Sabato pomeriggio di inizio agosto. La Stazione Termini si presenta al top del suo caos. I lavori in corso che ne hanno inibito buona parte della zona adiacente agli ultimi binari, contribuisce a creare un continuo effetto di smarrimento, con i turisti che non riuscendo a trovare i binari per l’aeroporto vagano innervositi a destra e a manca. Uscendo dalla metro si è quasi travolti da questa folla impazzita, che sembra esser uscita per la prima volta da casa. La calura agostana poi non aiuta di certo, e salire su un convoglio senza aria condizionata e pieno all’inverosimile è un po’ la ciliegina sulla torta.

La destinazione è Avellino. Come detto in resoconti precedenti, capita spesso che gli incontri amichevoli estivi suscitino più curiosità e voglia di partire di molte partite disputate durante la stagione regolare. Ciò fa sì che una vera e propria pausa dagli scatti e dagli ultras, non arrivi praticamente mai.

Al Partenio si disputerà un triangolare tra padroni di casa, Bordeaux e Parma. A livello di tifo la cosa promette abbastanza bene, visti gli appelli degli avellinesi a riempire e colorare la curva e quelli dei parmigiani, attraverso il loro sito, a seguirli in questa trasferta che sarà anche l’occasione per festeggiare i 37 anni dei Boys.

Arrivato a Napoli Centrale un’afa ancor più netta ed aggressiva di quella capitolina mi avvolge, quasi mortalmente direi, mi sbrigo allora a raggiungere la stazione delle autolinee ed a montare sul primo pullman con meta finale il capoluogo irpino. Uscire dal traffico partenopeo non è cosa facile, ma una volta superato l’aeroporto di Capodichino e conquistata l’autostrada, il torpedone marcia senza intoppi fino a destinazione.

Avellino, incastonata tra le montagne, mi offre uno scenario tutt’altro che refrigerante, a conferma che questo è il periodo per andare al mare, anziché in giro per stadi. Il primo incontro del triangolare è fissato per le 19, così con un’oretta di anticipo mi avvio verso lo stadio per ritirare l’accredito ed entrare sugli spalti.

Vedere il Partenio dall’esterno è sempre un grande piacere. Questo, assieme a stadi come quelli di Ascoli, Pisa e Catanzaro, rimane un vero e proprio must della mia infanzia. Almeno per quanto riguarda quel calcio e quel tifo immaginato attraverso i frame di 90°minuto versione anni ’80, in onda sulle cassette gelosamente custodite da mio padre. Vhs visti e rivisti, fino ad impararne a memoria ogni frammento. I teatri di queste partite erano appunto quegli stadi vecchi, fatiscenti ma sempre strapieni nonostante, checché se ne dica oggi, la violenza fosse forse all’apice nel mondo del calcio.

Per tutte queste ragioni osservare da vicino lo stadio avellinese, pensando alle folte chiome di Juary e Barbadillo, mi dà ancora un minimo di gioia nel pensare a quanto amo questo sport e tutto ciò che lo circonda. Diciamo che per tornare alla realtà ci vuole davvero poco però, vale a dire il prefiltraggio con gli steward a presidiare ed i tornelli che, tuttavia, posso evitare facendo il mio ingresso dalla porta carraia.

La prima partita è quella tra Parma e Bordeaux, pertanto la Curva Sud è ancora semivuota, con i tifosi di casa che fanno il loro ingresso alla spicciolata. La sorpresa viene invece dal settore ospiti. Sapevo che i parmigiani avrebbero presenziato, ma non pensavo in tal misura. I Boys sono infatti una quarantina, armati di bandierone e striscione da trasferta che rifà la propria apparizione dopo parecchio tempo. Davvero una gioia rivederlo. Nonostante il forte legame che accomuna gli emiliani e gli ultras Bordolesi, va segnalata l’assenza di questi ultimi.

Quando le squadre entrano in campo i gialloblu si compattano immediatamente, offrendo una bella sbandierata alternata a manate compatte e sincronizzate. Se c’è qualcosa che ho sempre apprezzato nei Boys è il loro attaccamento alla trasferta ed al concetto di presenza. Un qualcosa che dovrebbe essere sempre alla base di ogni gruppo, almeno per come la vedo io.

Non era scontato né ovvio che oggi, in pieno clima vacanziero, si prendessero la briga di affittare un pullman scendendo anche in buon numero in Irpinia. Va ricordato che Parma, oltre a non essere una metropoli, è una città abbastanza abbiente e borghese sotto tanti punti di vista, dove portare avanti il discorso ultras deve essere tutt’altro che semplice. Eppure questo gruppo negli anni di Serie A ha saputo crescere e diventare una certezza nel panorama italiano.

Poi ovvio, la perfezione non esiste ed anche loro, come tutti da dieci anni a questa parte, hanno risentito di un calo quantitativo e qualitativo. Ma per gli standard attuali mi prendo i parmigiani di Avellino e me li tengo stretti. Rifaccio lo stesso paragone usato in un racconto precedente, vale a dire quello con le tanto incensate tifoserie estere. Ripensando a quanto visto a San Marino, tra montenegrini e bulgari, carpisco la totale differenza d’impostazione mentale che c’è tra chi frequenta le curve in Italia e chi lo fa al di là della Alpi. Per noi l’essere compatti, il mettersi vicino per formare il classico “quadrato” non è un fattore dettato dall’importanza della gara, ma la normalità. Sei in 40 ad Avellino per un triangolare che non conta niente? Ti metti compatto e tifi. Punto e basta.

L’incontro in campo non è certo memorabile ed alla fine il Bordeaux la spunta per 1-0 grazie ad un gol di Sertic con il pubblico avellinese che becca ripetutamente Cassano. Non so se perché barese o perché semplicemente inviso ai tifosi di casa per le sue “cassanate”.

La seconda gara vede di fronte l’Avellino ed i transalpini. La Curva Sud scalda subito i motori con un paio di potenti battimani, mettendo in mostra il nuovo striscione sulla balaustra centrale, una pezza che riporta il nome della città a richiamare forse l’unità d’intenti del tifo campano.

La Sud, con tutte le vicissitudini che sappiamo, ha avuto un netto cambio generazionale negli ultimi anni e molte nuove leve affollano ora il cuore del tifo biancoverde. Ciò contribuisce a creare entusiasmo, aiutato anche da una politica societaria per ora corretta e che marcia verso la crescita del movimento calcistico avellinese. Basti pensare all’ottimo mercato effettuato sinora ed ai non nascosti propositi di disputare un campionato di vertice. Del resto già lo scorso anno i Lupi avevano sfiorato i play-off, perdendo contatto con le prime posizioni solamente nelle ultime giornate, segnate da un calo che compromise l’ottimo campionato disputato sino ad allora.

Quando i padroni di casa fanno il loro ingresso in campo, la Sud li saluta con il coro “E gireremo tutto lo Stivale, cantando sempre forza Avellino”. Una base resa celebre dai casertani (il coro è infatti eseguito su un canto tradizionale tipico della provincia di Caserta), davvero molto bella ed aulica.

Il tifo di questi 45’ è pressoché perfetto sotto ogni punto di vista. Tutti seguono il megafonista, con treni e battimani ritmati dal tamburo ed i cori a rispondere che in più di un’occasione fanno rimbombare lo stadio. A questi ragazzi va sicuramente riconosciuto di aver saputo raccogliere l’eredità di una tradizione importante. Anche qui parliamo di un centro con poco più di 60.000 abitanti, sicuramente aiutato dall’aver fatto la Serie A negli anni ’80, ma per il quale non va mai dimenticata la prossimità con un bacino fagocitante come Napoli.

In campo il Bordeaux mette in mostra tutti i propri limiti, e vedendo da vicino i Girondini non sono affatto sorpreso dai campionati mediocri che stanno effettuando negli ultimi anni. Una squadra troppo fisica e a dir poco scarsa sotto il profilo tecnico. Ci sarà da lavorare per tornare ai fasti di qualche anno fa, quando i Bordolesi troneggiavano regolarmente in Ligue 1. Se poi pensiamo che oggi Oltralpe esistono accozzaglie di calcio moderno come PSG e Monaco, capiamo quanto irta di difficoltà possa essere la strada. Sta di fatto che l’incontro termina 0-0 con l’Avellino che in un paio di occasioni sfiora addirittura il vantaggio.

In ultima battuta va di scena sicuramente la partita più interessante. Sia sotto il profilo calcistico sia sotto quello del tifo. I parmigiani, dopo aver seguito il secondo incontro da seduti, rifanno quadrato ricominciando a tifare. Bandierine, bandierone e tanta voce. Davvero nulla da dire.

Anche i padroni di casa confermano quanto di buono fatto vedere nei primi 45’ e si mettono in mostra con la classica sciarpata “ad intermittenza” che poi si trasforma nel mai noioso “Che sarà sarà”.

Il Parma in campo fatica ma alla fine la spunta con una rete dell’algerino Ghezzal. Applausi comunque per un Avellino coriaceo e di qualità. Se il buon giorno si vede dal mattino, i tifosi Irpini possono ben sperare in vista del torneo che si sta per aprire. Finisce con i giocatori “crociati” a raccogliere gli applausi dei propri ultras ed i “lupi” ad applaudire sotto la Curva Sud.

Dopo il triplice fischio non ho molto tempo per rimanere. Il mio pullman per Napoli passerà infatti solamente tra 20 minuti. Sistemo la macchinetta e mi butto a capofitto per strada. Fortunatamente il vialone che conduce in Piazza Macello è totalmente in discesa, bastano quindi dieci minuti per raggiungerlo. Si torna a casa, con la spensieratezza e la soddisfazione di aver assistito ad uno spettacolo naturale. Quello di due tifoserie presenti con tutti i loro strumenti di tifo. Senza divieti, senza tessere e senza limitazioni. Al Viminale si appuntassero che tutto ciò è possibile, basta volerlo.

Simone Meloni.