Un problema che ciclicamente torna a galla, soprattutto quando succedono certi eventi, è quello dei tifosi occasionali o, meglio, di quei gruppettini di amici o compagnie di paese che sono in quel limbo che molto spesso è presente tra i gruppi organizzati (e riconosciuti) di una curva e i tifosi che stanno seduti e si guardano la partita perché gli piace così.
Gruppi e gruppettini, dicevamo, che avendo orbitato qualche periodo attorno a una curva e dopo aver fatto due trasferte a San Siro, si sentono in diritto di creare una pezza o un due aste e pensare di essere ancora liberi di fare ciò che facevano prima.
Non è così, perché per stare al mondo bisogna saperci stare, e se ti atteggi a quello che fa vita da strada poi devi anche assumertene la responsabilità.
Lo spunto per queste righe ci è venuto dall’episodio accaduto all’autoproclamata “Agropoli Granata”, uno di quei gruppetti di cui parlavamo prima che in questo caso tifano Salernitana, che a causa di una passeggiata incauta sotto la curva della Juve, ha giustamente avuto quel che doveva avere ed è tornata a casa senza pezza.
La sagra del comunicato, subito dopo, si è sprecata: alle accuse da parte dei salernitani di essere stati uno contro sei ha risposto un lungo comunicato degli Juventini, al quale ha fatto seguito quello della Curva Sud Siberiano che, senza troppi giri di parole, ha cazziato nuovamente “Agropoli Granata” con queste parole:

“…Ci sono delle regole, un codice non scritto, che noi ultras conosciamo e che rispettiamo. OBBLIGHIAMO tutti coloro che viaggiano a rispettare questo codice! PERCHÉ UNO STENDARDO STRAPPATO A UN SINGOLO È UNO STENDARDO STRAPPATO ALLA CITTÀ! ESIGIAMO RISPETTO PER GLI ULTRAS DI SALERNO, per la loro storia, per il loro futuro, ma soprattutto per IL SIBERIANO! La curva è di tutti, MA DI TUTTI COLORO CHE LA MERITANO LA SENTONO PROPRIA E LA SANNO PORTARE IN GIRO, SEMPRE PRONTI A DIFENDERLA! Basta carnevalate!!!…

A questo ha finalmente risposto il gruppetto di Agropoli dichiarando che il loro nome non sarebbe stato più esposto né in casa né in trasferta.
È proprio in quel comunicato della curva di Salerno il nocciolo di tutta questa questione: chi si atteggia ad essere ultras, va in giro per l’Italia vestito da ultras e magari si permette di compiere azioni che escono da ogni logica quali andarsene in giro tranquillo per la città avversaria il giorno della trasferta, mettendo a repentaglio non solo la propria incolumità, che a un certo punto a noi interessa poco perché se uno è stupido è stupido, ma espone al rischio di figure di merda colossali un’intera curva e un’intera città.
Basti pensare, ad esempio, che quasi tutti i gruppi, compresi noi, vendono il proprio materiale anche al di fuori della cerchia stretta dei militanti e quindi, potenzialmente, il rischio è quello di vedere materiale che rappresenta ed identifica un gruppo rubato ed esposto dagli avversari. Vaglielo a spiegare, dopo, che i malcapitati erano solo gente “ics”.
È per questo che è importante sensibilizzare non tanto gli appartenenti ai gruppi organizzati, che bene o male sanno come muoversi, ma in particolar modo tutti quei ragazzi e ragazze che viaggiano da soli o con gli amici, quei gruppettini di cui si parlava prima: devono sapere esattamente a cosa vanno incontro e quali sono le responsabilità di andare in giro con del materiale che identifica una curva, e devono saperlo prima di impararlo a proprie spese!
Piuttosto, sarebbe il caso che questi gruppetti si avvicinassero e si integrassero nei gruppi organizzati, perché è palese la differenza tra una curva coesa e organizzata e una dove in trasferta ci sono tre pullman e duecentocinquanta auto di singoli: viaggiare e tifare tutti assieme va davvero a vantaggio di tutti!