Appena metto piede all’interno del Manuzzi, noto subito uno striscione della Curva Mare a sostegno degli abitanti del Sannio, recentemente colpiti da un devastante alluvione. La Romagna sa bene cosa vuol dire essere vittime di una catastrofe di quelle dimensioni, visto che in diverse località della Riviera (e non solo) l’hanno subìta meno di un anno fa.

Durante le fasi di riscaldamento, come da tradizione, gli ultras locali chiamano la squadra sotto la curva ed i giocatori, da parte loro, rispondono volentieri e soprattutto con il sorriso, come se si trattasse di un rito portafortuna atteso e gradito.

La curva saluta a gran voce anche il mister Massimo Drago che, settimana dopo settimana, sta sempre più facendo breccia nel cuore dei sostenitori romagnoli. E non si tratta solo dei risultati e del bel gioco espresso dalla sua squadra, a colpire di più sono stati i suoi atteggiamenti, improntati sempre all’umiltà ed alla disponibilità con cui si pone nei confronti di chiunque lo avvicini, siano essi addetti ai lavori o semplici tifosi. Un atteggiamento che alla gente piace e che alla lunga non può che ricompensare l’uomo, prima ancora dell’allenatore. Certo, i risultati hanno il loro peso ed influiscono non poco, ma in Romagna è la gente semplice, umile e schietta quella che piace di più. Inoltre, una buona dose di sana autocritica e la propensione a mettersi continuamente in discussione, anche dopo una vittoria o dopo un pareggio importante ottenuto in trasferta, completano le caratteristiche di un tecnico emergente che, a Cesena, sta avendo forse la prima vera grande occasione della sua carriera. In una piazza che, seppure considerata “provinciale”, ha più volte contribuito al lancio di giocatori ed allenatori nel calcio che conta.

La curva di casa si presenta come sempre in gran spolvero ed in occasione di questo posticipo serale, che mette sotto i riflettori due delle migliori compagini della serie B emerse finora in questa prima fase del torneo, va in scena il classico show della Curva Mare.

Tanti cori, da quelli tipici della tradizione romagnola a quelli in voga al momento nella quasi totalità delle curve italiane (oltre ad una “new entry”, un coro che ascolto oggi per la prima volta), tanti battimani, frequente sventolio di bandieroni sia nel secondo che nel primo anello e, sul finire della gara, il coro con il quale le due metà della curva si divertono a sfidarsi a suon di decibel emessi.

Immancabile, come sempre, il classico Romagna mia accompagnato da una sciarpata che coinvolge non solo l’intera curva ma anche parte dei distinti, e che subito dopo viene proposto nella più recente versione “techno” di una delle canzoni italiane più conosciute ed apprezzate nel mondo.

Però, malgrado tutto, il tifo espresso dalla Curva Mare questa sera lo definirei comunque altalenante. E questo perché se da una parte è vero che si sono alternati per tutta la durata dell’incontro momenti di grande tifo e di grande intensità, con cori che a tratti si sono trasformati in autentici boati, è anche vero che ci sono stati diversi momenti di flessione, durante i quali a cantare era solo il gruppo posizionato al centro del secondo anello. Certo, ci può stare che nell’arco di novanta minuti l’intensità del tifo attraversi dei momenti di calo, al pari di quanto avviene sul terreno di gioco, però non posso fare a meno di notarlo, soprattutto conoscendo le potenzialità di questo pubblico e di questo stadio ed avendo visto con i miei occhi quanto il fattore campo possa incidere a favore dell’undici romagnolo.

E così è, ad esempio, sul finire del primo tempo, quando è proprio il sostegno fragoroso del pubblico di casa l’elemento in più che contribuisce al goal con il quale il Cesena riesce ad acciuffare il pareggio, dopo una serie di attacchi arrembanti sferrati verso la porta posizionata sotto la curva Mare. Goal che permette ai padroni di casa di andare al riposo con maggiore tranquillità e lucidità mentale.

La storia del secondo tempo, poi, è tutta scritta nel risultato finale, in quei quattro goal messi a segno dal Cesena che lasciano poco margine di discussione su quali fossero gli equilibri in campo nella ripresa. Goal che sarebbero potuti addirittura diventare cinque, se non fosse stato per una traversa galeotta.

Certo, un punteggio tennistico sarebbe stato eccessivamente penalizzante nei confronti di uno Spezia che, aldilà del risultato finale, ha fatto vedere buone cose soprattutto nel primo tempo, dimostrando di essere una gran bella squadra, con tutti i mezzi a disposizione per puntare ai play-off e giocarsela fino alla fine.

Alla fine, la Curva Mare fa festa e tributa i giusti onori alla propria squadra, chiamandola a gran voce sotto la curva, del resto una vittoria così al Manuzzi, con cinque goal messi a segno, non la si vedeva da ben diciassette anni. Ma soprattutto, la curva vuole mister Drago sotto la curva e lui, giustamente, non si fa pregare, andandosi a prendere le meritate ovazioni che gli tributano gli ultras del Cesena. Non succedeva dai tempi di Pierpaolo Bisoli.

In curva ospiti è decisamente buona la presenza numerica di ultras spezzini, in questo freddo lunedì sera. Anche loro, al pari dei loro dirimpettai romagnoli, prima dell’inizio del match chiamano a gran voce la loro squadra sotto la curva. Poco prima dell’inizio del match si concentrano nel primo anello e formano un gruppo compatto e bello da vedere, che si rivela ben presto autore di una egregia prestazione, a livello di tifo, con tanti cori secchi e braccia alzate per quasi tutta la durata del match.

Sventolano continuamente anche un paio di bandieroni, intelligentemente posizionati ai lati del loro settore, che danno un bel tocco di colore, unitamente ad alcuni “due aste” che vengono spesso mostrati durante lo svolgimento della gara.

Molto belle, fitte e compatte le due sciarpate che realizzano sul finire, rispettivamente, del primo e del secondo tempo. Noto però l’assenza delle “pezze” che solitamente accompagnano i gruppi ultras spezzini in trasferta, che non vedo appese alla vetrata del primo anello, dove sono posizionati, né esposte al secondo anello, dove invece fanno bella mostra di sé altri drappi di matrice spezzina. Fanno però la loro comparsa durante il secondo tempo, quando le noto tenute in mano dai ragazzi della prima fila spezzina.

I liguri tifano costantemente e pressoché senza interruzione e si zittiscono solo dopo il terzo goal del Cesena, salvo poi ricominciare a cantare subito dopo il triplice fischio dell’arbitro, più per orgoglio di appartenenza che per altro. Si beccano spesso con gli ultras romagnoli posizionati nella parte bassa dei distinti, ma le schermaglie rimangono esclusivamente a livello verbale, senza mai trascendere.

Infine, una doverosa citazione anche per quei sostenitori romagnoli che, anche stasera, sono casualmente posizionati nei distinti inferiori, lato curva ospiti. Il loro scopo principale è evidentemente quello di non far sentire soli i ragazzi di mister Drago ogni qualvolta si trovino ad attaccare o difendere nei pressi della curva ospiti ed effettivamente, di quando in quando, mi capita di sentire anche i loro cori di sostegno. Certo, potrebbero fare ancora meglio, le potenzialità ed il numero ci sono tutte, anche se mi rendo conto che non deve essere facile riuscire a farsi sentire dalla propria squadra quando, a pochi metri di distanza, i sostenitori ospiti ti insultano costantemente. Vita difficile, quella degli ultras.

Giangiuseppe Gassi.