Non è mai semplice né tantomeno ci si vuol trovare in questa situazione ma è doveroso farsi sentire e chiarire la nostra posizione e senza troppi giri di parole dire le cose come stanno. La situazione dei Leoni di Romagna è sotto gli occhi di tutti, soprattutto la non presenza di una società seria, rispettosa e soprattutto umile.

La stagione di quest’anno si apre in modo tragicomico, con la società che, dopo la vergognosa retrocessione della scorsa stagione, sventola ai quattro venti e su tutte le testate giornalistiche locali come quello che andava ad iniziare sarebbe stato l’anno del riscatto. Bene, alla prima di campionato viene schierato un giocatore, alla sua seconda stagione a Ravenna, squalificato. Persa la partita in campo e anche fuori. Sulla falsa riga della partenza del campionato, quello del riscatto, il Ravenna in campo non ha mai strappato un punto in trasferta per l’intero girone di andata, raggiungendo anche il triste primato di aver subito oltre 40 gol. Durante la prima parte del campionato non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno, ovviamente nei modi possibili visto la situazione causata dal Covid, fino a quando abbiamo deciso di non andare più agli allenamenti pre-gara, perché ovviamente il nostro sostegno, in qualsiasi forma va meritato, sia in campo che in società.

Ci sono stati un paio di incontri con società e giocatori, nei quali una parte dava la colpa all’altra controparte.
Uno scarica barile assurdo, le responsabilità le hanno tutti in modo trasversale. L’apice di questa tragicomica porzione di campionato arriva a dicembre, quando al rientro della squadra dopo l’ennesima sconfitta, quella di Fermo, a modo nostro siamo andati a farci sentire. Nulla di più di qualche parola, non troppo educata, faccia a faccia con tutti i presenti. Da qui in poi l’apoteosi: è stata indetta una conferenza stampa, dove veniva raccontato l’accaduto da chi non era presente parlando di minacce, di premeditazione, di atti delinquenziali e altri termini risonanti ma del tutto non veritieri. Hanno anche tirato fuori un episodio di qualche settimana prima, quando in giro per Ravenna sono stati affissi necrologi, dove si dava il triste saluto alla dignità del Rfc dopo aver perso 4-0 in casa del Cesena, non una partita qualunque. La società ha deciso di denunciare chi li avesse affissi. Una società che denuncia i propri tifosi per questo motivo non è degna di rappresentare il calcio di questa città. Troviamo inoltre ridicola la strumentalizzazione attuata da una società ridicola nei confronti della tifoseria, e volta solo a mascherare per l’ennesima volta l’operato altrettanto ridicolo della società Ravenna Football Club in questa stagione. In mesi di promesse disattese e umiliazioni sul campo questa società è riuscita nell’intento unico di unire tutta la tifoseria contro di sé, da chi ha sempre macinato chilometri e frequenta la Curva Mero, a chi siede in tribuna e da sempre è tifoso del Ravenna. Un primato invidiabile, l’unico centrato. Parafrasando quello che hanno detto in conferenza stampa, sottolineando che solo all’1% dei tifosi non sta bene questa situazione, sembra più logico che siano loro questo 1% ed è ora che si levino dalle palle, tutti. D’ora in avanti vi sarà una contestazione permanente verso questa dirigenza fino a che non se ne andranno.
Tanto se ne andranno prima o poi, come sempre. Tutti se ne vanno , tutti passano, noi no!”.