiano, gli ultras attraverso le loro pratiche, mettono in seria discussione questa leadership e nel tempo hanno proprio messo le istituzioni, e perciò lo Stato, nel mirino. Paura di un confronto paritario? Lo Stato attacca gli ultras ingigantendo le problematiche a loro collegate? C’è un disegno che parte da lontano per azzerare ed eliminare qualsiasi pensiero alternativo e/o non conforme? Tante domande, tanti interrogativi irrisolti, tanti spunti di riflessione.

Se devo trovare dei nei, dico che poteva essere un attimino più curata ed ampliata la sezione fotografica, l’autore preferisce relegare in fondo al libro una ventina di foto a colori su carta lucida, ottima scelta che esalta la qualità degli scatti ma a mio parere una galleria fotografica più dettagliata avrebbe, in alcune parti dell’opera, descritto meglio il concetto espresso. Dettagli e niente di più, anche perché è bene ricordare come la stampa a colori e per di più su carta lucida, vada ad inficiare sul prezzo di copertina che per questa opera giudico tutto sommato basso.

Concludo citando la prefazione del libro, curata da Matteo Falcone direttore di Sport People, di per sé un’autentica introduzione al lavoro di Sebastien che anticipa alcuni concetti poi sviscerati nell’opera. Del resto il linguaggio, le idee e la posizione all’interno del movimento ultras, li vede molto simili e vicini. Due persone che ho avuto la fortuna di conoscere e che ancora oggi frequento e stimo.

Buona lettura e buon campionato Ultras!!!

Valerio Poli